Mars Volta - Lucro sucio; Los ojos del vacío

2025 (Clouds Hill)
art-rock, progressive rock

Finalmente qualcosa di nuovo dai Mars Volta. Ci avevano già provato, a esplorare territori non battuti, con la "svolta pop" del precedente album omonimo, il loro primo Lp post-reunion. Ma il risultato, pur se inatteso, difficilmente poteva suonare entusiasmante – specialmente ai fan storici che della band hanno sempre apprezzato soprattutto il carattere labirintico delle loro composizioni.

Con questo “Lucro sucio; Los ojos del vacío” (“Profitto sporco; Gli occhi del vuoto”), però, i terreni non sono incogniti soltanto per loro. La fusione di elettronica avvolgente e dedali progressivi proposta dall'album ha effettivamente caratteristiche inedite, che la rendono unica anche al di là della personalità sempre riconoscibile nella produzione del combo allargato.
I synth torbidi di “Cue The Sun” hanno un suono che era più facile attendersi da Alessandro Cortini nei Nine Inch Nails o dai Radiohead, ma una tensione melodica che è spigolosa e viscerale come ogni cosa prodotta da Rodríguez-López e Bixler-Zavala, e allontana il risultato da ogni prevedibilità. In “The Iron Rose” le texture sintetiche sono, se possibile, ancor più minacciose e mutevoli: una coltre glaciale, saturante e pervasiva che, a tratti, sembra liquefarsi in tempo reale. E le tastiere fluttuanti, penetranti, perlacee dominano anche la conclusiva “Lucro Sucio”, intrecciandosi ai movimenti jazzati del piano per dar forma a un intarsio eclettico e spaesante.

Pur trattandosi di un disco sorprendentemente quieto e morigerato per chi ha presenti i trascorsi della band, ci sono brani in cui i Mars Volta più incazzosi e ipercinetici tornano a leggersi in filigrana.
In “Reina Tormenta”, l’elettronica in primissimo piano non è un ostacolo ma uno slancio per reinventarsi la consueta fusion aliena di ritmi latini, traiettorie jazz-rock oblique e strofe enigmatiche, acutissime ed effettate.
E le trame da jazz psichedelico, costruite su bassi ipnotici e arpeggi di Rhodes, tornano protagoniste in “Celaje”, il cui flusso metamorfico ondeggia tra addensamenti e rarefazioni, fra svuotamenti bruschi e incursioni di organo, fiati, tappeti mellotroniani, batteria sovreccitata.
“Alba del orate”, a metà strada fra il vecchio e il nuovo, riassume forse meglio di tutte il senso della metamorfosi: una vecchia identità che riaffiora dentro una forma musicale tutta diversa, meno frenetica, ma altrettanto inquieta. Il brano rispolvera la chitarra – altrove quasi assente – facendone incontrare i toni più distorti con lo sfarfallio dei synth in detune. “Un disparo al vacío”, invece, delude un po’ le aspettative, giocando la carta dell’all-in afro-cubano, con un voltafaccia a pezzo inoltrato, troncando però le evoluzioni ritmiche di montuno e tumbao prima che possano esplodere in una nuova “L'Via L'Viaquez”.

“Lucro sucio; Los ojos del vacío” è un disco che riapre il cantiere creativo dei Mars Volta con più idee che certezze, ma finalmente senza filtri: frammentato, affascinante, in transito – e tanto più interessante proprio perché sembra ancora solo un primo passo.

20/04/2025

Tracklist

  1. Fin
  2. Reina tormenta
  3. Enlazan las tinieblas
  4. Mictlán
  5. The Iron Rose
  6. Cue the sun
  7. Alba del orate
  8. Voice in my knives
  9. Poseedora de mi sombra
  10. Celaje
  11. Vociferó
  12. Mito de los trece cielos
  13. Un disparo al vacío
  14. Detrás de la puerta dorada
  15. Maullidos
  16. Morgana
  17. Cue the sun (reprise)
  18. Lucro sucio

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