Da quando Jad Fair ha deciso di ripristinare la stralunata band degli Half Japanese (anno 2014, album "Overjoyed"), frequentare la mole di pubblicazioni discografiche è decisamente più divertente. Senza mai far gridare al capolavoro o alla genialità degli esordi, i dischi degli Half Japanese non hanno mai ceduto alla routine, consolidando il profilo di Jad Fair come compositore instancabile, appassionato e piacevolmente bislacco.
Pubblicati con cadenza quasi annuale, gli album della band americana hanno offerto piacevoli variabili sul tema pop-punk, assestando almeno una decina di canzoni degne di nota. "Jump Into Love" ha il pregio di rimescolare ancora una volta le carte in gioco, contrapponendo a testi più sentimentali sonorità più frenetiche e free-form, recuperando frammenti della primigenia imprevedibilità creativa.
Jad Fair mette al servizio delle peculiari qualità vocali un set di canzoni ricche di sagaci citazioni apparentemente disarmoniche. Lo spirito open-minded degli Half Japanese permette alla band di rubare in un immaginario canzoniere dei Fall ("True Love Will Save The Day") o degli Happy Mondays ("We Are Giants"), di alterare groove stile Talking Heads ("Listen To The Bells Chime"), di sovvertire l'alienazione blues dei Pere Ubu (la title track) e perfino di trasformare un innocuo country-pop in un abrasivo dance-rock ("Shining Sun").
"Jump Into Love" è un album che non rinuncia a nulla: cacofonie e riff in chiave jazz plasmano "It's Ok", suoni grevi e tempi ritmici ossessivi ridestano le angosce post-punk di "1/2 Gentlemen / Not Beasts" nell'enigmatica "This Isn't Funny", i tratti post-punk goth fanno bella mostra di se nella vezzosa "The Answer Is Yes", mentre improbabili storie d'amore alternano speranze e inquietudini alla maniera di un giovane Frank Zappa.
Non stupisce che gli Half Japanese siano stati tra i gruppi più amati da Daniel Johnston, Moe Tucker e Kurt Cobain. La visceralità introspettiva delle composizioni di Jad Fair strappa più di un brivido, arrivando a essere perfino malvagia in "Step Inside", splendida ballata dark-psichedelica dalle nuance orchestrali.
"Jump Into Love" è un disco sempre intelligentemente sull'orlo del precipizio, ma quando l'autore coglie la perfetta alchimia l'estasi sonora è garantita. Come quando l'ipnotico horror-folk di "Zombie World" stravolge di nuovo le regole: l'ottimismo viene fagocitato dall'oscurità, la speranza dall'incubo delle guerre e l'amore dalla fragilità umana.
26/07/2023