Dear Bongo

Unfulfilled

2024 (Slack)
post-hardcore, post-punk

Working class is still dead flesh

Raccontare i soprusi e le (infinite) ingiustizie di cui è costantemente bersaglio la classe lavoratrice e rispondervi con sfuriate tra post-hardcore e post-punk, condite da sprazzi noise e garage: così i Dear Bongo avevano esposto i propri intenti fin dalla prima breve anticipazione “Dear Bongo Ep”, pubblicata a inizio anno. All’interno del debutto “Unfulfilled”, il quartetto marchigiano di base a Bologna, guidato da Simone Felici (Rijgs, Exit Spoons) e completato dal chitarrista Paolo Vaglieco, il bassista Davide Ingiulla e Fabio Remedia alla batteria, si muove agilmente tra grandi riferimenti dei generi sopracitati, abbracciando in particolare gli aspri Nomeansno di “Live And Cuddly”, delle solide linee di basso in zona Fugazi, la carica viscerale dei Drive Like Jehu, i Big Black di “Bulldozer”, la follia dei Minutemen esposta nell’epocale “Double Nickels On The Dime” e gli Unwound di “Fake Train” e "Repetition", fino ad arrivare agli Idles di “Brutalism”.

Preme a fondo sull’acceleratore e si getta in una folle corsa a precipizio, “Travet”, traccia che funge da primo chiaro manifesto per l’opera, meno asciutta della demo presente sull’Ep, e quindi con una maggior spinta verso la quota post-hc rispetto a quella punk, proseguendo il percorso con gli incastri ritmici e i repentini cambi di passo, verso una coda rumorosa e dagli accenti math-rock, di “Dead Flesh”, il cui focus sono gli incidenti sul lavoro.
Tra i pezzi impossibili da far uscire dalla testa una volta ascoltati vi è la reboante “Give Me Some More”, che si lancia diretta in un attacco all’arma bianca, tra rincorse, giri di batteria frantuma-ossa e chitarre sferzanti.

A spectre haunts life
The spectre of global warming
The effects are materialized
Waste made visible

Retta da una bassline granitica e minacciosa, “Hyperobjects” deve il suo nome a un neologismo coniato da Timothy Morton nel saggio intitolato “Hyperobjects: Philosophy and Ecology after the End of the World”. Tale termine è utilizzato per indicare fenomeni che si manifestano in molteplici forme e così estesi, nello spazio e nel tempo, da risultare al di là della nostra capacità di comprenderli; uno su tutti (oggetto della traccia in questione) è il riscaldamento globale, o ancor più in generale, il cambiamento climatico. L’allucinata “Class Of '99” nomina la dipendenza dalla tecnologia che affligge i Gen Z, mentre “What Do You Say?” scivola verso territori più canonici, tra garage-rock e post-punk, cari ai primi Parquet Courts di “Light Up Gold”.

La sezione ritmica gioca ancora un ruolo di primo piano in “Anna”, brano che rimanda agli Idles degli esordi, mentre “Sock It!” si dondola su un botta e risposta tra linee di basso e chitarre heavy, lasciando il posto alle urla e al drumming fuori controllo della più breve “Unfulfilled”.
Nella chiusura del disco, affidata a una sfrenata cover di “Hobo Talks” dei Dead Horses, i Big Black incontrano i Fall di “Live At The Witch Trials”, raggiungendo il culmine con un tripudio di rasoiate di chitarra.
La massiccia dose di insoddisfazione e frustrazione maturata nei confronti dell’alienante realtà odierna, tradotta efficacemente in note e confluita in “Unfulfilled”, accende prospettive ancor più incendiarie in ottica live, condizione in cui le dieci tracce dell’esordio dei Dear Bongo possono mostrare il loro reale potenziale.

05/12/2024

Tracklist

  1. Travet
  2. Dead Flesh
  3. Give Me Some More
  4. Hyperobjects
  5. Class Of '99
  6. What Do You Say?
  7. Anna
  8. Sock It!
  9. Unfulfilled
  10. Hobo Talks (Dead Horses cover)


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