Tom Petty & The Heartbreakers

Hypnotic Eye

2014 (Reprise)
rock

Sono passati quasi 40 anni da quando la sua zazzera bionda fece irruzione nell’arena del rock, eppure Thomas Earl Petty è sempre lì, con un piede nella fossa e l'altro sul pedale, come teorizzava in "Rebels". Solo una barbetta tattica a nascondere qualche ruga e il solito sorrisetto beffardo dei tempi d’oro. Di cuori nel frattempo, con i suoi Heartbreakers, ne ha spezzati parecchi, specie oltreoceano, dove gli viene legittimamente riconosciuta una statura non inferiore ai vari Dylan, Springsteen, Young & C., per tacere dei riscontri commerciali da capogiro (più di 60 milioni di dischi venduti, e questo nuovo album è subito finito in testa alla Billboard 200). In Italia invece - non si è mai capito bene il perché – ha sempre stentato a imporsi. Anche se accoglienze calorose come quella tributagli due anni fa a Lucca in occasione di una memorabile esibizione live testimoniano comunque la presenza di un appassionato zoccolo duro di fan.
Lui, nel frattempo, non è cambiato di una virgola. Se nel 1976, incurante dei nuovi fermenti punk e new wave, guardò indietro, alla fiera tradizione del rock a stelle e strisce, senza vergognarsi di suonare demodé, oggi non nasconde la sua intenzione di ergersi a custode di un marchio che è insieme storia e orgoglio. Forte anche di una formazione leggendaria – i soliti Heartbreakers - definita non a caso da Dylan “l’ultima grande rock band americana” . Fatto sta che “Hypnotic Eye”, tredicesimo lavoro in studio della gloriosa ditta, sembra uscito direttamente dagli anni 70. Proprio come la prodigiosa “pillola psichedelica” prodotta da Neil Young due anni fa.

Frutto di una gestazione di quasi tre anni, con lo stesso Petty in cabina di regia insieme a Mike Campbell e Ryan Ulyate, il nuovo album del 63enne mezzosangue seminole si abbevera alle fonti più pure del rock’n'roll, riportando così alle origini le sonorità di un progetto che ha conosciuto negli anni anche momenti di esaltante sperimentazione “ibrida”, come ad esempio nella fase delle collaborazioni con Dave Stewart degli Eurythmics e Jeff Lynne degli Elo, che produssero capolavori come “Southern Accents” e “Full Moon Fever”. Ma ora it’s only rock’n’roll, predica Tom, ancora ebbro dell’emozionante reunion dei Mudcrutch del 2008, quando andò a ripescare i compagni della band del liceo per un pugno di infuocate jam. E i protagonisti dei brani, tanto per cambiare, sono un manipolo di irrimediabili loser, amanti disperati e freefaller, come quello che insegue un "American Dream Plan B", aggrappandosi alla speranza contro ogni evidenza: "My success is anybody’s guess/ But like a fool I’m betting on happiness", canta Petty sopra uno strato di lancinanti feedback. E quando arrivano quei cori familiari, a benedire gli intrecci tra la chitarra tintinnante di Tom e i fuzz psichedelici del fido Campbell, sembra davvero di essere tornati a casa.
Ma se il singolo ha il piglio giusto per colpire dritto alla pancia, il vero inno heartbreaker del disco è “Red River”, dove il jingle-jangle delle Rickenbacker alla Byrds – assoluto marchio di fabbrica degli Heartbreakers – torna a scintillare, pennellando paesaggi desertici su cui si distende un altro di quei ritornelli-mozzafiato che Petty sa sfornare con una nonchalance impressionante. Notevole anche il testo, che racconta di una donna a caccia di talismani religiosi per scacciare i suoi demoni.

Anche quando opera sottoritmo, struggendosi nei ricordi di gioventù con languori quasi da crooner - come nel soffuso piano-jazz di "Full Grown Boy" o nella ballad “Sins Of My Youth” - Petty riesce a toccare le corde giuste per emozionare. Obiettivo perseguito con successo – ma quasi senza ritegno per ardore “passatista” – nel garage-rock sixties di "Fault Lines", nel rock’n’roll alla Bo Diddley di "Forgotten Man" e nel bluesaccio d’antan di “Burn Out Town”.
I maniaci delle chitarre avranno di che godere con gli intrecci elettro-acustici delle varie "All You Can Carry" e “Power Drunk”, mentre chi acquisterà l’album in vinile (quasi il suo formato ideale), digitale o Blu-Ray potrà anche ascoltare Petty alle prese con il delicatissimo tema dei preti pedofili (nella bonus track "Playin' Dumb"). Argomento non meno serio del tema complessivo del disco, che – secondo le parole del suo autore – “analizza il perché gli uomini stanno perdendo la loro umanità”. E nessuno meglio di lui, che ha sempre vissuto controcorrente la sua parabola di rockstar, può raccontarcelo.

Niente da fare, allora: non si può non togliersi ancora il cappello di fronte a questo eterno ragazzo sudista col vento nei capelli. Certo, “Hypnotic Eye” non potrà attirargli nuovi fan, perché di nuovo non sa e non vuole dire. Ma se fosse uscito davvero nei 70’s, non sarebbe rimasto tra i suoi dischi minori, nonostante la penuria di potenziali hit. Del resto, il suo passatismo è solo onestà e amore, mai calcolo o banalità. Chi da questo album traesse la convinzione che l’ex-Cappellaio Matto di “Don’t Come Around Here No More” sia sempre stato un conservatore o volesse strumentalizzarlo per qualche tirata retorica sul vecchio rock andato prenderebbe una topica colossale. Perché Petty ha sempre svelato una serie di sfumature e contraddizioni che lo allontanano dal cliché. A cominciare da quell'autoironia pungente che gli ha sempre permesso di svolazzare liberamente tra liriche sardoniche e contaminazioni sonore azzardate, pur nel rispetto di una coerenza musicale di fondo. Gli si può perdonare, allora, anche qualche uscita bacchettona come quella contro i dj superstar (già mazzolati ai tempi di “The Last Dj”), sfruttata dai media per fare un po’ di caciara attorno alla sua ultima uscita. Ma soprattutto bisognerà tenere d’occhio le sue prossime date live: è già partito il tour tra Stati Uniti e Canada con Steve Winwood come ospite d’eccezione. Inutile dire che un’eventuale – per quanto ancora improbabile – tappa italiana sarebbe imperdibile.

28/08/2014

Tracklist

  1. American Dream Plan B
  2. Fault Lines
  3. Red River
  4. Full Grown Boy
  5. All You Can Carry
  6. Power Drunk
  7. Forgotten Man
  8. Sins Of My Youth
  9. U Get Me High
  10. Burnt Out Town
  11. Shadow People

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