Gianni Gardon

Revolution 90

Autore: Gianni Gardon
Titolo: Revolution 90
Editore: Nulla Die
Pagine: 316
Prezzo: Euro 21,00

Gianni Gardon, classe 1977, ha vissuto gli anni 90 da adolescente, immerso nella musica che caratterizzò quel decennio. Il grunge, il drum’n’bass, la fiorentissima scena alternativa italiana, donavano stimoli, raccontavano i giovani delle Generazione X, e soprattutto riempivano il mercato di numerosissime uscite discografiche di enorme qualità.
“Revolution 90” vuole essere una sorta di piccolo bignami di quelli che sono stati alcuni fra i dischi italiani più rappresentativi di quel periodo, e al tempo stesso un viaggio a ritroso nel tempo. Un viaggio non nostalgico, bensì utile a recuperare qualche album che potrebbe essere sfuggito.

L’obiettivo non è solo parlare dei generi musicali generalmente considerati “eletti” dagli appassionati, quanto piuttosto alternare i giganti della scena indipendente con alcuni nomi del mainstream nazionale, impostando il discorso come fosse un romanzo, perché parlare della musica che ha caratterizzato la propria vita è un po’ come parlare della propria vita, delle proprie esperienze formative, dei propri sogni, delle proprie ambizioni.
Ne esce fuori un racconto autobiografico, nel quale i capitoli sono contrassegnati dagli ascolti musicali del protagonista. Gardon ripesca i dischi che ha amato da teenager, arricchisce la narrazione con notizie ed aneddoti sui musicisti, alternando il tutto con le avventure personali, inserendo amarcord ed excursus, parlandoci tanto dell’evoluzione del proprio gusto personale, quanto degli accadimenti di un ragazzo cresciuto in provincia.

Vengono selezionati 101 dischi italiani, e la carrellata non a caso si apre con due band fortemente rappresentative di quel periodo: gli Afterhours di “Hai paura del buio?” e i Marlene Kuntz de “Il vile”.
Scorrono poi alcuni alfieri della scena alternativa (Csi, Massimo Volume, Bluvertigo, Verdena, Almamegretta, Scisma), qualche cantautore di quelli inattaccabili (Fabrizio De André, Carmen Consoli, Franco Battiato), supercampioni da classifica (Ligabue, Zucchero) ed una bella manciata di cantanti più spassionatamente pop o canzonettari (Jovanotti, 883, Lunapop, Massimo Di Cataldo, Biagio Antonacci, Nek, persino gli Audio2 e i Vernice).

Certo che mischiare nello stesso testo Eros Ramazzotti e Pitch, Laura Pausini e Nidi D’Arac, Stadio e La Crus, farà senz’altro storcere il naso a molti potenziali lettori. Ed il rischio maggiore potrebbe essere quello di voler raggiungere tutti per non convincere nessuno.
Ma la scrittura di Gardon, sempre scorrevole e appassionante, vuole demolire steccati e confini stilistici, per far capire come, in fondo, anche da una canzonetta possa partire una rivoluzione. O una migliore consapevolezza di sé stessi.

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