Un possente ritorno sul luogo del delitto, ecco cosa è in definitiva “Petrodragonic Apocalypse; Or, Dawn Of Eternal Night: An Annihilation Of Planet Earth And The Beginning Of Merciless Damnation”, terza decisa incursione della band australiana nel mondo del metal ed unico (per ora) progetto a cura dei King Gizzard & The Lizard Wizard, registrato in studio e con materiale inedito accumulato nel corso dell’anno (la mole di album live è ormai incontrollabile).
Al pari di “Infest The Rats’ Nest”, questo nuovo progetto è destinato a risollevare le simpatie del pubblico grazie a una buona dose di genuina arte dell’improvvisazione, elemento quest'ultimo che ancora tiene in vita la reputazione e il prestigio della formazione psych-rock. La perfetta macchina da guerra di Stu MacKenzie e compagni macina ancora carne, sangue e polvere, ma la sensazione è che questa volta la band sia rimasta leggermente vittima della propria esuberanza.
Le sette tracce sono nate senza alcuna premessa o spunto iniziale, bozze di melodie (volutamente quasi inesistenti), riff a oltranza, grinta e stravaganza tipiche da jam session hanno dato corpo a un'opera divisiva e che, spiace dirlo, inizia a rivelare alcune crepe e soprattutto smarrisce in parte quella verve ironica e irriverente che era percepibile anche negli episodi meno riusciti dell’ingente produzione discografica del gruppo.
La mole di energia e di stravaganza di “Motor Spirit” funge da eccellente introduzione alle apocalittiche sonorità thrash-metal del disco, ma la dinamica ben presto si affievolisce e un brano come “Supercell” agita i cliché del genere - voce rabbiosa, riff a richiamo intrecciato e slanci finto-epici - senza mai avere una precisa linea creativa, modulo che si rinnova nell’ancor più inconsistente “Witchcraft”.
Qualche lieve discrepanza in fase di produzione e qualche incertezza compositiva non sminuisce del tutto la resa del disco, Stu MacKenzie sfodera tutta la propria verve e ironia nel divertente rock’n’roll-boogie-metal di “Gila Monster”, offre un buon citazionismo di gruppi come Slayer e Judas Priest nella malferma “Converge”, e infine sfodera un esaltante thrash-metal dalle sonorità aspre e possenti che poi sfuma verso innovative trame psych-rock in “Flamethrower”, dando alfine merito e giustizia alle premesse del progetto, una delle pagine non solo più interessanti del disco ma anche uno dei sicuri punti di forza delle prossime venti o trenta pubblicazioni live.
“Petrodragonic Apocalypse; Or, Dawn Of Eternal Night: An Annihilation Of Planet Earth And The Beginning Of Merciless Damnation”, è un disco che si presta a essere oggetto di pareri contrastanti, difficilmente un vero cultore del metal troverà spunti di rilievo, e tra i fan della band australiana ci saranno i soliti delusi e i sostenitori a oltranza. Senza dubbio i King Gizzard & The Lizard Wizard sono riusciti ancora una volta a far parlare della loro musica, una peculiarità che li rende unici. Resta però forte la sensazione che quest’ultimo album resti marginale all’interno di una carriera imponente e produttivamente tracimante. Per questa volta gli australiani dovranno accontentarsi di una fiduciosa sufficienza.
09/09/2023