Quando il titolo vale già metà dell'album. Un richiamo al capolavoro minimalista di Steve Reich, di per sé piuttosto magico in quanto a sensazioni evocate, con l'aggiunta di un twist esplicito in direzione fantasy, unito all'implicazione di un'identità fra musicista e incantatore, fra arte e creazione soprannaturale.
La restante metà - quella musicale in senso stretto - tiene fede splendidamente alle promesse. Il quebecchese e iperprolifico Guillaume Plante Trépanier per nome d'arte ha scelto Ithildin, la lega di mithril in cui Tolkien immaginava forgiate scritte visibili solo alla luce della Luna o delle stelle, e la sua musica riflette appieno il carattere liminale e contemplativo di questa visione. Una versione estremamente radiosa e meditativa dello stile dungeon synth, che dona alle atmosfere evocative tipiche del filone un elemento domestico, confortevole (da cui l'etichetta più specifica comfy synth) e quasi curativo, in linea con la new age più affascinante e luminosa.
Trentatré minuti e 33 di avvolgenti intrecci elettronici, per un singolo brano che - oltre ai sottili giochi ritmici dell'ispiratore Steve Reich - ricorda nel suo sviluppo le lente e sorprendenti evoluzioni di Mike Oldfield e sospende il tempo con una grazia ipnotica. Ammaliante e rigenerativo.
(This English adaptation was produced with AI-assisted translation)
18/12/2024