Smashing Pumpkins

Siamese Dream compie 30 anni

Non sempre è facile distinguere un'alba da un tramonto. Billy Corgan si chiedeva spesso in quel periodo, agli inizi degli anni 90, se il progetto per cui aveva speso così tante energie stesse finalmente decollando o fosse giunto al capolinea. Dopo un folgorante esordio e una rispettabile base di fan già all’attivo, gli Smashing Pumpkins avevano firmato un contratto con una major. Eppure i fragili equilibri della band stavano drammaticamente emergendo. Ognuno dei membri stava vivendo un periodo di crisi personale che stava deteriorando la tenuta stessa di un progetto musicale nato ancora da così poco.
Il batterista Jimmy Chamberlin, ormai completamente dipendente dalle droghe, destava giustificate preoccupazioni per la sua salute. Il chitarrista James Iha e la bassista D'Arcy Wretzky, precedentemente legati da un turbolento rapporto sentimentale, avevano deciso di separarsi con inevitabili strascichi sul loro rapporto professionale. E poi c'era lui, il leader indiscusso della band, che non riusciva più a reggere l'enorme peso delle responsabilità sulle sue spalle e aveva appena interrotto la relazione con la sua storica fidanzata. L'ansia aveva bloccato le sue capacità compositive e pensieri suicidi aleggiavano nella sua testa. Tutti erano consapevoli che la posta in palio era enorme: se il disco avesse deluso le aspettative, per le Zucche dell'Illinois probabilmente non ci sarebbero state possibilità di ripresa.

 

Questo miscuglio di rabbia, paura di fallire e volontà di affermarsi si rivelerà un terreno fertilissimo per la definizione del loro secondo lavoro, "Siamese Dream", pubblicato nell'estate del 1993. Il punto di svolta avvenne in una giornata come tante nell'autunno dell’anno precedente. Corgan stava faticosamente cercando di rivitalizzare la sua vena creativa anche facendosi supportare da un percorso di psicoterapia. In un momento di enorme sconforto immaginò l'ultimo giorno di un aspirante suicida, felice di non doverne vivere altri in futuro.

Today is the greatest
Day I've ever known
Can't live for tomorrow
Tomorrow's much too long
I'll burn my eyes out
Before I get out

Nel corso dei mesi successivi perfezionerà quello che lui stesso definirà sarcasticamente il suo personale inno al suicidio, aggiungendo soprattutto il celeberrimo riff di chitarra posto in apertura di brano. La struttura melodica di "Today" fu, ad ogni modo, composta di getto nel corso di una manciata di ore e fu subito giudicata come una sicura hit dal coproduttore Butch Vig. Ci vide lungo, perché effettivamente questa canzone con il suo stile alternative molto orecchiabile, in cui sezioni armoniose si avvicendano a parti più irruente con chitarre sovrapposte, catapulterà il gruppo di Chicago nel mainstream musicale. Il video in heavy rotation su Mtv con il cantante americano in una inedita veste di gelataio che vaga per il deserto con il suo camioncino fa ormai parte del kit base per conoscere la cultura pop anni 90.

siamese_600

Non fu scelta come singolo di apertura perché Corgan, dopo un estenuante braccio di ferro con i discografici, preferì utilizzare la dirompente "Cherub Rock".  La traccia, già dal titolo, può essere considerata una sorta di manifesto programmatico di stile degli Smashing Pumpkins, per la loro volontà di amalgamare influenze heavy rock con angelici e irresistibili hook. L'idea era sicuramente quella di sfuggire alle facili etichette di nuovi Nirvana. Nonostante la collaborazione con il produttore di "Nevermind" e l'apprezzamento dei Pearl Jam, che avevano voluto gli Smashing Pumpkins come gruppo spalla nei loro concerti ai tempi del loro album di debutto, il sound dei quattro musicisti americani risulta, infatti, ben lontano dagli standard grunge rock che dilagavano in quel periodo. I vortici di batteria battente e gli efficaci stacchi chitarristici rimandano a un prog rock anni 80 (Rush), ma le linee di basso cupe e la frequente ricerca di suoni sovrapposti e stratificati mostrano come le influenze europee shoegaze e noise siano altrettanto importanti per la band.
Per la verità, Butch Vig cercò di limitare al massimo riverberi ed echi, ben presenti nel precedente "Gish", privilegiando suoni asciutti e facilmente fruibili. Da questo punto di vista, "Siamese Dream" allontana un po' i quattro di Chicago da gruppi come My Bloody Valentine, per i quali non avevano mai nascosto una sconfinata ammirazione. Certamente le tematiche dei loro testi, espressione di una rabbia sociale e di un malessere diffuso, e la capacità di non tralasciare gli spunti melodici anche in mezzo a dissonanze e sonorità vibranti, fanno includere anche il movimento grunge come un’importante influenza nella definizione di un  loro modo di suonare. Uno dei meriti indubbi di "Siamese Dream" è stato proprio quello di indirizzare il talento di Corgan e compagni verso uno stile personale e riconoscibile con un'estetica ben definita.

L'album fu registrato in tutta fretta, con estenuanti sessioni che toccavano anche sedici ore al giorno per recuperare il notevole ritardo che la band aveva accumulato rispetto alle scadenze prefissate. Lasciatosi alle spalle il blocco creativo che lo attanagliava, Corgan selezionò ulteriori brani da registrare e si preoccupò lui stesso (per perfezionismo e per le oggettive difficoltà che il gruppo stava vivendo) di  incidere numerose sezioni di chitarra e di basso in sostituzione dei loro naturali titolari.
Al suo interno trovano dimora alcune delle ballate più famose degli Smashing Pumpkins. La rabbia, questa volta eterodiretta, è la protagonista di "Disarm", altra grande hit dell'album che, a quanto sostenuto in una successiva intervista, fu composta lo stesso giorno di "Today". In questa canzone, il frontman reagisce con veemenza nei confronti della sua famiglia, colpevole di averlo trascurato. Disarmato, come siamo tutti con i nostri sentimenti, Corgan confeziona una ballata che proverà a inseguire molte volte negli anni successivi e che rimane una delle tracce più conosciute del repertorio della band statunitense. Costruita su un banalissimo arpeggio di chitarra, con campane di chiesa sovraincise e sezioni di archi in sottofondo, ha il suo punto di forza nell'insolito abbinamento fra la musica gravida di speranza e le liriche rabbiose, dirette e cariche di emotività. Inutile ricordare che anche il video di questo brano ebbe un ottimo riscontro e garantì alla band la sua prima nomination agli Mtv Music Awards.

disarm_2_600

Incredibile il percorso di "Mayonaise", che, pur non essendo supportata da promozioni dedicate o video ufficiali, divenne ben presto uno dei brani più iconici di un'intera generazione. In un'epoca ancora dominata dalle musicassette, non si contano le Bic consumate dai fan che riavvolgevano il nastro ancora e ancora per ascoltare Corgan finalmente sereno e in pace con se stesso cantare:

No more promise, no more sorrow
No longer will I follow
Can anybody hear me?
I just want to be me

"Mayonaise" è stato uno dei due brani in cui ha partecipato alla composizione anche il chitarrista James Iha. Di tutt'altro genere è l'altra traccia "Soma", impreziosita anche da un cammeo di Mike Mills al piano. Inizia con atmosfere sognanti e psichdeliche, ma viene squarciata a metà dall'irruzione di tutta l'artiglieria pesante che il gruppo di Chicago ha a disposizione, inclusa la Stratocaster migliore con la quale sferraglia un sublime assolo di chitarra.
Probabilmente i momenti migliori dell'album sono proprio queste isole in cui le Zucche spappolate riescono a trasporre in equilibrio perfetto le componenti impetuose e rabbiose di matrice heavy con le atmosfere malinconiche e dolciastre preponderanti in altri brani ("Luna", "Sweet Sweet", "Spaceboy"). Come non citare a questo proposito la meravigliosa "Hummer", poco fruibile da un ascoltatore distratto per la sua mancanza di un ritornello, ma assolutamente imperdibile per la sua complessa dinamica sulla quale si alternano cambi di tempo e assoli vertiginosi. Più orecchiabile ma con una struttura altrettanto complessa è "Geek U.S.A.". La traccia, posta esattamente al centro dell'album, riprende e riarrangia un brano dal loro archivio e si lascia ricordare per lo straordinario lavoro di Chamberlin, autentico motore pulsante che con passo spedito trascina il resto del gruppo a ritmi vertiginosi, fino a far scaraventare le chitarre fra loro. La voce gracchiante di Corgan per un attimo ha il sopravvento e la musica rallenta in un mare di distorsioni, ma la batteria risale nuovamente e accompagna la chitarra in un'indimenticabile sezione che periodicamente compare in classifiche che riportano i migliori assoli della storia del rock.
La batteria è ancora protagonista nella rocciosa "Quiet" e nella lunghissima marcia hardcore "Silverfuck", ma in entrambi i casi non è supportata da riff e transizioni altrettanto interessanti.

Come ultimo singolo gli Smashing Pumpkins scelsero "Rocket", un brano che scivola con fiducia in una patina di glam e di shoegaze che lo avvicina allo stile aspro di "Gish". Anche se nel video che ne accompagna l'uscita i quattro si divertono a travestirsi da attempati ottuagenari, la musica proposta non sembra essere stata intaccata dal tempo. "I miss everything I'll never be", canta Corgan in un verso che intercetta bene quella sensazione di malinconia così comune negli adolescenti di quella generazione, che si erano lasciati alle spalle lo scintillante decennio precedente e attendevano con ansia il nuovo millennio. La perdita delle ideologie e la disillusione non avevano intaccato il desiderio di interconnessione, di sognare all'unisono.
La musica degli Smashing Pumpkins sarà destinata in poco tempo a raggiungere il suo zenith, ma il "Sogno siamese", al di là degli indubitabili meriti musicali, rimane, per chi lo ha conosciuto in quegli anni, uno scrigno carico di nostalgia. Come quei vecchi filmini che ogni tanto qualcuno tira fuori, ad ogni ascolto ci ricorda chi eravamo e dove siamo stati.