Il nutrito ensemble inglese dei Black Country, New Road rappresenta una voce singolare ed eclettica nel contesto indie del revival post-punk che ha preso le mosse tra gli anni 10 e gli anni 20 del secondo millennio. Sei componenti su sette della band li possiamo trovare a metà del 2015 in una prima formazione denominata Nervous Conditions, i cui i membri totali erano otto. La band ha sede a Cambridge, una città di circa 155.000 abitanti, famosa in tutto il mondo per essere la sede di una delle più prestigiose università del mondo, ed è così composta: Isaac Wood alla voce e chitarra, Tyler Hyde al basso, May Kershaw al pianoforte e tastiere, Georgia Ellery al violino, Lewis Evans a dividersi tra sax e flauto traverso, Charlie Wayne alla batteria (questi i sei membri che daranno poi vita ai Black Country, New Road), più Connor Browne alla voce – vero frontman del gruppo – e Jonny Pyke a integrare il lavoro di Wayne alle percussioni.
Dopo aver rilasciato un paio di singoli e aver ricevuto una buona attenzione da parte del pubblico e della critica, con Quietus che addirittura li definisce una delle più promettenti proposte a livello nazionale, la breve parabola dei Nervous Conditions finisce quando delle accuse anonime di violenza sessuale colpiscono il frontman Browne, che esce quindi dal gruppo, seguito dal batterista Pyke.
I rimanenti sei membri si ricompongono sotto la sigla Black Country, New Road, prendendo in prestito il nome da una delle principali arterie stradali del West Midlands, una contea dell’Inghilterra centro-occidentale. La nuova formazione inizia a esibirsi nei locali di Londra e ad attrarre un certo interesse grazie soprattutto al primo singolo, “Athens, France”, pubblicato il 18 gennaio del 2019 da Speedy Wunderground, sigla associata allo studio del produttore Dan Carey collocato nella zona sud di Londra, una figura significativa della rivalsa post-punk degli ultimi 5-10 anni. Carey lavora infatti anche con i Black Midi per “Schlagenhaim” (Rough Trade, 2019), con i Fontaines Dc per i primi tre dischi (2019-2022) e con gli Squid per “O Monolith” (Warp, 2023).
Subito dopo la pubblicazione di “Athens, France”, il gruppo aggiunge un settimo membro, Luke Mark alla chitarra, a rinforzare la parte melodica, e il 25 luglio del 2019 pubblica il secondo singolo, “Sunglasses”, che riscuote un buon successo.
I Black Country, New Road continuano a suonare in vari locali del Regno Unito e il 28 ottobre 2020, quasi due anni dopo la pubblicazione del primo singolo, annunciano di aver raggiunto un accordo con la Ninja Tune per la pubblicazione del primo disco, For The First Time, che vede la luce il 5 febbraio 2021 sotto la produzione di Andy Savours, ingegnere del suono per diversi gruppi (Sigur Ros, Horrors, Arctic Monkeys) e all’esordio come produttore.
I Black Country, New Road si trovano al crocevia tra l'intellettualismo del post-rock chitarristico di Slint e June of 44, l’ansia dell’emo dei Van Pelt e la tensione del jazz delle formazioni di Shabaka Hutchings e del progetto Masada/Electric Masada di John Zorn. For The First Time ha l’urgenza di trasferire nella registrazione in studio l’espressività live della band, frutto delle numerose date che si sono susseguite fin dalla loro formazione spesso insieme ai Black Midi. L’iniziale “Instrumental” fonde musica klezmer e post-punk prospettando una direzione più prevedibile rispetto a quella in cui invece ci porta la successiva “Athens, France”, che incarna perfettamente la triplice anima del disco, dove i fraseggi di Karate e American Football incontrano il lirismo dei Murder Capital.
Se “Science Fair”, uno dei brani più intriganti dell’album, apre un interstizio sperimentale su un’orchestrazione tra Gil Evans ed Exploding Star Orchestra, per condurre il post-rock nel free-jazz e nell’elettronica, i riff elegiaci di “Sunglasses”, posti su un letto di synth che risuonano come campane, e quelli di “Track X” creano uno stato di grazia apparente, ricco di spaccature e aperture, che rimanda alle progressioni di band canadesi quali Broken Social Scene e Do Make Say Think.
For The First Time trattiene tutta la tensione e l’inquietudine dei tempi che abbiamo vissuto durante la pandemia da Covid-19, di una capitale in stato di lockdown sociale e generazionale, in cui il disco diventa testimonianza dell’energia di un tipo di musica dalla forte componente live. Guida i brani la presenza vocale e performativa di Wood, sotto la “black star” di David Bowie, che costruisce piccoli quadri disfunzionali di vita quotidiana, dimostrando un'incredibile sicurezza narrativa e interpretativa che ci tiene costantemente con le orecchie tese su cosa avverrà successivamente.
L’hype dei primi singoli aveva sicuramente contribuito a creare una certa attesa per questo esordio, la cui qualità convince pubblico e critica non solo nel Regno Unito, ma anche nel resto dell’Europa e oltreoceano. Dopo aver debuttato al numero 4 della Uk Albums Chart, viene nominato nella categoria “Disco d’esordio dell’anno” per il Mercury Prize e incoronato miglior disco del 2021 dal magazine britannico Loud and Quiet. Ed è proprio durante la serata dei Mercury Prize che il gruppo conferma di avere già pronto il materiale per il successore. Il lockdown e il social distancing causati dalla pandemia fanno da sfondo alla composizione del disco, che viene registrato nel corso di due settimane ai Chale Abbey Studios presso l’isola di Wight, in Inghilterra: un posto isolato, sperduto, lontano dalla routine dei componenti della band, nel quale l’obiettivo del loro ingegnere del suono live, Sergio Maschetzko, qui nelle vesti di produttore, è catturare il più possibile la verve creativa del gruppo, cercando di convogliare la spontaneità e l’istintività dei brani senza apporvi filtri. Il disco viene anticipato da cinque singoli usciti tra l’ottobre del 2021 e il gennaio del 2022.
Il primo aspetto di evoluzione di Ants From Up There rispetto all’esordio, che arriva con intensità, è la capacità della band di esprimere in musica un'ampia gamma emozionale che trattiene vari stati d'animo, compresa la debordante euforia dai toni teatrali dell'inizio del disco (“Intro”, “Chaos Into Space Marine”, “Concorde”) che ammicca agli Arcade Fire con Sarah Neufeld e sempre a Bowie, trovando sempre conforto nella coralità e nella sinergia collettiva anche negli episodi più riflessivi.
L’album riserva poi i brani più intensi dopo il trittico iniziale: splendido il minimalismo emozionale di “Bread Song” costruito con senso orchestrale da parte di ogni membro della band, la cui dinamica si apre e si chiude come un diaframma nell’arco del brano spostandosi tra stilemi classici, jazz e post-rock; intima e personale la ballata “Haldern”, in cui fiati, pianoforte e violino sospingono la voce in una danza dalla forma e dalla ritmica spezzata quanto il costato del protagonista.
In “Mark’s Theme” il sax solo coadiuva l’entrata del resto dell'ensemble nel passaggio più jazz del disco, mentre la teatralità iniziale à-la Ziggy Stardust torna a contrappuntare il disco in “Good Will Hunting” e “The Place Where He Inserted The Blade”, quest’ultima posizionata prima dell'avanzata dolente di "Snow Globes" col lacerante fraseggiare free della batteria.
L’album si conclude con la melanconia emo/post-rock di “Basketball Shoes”, tra American Football e Slint, uno dei primi brani composti dalla band e già suonato dal vivo che col proprio materiale melodico, armonico e sonoro informa il resto del disco, dall'intro a svariati richiami inseriti qua e là come frammenti nei fraseggi dei singoli strumentisti. Circa tredici minuti di brano coprono così l’intera quarta facciata del vinile, esprimendo al massimo la sintonia tra i membri della band quanto l’inquietudine che comunicano i testi del disco.
Ants From Up There esce ufficialmente il 4 febbraio del 2022 per Ninja Tune. Ma è impossibile non considerare questo lavoro in virtù di quello che succede quattro giorni prima della sua uscita: Wood, il cantante, frontman e mente dietro i testi dei Black Country, New Road, annuncia l’uscita del gruppo a causa di problemi di salute mentale. Il breve messaggio con cui lo fa non manca di apprezzare il percorso così veloce ma così importante che la band ha compiuto insieme a lui, e il resto del gruppo, dopo aver cancellato il tour già organizzato per l’estate del 2022, annuncia che continuerà a fare musica ma che, per rispetto di Isaac, non suonerà più live le canzoni dei primi due dischi.
Intanto l’album debutta al terzo posto della Uk Albums Chart, facendo ancora meglio del suo predecessore. I riconoscimenti arrivano però in un momento di transizione, per il quale la band, dopo aver cancellato i live di promozione del disco, durante l’estate si esibisce senza frontman in diverse location in Europa proponendo materiale nuovo, mai pubblicato. Due di queste esibizioni, svoltesi tra il 15 e il 16 dicembre 2022 alla Bush Hall di Londra, vengono registrate e pubblicate il 24 marzo 2023 dalla Ninja Tune.
Live At Bush Hall fotografa l’ensemble indie inglese – per volontà stessa dei componenti di registrare dal vivo e non in studio – in un momento in cui è riuscito coraggiosamente a tenersi in piedi, sotto la pressione delle aspettative di pubblico e stampa, provando a dissipare le proprie paure ed esprimere i sentimenti attraversati dalla dipartita di Wood, data dopo data. Immaginato come una prom night – una festa da liceali come il ballo di fine anno – il concerto restituisce la sua componente visiva attraverso il film-concerto dal medesimo titolo, diretto da Greg Barnes e proiettato in anteprima all’Ica, Institute of Contemporary Arts di Londra.
Così in tour e per i tour prende forma il nuovo materiale musicale, che supera definitivamente la dimensione post-punk degli esordi a suon di cavalcate degne di Elton John (“The Boy”), classicismi di influenza Radiohead/Smile (“I Won’t Always Love You”) e progressioni à-la Queen (“Across The Pond Friend”). La presa dal vivo sprigiona una sintonia delicata tra i membri del gruppo, che procedono prendendosi per mano, metaforicamente, in maniera leggiadra e briosa. I brani scorrono con fluidità, incastonati l’uno nell’altro grazie a preziosi ricami di flauto e violino ed energiche fughe corali guidate dal sax, ma è esasperata la teatralità già presente in Ants Up From There e si perde la spinta emozionale di For The First Time:l’album rende infatti manifesto un orientamento poco chiaro in termini di songwriting, ammiccando all’eclettismo di Sufjan Stevens e avvicinandosi più a musical moderni come “Rent”.
Con Live At Bush Hall i Black Country, New Road mettono così in scena una sorta di varietà, ancora una volta pronti più per lo spettacolo dal vivo che per i formati della canzone e dell’album. Suonano anche come una band in cerca di una guida e in generale di una voce che possa essere ferma e presente quanto solide sono le capacità dei singoli strumentisti, rappresentando un ensemble ricco di talento, ma attualmente “in cerca di autore”.
Tommaso Carelli (introduzione e parti biografiche), Maria Teresa Soldani (album "For The First Time", "Ants From Up There", "Live At Bush Hall")