Decemberists

As It Ever Was, So It Will Be Again

2024 (YABB/Thirty Tigers)
folk-rock, americana

Dopo sei anni di silenzio, la band di Portland avverte il bisogno di farsi risentire, e lo fa in modo forte e inequivocabile con l'album più lungo della sua discografia, equivalente a un doppio, se l'unità di misura è quella del vinile.
La via da seguire, dice il leader Colin Meloy, è stata quella dei grandi doppi che hanno fatto la storia, citando come esempio "Zen Arcade" degli Husker Du, in cui le quattro facciate sono caratterizzate da differenti mondi musicali per fare in modo che l'ascoltatore possa scegliere quale sentire a seconda del suo stato d'animo.
Quindi la carne al fuoco è tanta e tutta ben condita dall'arsenale di strumenti messi in campo (trombe, tromboni, flauti, banjo, steel guitar, fisarmoniche ecc.) e, visto che il tempo intercorso dall'ultima uscita è tutt'altro che breve, sono alte anche le aspettative sul ritorno di Meloy e soci. Solo il timore che la band che abbia perso il giusto compromesso tra il brillante songwriting e la spinta propulsiva degli ottimi polistrumentisti può frenare l'entusiasmo.

L'inizio sembra promettere fin troppa spensieratezza con l'ironica opening track "Burial Ground", che trasporta le armonizzazioni e i coretti dei Beach Boys tra le tombe di un cimitero, e con "Oh No", dalla ritmica latina, i fiati sbuffanti e le chitarre tremolanti alla Calexico invitate a un matrimonio in stile Emir Kusturica. Per fortuna il clima cambia con "Long White Veil", dove banjo e slide guitarsvelano una storia di lutto coniugale.

The Black Maria comes for us all
Can't you hear their boots in the hall
Answer your name when they call
The Black Maria
La parte centrale è illuminata dai momenti più toccanti: "The Black Maria" ha l'andamento dolente dei National e con un solenne strato di fiati richiama lo spettro delle ingiustizie giudiziarie (Black Maria è il veicolo destinato a condurre i galeotti verso le prigioni). "All I Want Is You" è una grande love songtutta giocata tra sottile ironia e pacata polemica.
All the United Nations
Couldn't feed my sensations
Half as well as how you do
When all I want is you
Dopo il gravoso impegno politico con il sostegno ai democratici degli anni passati, sfociato in brani come "Sixteen Military Wives" e "Severed", in "As It Ever Was, So It Will Be Again" la band di Portland vive un periodo di disincanto e disillusione che esprime in un altro picco della raccolta: "America Made Me", scintillante crescendo sixties guidato dal piano di Jenny Conlee per sostenere l'invettiva contro la madre patria cui si chiede solo un aiutino per continuare a dormire.
E se i grandi temi latitano, allora è la ricerca di empatia nell'insoddisfazione a diventare protagonista, come nell'elegante malinconia della ballad midtempo "Tell Me What's on Your Mind".

"Joan In The Garden" occupa un'intera facciata dell'ipotetico doppio album, è il pezzo più lungo mai registrato dai Decemberists ed è la vera novità di questa ultima uscita. Si tratta di un autentico all in nel quale la band mette in mostra tutte le sue abilità. Nei 19 minuti di durata sono presenti la ballad acustica, il crescendo floydiano, la sospensione rumorista (troppo lunga con sei minuti) e la ripresa con tanto di cavalcata heavy per sugellare le vicende di Giovanna d'Arco, la pulzella d'Orleans caduta direttamente dal rogo sulla penna di Colin Meloy, il riservato cantautore nato per lo stage, anche se qui è soprattutto la band a prendere la scena, dissipando ogni dubbio sulla sua essenziale centralità nell'economia del suono Decemberists.

Se il precedente "I'll Be Your Girl" aveva cercato nei suoni digitali una nuova chiave, qui sono le durate a spostare la band dalla propria comfort zone. Infatti "As It Ever Was, So It Will Be Again" non si presenta come un disco di svolta e questo è confermato anche dal ritorno del vecchio produttore Tucker Martine (Mudhoney, Neko Case, My Morning Jacket). D'altronde, già il titolo stesso ("Come è sempre stato, così sarà di nuovo") conferma quest'attitudine.
In "As It Ever Was, So It Will Be Again", non tutti i brani hanno la stessa intensità e la prima parte è un po' più debole, ma la grande notizia è che lo sferragliante carrozzone dei Decemberists è di nuovo in circolazione e il suo immaginario pieno di cimiteri, cuori spezzati, spose cadavere, fughe tra i boschi e Giovanne d'Arco che bruciano è di nuovo pronto ad accogliervi. Se salire o meno, è una decisione che spetta solo a voi.

21/06/2024

Tracklist

  1. Burial Ground
  2. Oh No!
  3. The Reapers
  4. Long White Veil
  5. William Fitzwilliam
  6. Don't Go to the Woods
  7. The Black Maria
  8. All I Want Is You
  9. Born to the Morning
  10. America Made Me
  11. Tell Me What's on Your Mind
  12. Never Satisfied
  13. Joan in the Garden




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