Nascosto al buio, uno come me protegge il territorio
Gli altri giù al canile, occhi e ringhi pieni d'odio
Meglio farsi un giro all'obitorio o in un fosso
Neffa ritorna all’hip-hop da maestro riconosciuto della scena nazionale, più di trent'anni dopo il capolavoro epocale dei Sanguemisto, “SxM” (1994), e 27 dopo “107 elementi” (1998), il suo ultimo album rap. Nel mezzo i successi pop, il tributo alla canzone napoletana e infine un lento ma deciso riavvicinamento ai beat e alle rime, già suggerito da "AmarAmmore" e consacrato dalla comparsata a Sanremo con la sua immarcescibile “Aspettando il Sole” insieme a Shablo, Tormento e Guè.
Forte di uno stile unico, che insiste sui toni più scuri della voce, leviga le parole e procede inesorabile con mood notturno, in questo “Canerandagio - Parte 1”, Neffa snocciola i suoi testi senza tentare mai di ammiccare ai trend ma neanche replicando calligraficamente i suoi classici. Le produzioni sono curate direttamente da lui, tra jazz-rap, allucinazioni oniriche, rintocchi inquietanti, bassi impenetrabili e batterie scheletriche, mentre i testi si fregiano di un linguaggio peculiare e riconoscibile.
Gli si perdona quel pizzico di ego-trip di "Littlefunkyintro", non fosse altro per lo stile impareggiabile e l'eleganza estranea a moltissimi altri (“non so che dire ma mi chiamano maestro/ un po’ per dire che mi sono fatto vecchio”). Il resto però è un viaggio in un tunnel buio, che prende forma nella filastrocca allucinata di "TROPPAweed" (feat. Noyz Narcos), con suoni rovesciati e le chitarre riverberate, o nel racconto gotico e stradaiolo di "Bufera" (feat. Franco126), con una melodia da brividi.
L’ansia opprime "Cuoreapezzi" (feat. Guè, Joshua), in cui l’attesa del Sole sembra ormai una disperata illusione e il piano bar fumoso di "Canerandagio" (feat. Izi) funge da intermezzo Lynch-iano più che da distensione: il beat si ripete ossessivo, un sample vocale ritorna e sembra un grido incomprensibile. C’è l’occasione di chiudere un discorso iniziato 23 anni fa con "Hype (nuoveindagini)" (feat. Fabri Fibra, Myss Keta), che richiama “Scattano le indagini”, anche quella su un beat di Neffa e presente in “Turbe giovanili” (2002): il ritornello non è esattamente indimenticabile ma gli appassionati non potranno che rimanere calamitati da questa collaborazione da sogno, quasi un viaggio nel tempo o una manifestazione del multiverso nella scena hip-hop nostrana. C’è anche un ritorno alla canzone napoletana, ma con un linguaggio decisamente hip-hop, in "Argiento" (feat. Lucariello, STE), di nuovo una specie di alterazione nello spazio-tempo: quasi che Neffa voglia inserirsi nella tradizione del rap in dialetto, mai praticato prima da lui in oltre tre decenni di carriera.
Da padre del pop-rap più emotivo, invece, "Perdersi&ritorno" (feat. Frah Quintale) e "Tuttelestelle" (feat. Ele A, Francesca Michielin) sono in continuità con il suo modo di fare rime dopo i Sangue Misto, in anticipo sui tempi ma ora finalmente allineato, quando ormai ha quasi 58 anni.
Più azzardato l’esperimento surreale di "Miraggio" (feat. Joan Thiele, Gemitaiz), con sub-bass profondi e l’intreccio di tre voci e Neffa con la voce consumata come un Tom Waits del nostro hip-hop, intento a piegare le parole, plasmandole in un multilinguismo unico che collega il dialetto campano al profeta del reggae (“Nella mente come i tarli, parli e c'aggia fa’? Catch a fire come Bob Marley”).
"AmarAmmore" ha suggerito la possibilità di un ritorno di Neffa al rap, ma questo “Canerandagio - Parte 1” fa molto di più, proponendo dieci canzoni coerenti e piene di personalità, supportate da un riconoscimento trasversale della scena pop e rap testimoniata dalle numerose ospitate. Nessuno, però, ruba la scena a Neffa, la sua voce, le sue rime, le sue basi: ne escono rimpiccioliti un po’ tutti, perché il riflettore è sul guaglione che è finalmente tornato sulla traccia, dopo un’attesa infinita. L’unico appunto è che se ne vuole di più, perché i brani, che non rubano un minuto di troppo all’ascoltatore, totalizzano 27 minuti scarsi: se la seconda parte sarà all’altezza, “Canerandagio” potrà imporsi come un cult per tutti gli appassionati.
20/04/2025