Joan Shelley

The Spur

2022 (No Quarter)
folk

Con “The Spur”, Joan Shelley festeggia dieci anni d’attività discografica, trascorsi all’insegna di una coerenza e credibilità conquistate senza colpi di scena o ammiccamenti modaioli. Una scrittura decisamente personale e matura e una versatilità espressiva e stilistica hanno contrassegnato un percorso artistico privo di momenti di stanca, pur se annunciato da due opere prime interessanti, ma non particolarmente incisive.

 

“The Spur” giunge a tre anni di distanza da “Like The River Loves The Sea”, sintesi audace e ben definita dell‘articolata sensibilità artistica di Joan Shelley: musicista, autrice e anche pittrice. Daniel Martin Moore, Ben Sollee, Will Oldham e Jeff Tweedy sono solo alcuni dei musicisti incrociati nel cammino di questi anni, James Elkington, Meg Baird e Bill Callahan sono invece i nomi di spicco presenti in “The Spur”.
Naturalmente la presenza più importante al fianco di Joan Shelley resta quella del marito Nathan Salsburg, soprattutto dopo la nascita della loro figlia, circostanza che ha inciso non poco sulla scrittura di queste nuove dodici canzoni, mai cosi ricche di interrogativi sul futuro, di timori e dubbi, ma anche di gioia e quiete.
Ed è alla voce che l’autrice affida in parte un fronte emotivo mai così limpido e profondo: è infatti rovente e sofferto il prezioso duetto con Bill Callahan nella seducente “Amberlit Morning”, ed è altresì impressionante come Joan Shelley riesca a trasformare con la propria voce i pochi accordi di piano di “Between Rock And Sky” in una solenne liturgia armonica e lirica.

Dietro le singolari soluzioni d’arrangiamento create da Nathan Salsburg c’è la manifesta intenzione dell’autrice di creare un suono privo di una dimensione temporale fugace. Robert Kirby e Nick Drake, ma anche certe soluzioni orchestrali di Frank Sinatra, sono il modello di riferimento di “The Spur”. Una scelta che diventa evidente già dalle prime note della soave “Forever Blues” e che trova perfetta esegesi nella tracimante poetica di “Why Not Live Here”.
La presenza degli archi è dunque fonte di dinamicità e di inattesi slanci melodici, come quelli della ballata dall’evidente richiamo a Leonard Cohen, “When The Light Is Dying”, che alfine sfiora la magia dei Blue Nile grazie a una splendida sinergia tra archi, synth e fiati.
Di eguale caratura è la solenne ballata pianistica “Bolt”, resa leggiadra e aulica da una sezione fiati e da un tripudio d’archi che ne reggono l’enfasi fino alla drammatica chiosa.

Non è un disco a cui affidare momenti d’incostanza e fatuità, “The Spur”. Anche quando il graffio di un chitarra elettrica lo distoglie dal voluto torpore (“Like The Thunder” e la title track), il passo ritmico diventa più netto (“Home”) o fanno capolino venature soul (“Completely”), l’ascoltatore è chiamato ad abbracciare senza remore un misto di felicità e inquietudine (“Fawn” e la struggente “Breath For The Boy”), certo di trovare conforto e autenticità nell’ennesimo elegante racconto di un’autrice originale e ispirata.

11/07/2022

Tracklist

  1. Forever Blues
  2. The Spur
  3. Home
  4. Amberlit Morning
  5. Like The Thunder
  6. When The Light Is Dying
  7. Breath For The Boy
  8. Fawn
  9. Why Not Live Here
  10. Bolt
  11. Between Rock And Sky
  12. Completely




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