These New Puritans - Crooked Wing

2025 (Domino)
art-rock, darkwave

Era lì, in un angolo della memoria, lontano dai pensieri, in attesa che un alito di vento, una goccia d'acqua piovana, un raggio di sole che filtrasse tra i muri di parole e suoni, che il tempo accumula nella mente fino a ottenebrare emozioni e sensazioni più profonde di un attimo fuggente. Ed eccolo qui! Il quinto album dei These New Puritans è un fiore selvaggio che ha trovato finalmente il proprio spazio in un giardino fin troppo variopinto per essere autentico, naturale, reale. I colori di "Crooked Wing" sono invece sfumati, tenui, eppur vivi. Dieci composizioni, una carezza che scuote come uno schiaffo.

Inutile citare ancora una volta i Talk Talk come riferimento, ai quali assomigliano più per il coraggio e l'ostinazione nel voler crescere ed esplorare nuove frontiere, in verità non disturba neanche quel continuo citare Robert Wyatt, Tim Buckley, Steve Reich, e io aggiungo senza timore gli Shriekback, fonti senz'altro d'ispirazione per Jack e George Barnett, i due gemelli leader dei These New Puritans, i quali sembrano sempre più decisi a superare i loro modelli, a costo di sacrificare gli aspetti più accoglienti della propria musica.
Non è frutto di un obbligo contrattuale, "Crooked Wing", il primo lavoro peraltro per Domino, né un tentativo goffo di recuperare il proprio seguito, questo è non solo l'album più ispirato della band inglese, ma anche il più ricco ed empatico.

È un disco che pulsa al ritmo del cuore, "Crooked Wing". Un racconto intriso di romanticismo e consapevolezza. La presenza dell'organo nelle suggestive trame del canto angelico di "Waiting" e "Return" non è un escamotage sonoro, ma un tributo al nonno dei gemelli Barnett, che suonava il nobile strumento nella chiesa del paese (le parti corali e l'organo sono stati registrati in antiche chiese d'Europa e d'Inghilterra). Che spetti al rintocco delle campane aprire le ostilità ("Bells"), attestando il tono più oscuro e sepolcrale dell'album, è solo un altro elemento di quella propensione a una musica trascendentale dove si annullano sacro e profano.

Ah, le canzoni, qualcuno si chiederà dove sono. Nessuna paura, i beat industrial avvolti da un florilegio di organi in "A Season In Hell", le eteree eppur palpabili note a metà strada tra Sigur Ros e David Sylvian di "I'm Already Here" e la claustrofobica bellezza di "Wild Fields", che per un attimo rimanda alla potenza sonora di "Hounds Of Love" di Kate Bush, sono solo alcune delle pagine di "Crooked Wing" che oltrepassano il giudizio del tempo. Sono perfino più rimarchevoli della traccia più pop destinata a fare da crossover tra vecchio e nuovo pubblico, ovvero la straniante storia d'amore tra due gru di "Industrial Love Song", un intenso duetto con Caroline Polachek che si candida come la "Don't Give Up" del nuovo millennio, una storia d'amore tra due entità meccaniche che profuma di autentico romanticismo gothic.
I These New Puritans sanno estrarre bellezza e poesia da un nugolo di rovine post-industrial, con una fluidità narrativa che rinnega l'ampollosità del prog-rock e rispolvera lussuose arie medievali ("The Old World"), si nutre di contemplazione e sussulti emotivi, si arricchisce di ombre e metafore sfuggenti, lasciando le tentazioni mainstream fuori dalle poche fenditure di un disco dal suono magnifico e raffinato ("Goodnight").

"Crooked Wing" è anche il disco che vede il ritorno dietro il banco di produzione di Graham Sutton (Bark Psychosis) dopo l'avventuroso "Field Of Reeds". Un progetto regale, barocco, esoterico, originale, personale, forse non proprio immediato e fruibile, ma per i These New Puritans questo è un autentico trionfo artistico.

01/06/2025

Tracklist

  1. Waiting
  2. Bells
  3. A Season In Hell
  4. Industrial Love Song
  5. I'm Already Here
  6. Wild Fields
  7. The Old World
  8. Crooked Wing
  9. Goodnight
  10. Return






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