Nitzer Ebb

Nitzer Ebb - Musica per corpi elettrici

Dai primi anni Ottanta, il gruppo britannico è riuscito a fondere la furia e l’adrenalina del punk con l’elettronica di Kraftwerk e D.A.F. Trasportando le suggestioni della new wave e dell’industrial in quella che sarà in seguito definita "Electronic Body Music", la band è divenuta un culto per dj e appassionati di elettronica fisica e aggressiva

di Marco De Baptistis

Progetto britannico, nato nella contea dell’Hessex nei primi anni Ottanta grazie a Douglas McCarthy, Vaughan (Bon) Harris e David Gooday, i Nitzer Ebb sono riusciti a fondere alla perfezione la furia e l’adrenalina del punk con l’elettronica dei Kraftwerk, facendo tesoro della seminale lezione dei Deutsch Amerikanische Freundschaft. Attraverso i loro dischi, le suggestioni provenienti della new wave e dall’industrial si sono trasformate in quella che sarà in seguito definita Electronic Body Music.
I Nitzer Ebb sono stati tra i principali esponenti del genere che loro stessi hanno contribuito a creare e consolidare, diventando, tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, uno dei gruppi di punta della Mute di Daniel Miller. Era veramente difficile non imbattersi in una loro hit se si frequentavano club di stampo dark, industrial e post-punk. In tempi recenti, i Nostri sono divenuti anche un culto per molti dj e appassionati di sonorità elettroniche aggressive, specie nell’ambito di una techno post industrial dai tratti oscuri e marziali.

Il termine “Electronic Body Music” venne fuori per la prima volta in un’intervista del 1984 ai belgi Front 242 in cui la band cercava di dare una definizione della musica contenuta nel loro album "No Comment", mutuandola dal termine “Körpermusik”, coniato in origine dai D.A.F. Non era ancora nato, quindi, il termine per descrivere la musica dei Nitzer Ebb quando nel 1983 uscì Basic Pain Procedure, il loro primo demo-tape. Un lavoro ancora acerbo, ma che conteneva già in potenza molti di quegli ingredienti che sarebbero diventati caratteristici del genere Ebm e della musica della band in generale.
La cassetta presentava sul lato B la registrazione di un loro live in un locale di Chelmsford e fotografava appieno quell’incontro tra i Kraftwerk e il “No Future” inglese. In fondo, si trattava solo di un gruppo punk che al posto della chitarra aveva un sintetizzatore e i cui concerti molto spesso finivano in catartiche risse.

L’attività live del gruppo non passò inosservata, così come il loro stile paramilitare, vicino a quello dei D.A.F. e dei loro contemporanei Front 242. L’estetica dei Nitzer Ebb si fece conoscere rapidamente in tutto il Regno Unito. Sotto la sigla "NitzerEbbProdukt" con l’aiuto del loro amico, musicista e artista concettuale, Simon Granger pubblicarono i primi singoli autoprodotti per la loro label, la Power Of Voice Communications. "Isn't It Funny How Your Body Works" uscì il 7 gennaio 1985 e fu seguito nello stesso anno da "Warsaw Ghetto/So Bright So Strong". L’anno successivo uscirono altri due singoli dal forte impatto sulla scena post-punk e industrial, "Let Your Body Learn"/"Get Clean" e "Murderous", che fecero il botto all’interno dei club alternativi. Il loro successo fece guadagnare ai Nostri un contratto con la Mute Records e la distribuzione della Geffen negli Stati Uniti.

Il loro primo Lp, That Total Age, fu un successo annunciato. L’album venne pubblicato l’11 maggio del 1987 dalla Mute/Geffen e diventò subito una pietra miliare capace di ispirare moltissimi altri gruppi con il suo sound aggressivo e diretto.
Al pari di "Front By Front" dei Front 242 (album uscito solo l’anno dopo), That Total Age può essere considerato uno dei pilasti del genere. Tutto, a partire dall’estetica costruttivista della copertina, evocava una visione totalitaria in cui si perdeva il limite tra il corpo e la macchina, un tema già caro a molta musica industrial, dai Test Dept agli Esplendor Geométrico. I tre slogan che animavano l’album, come dichiarato dagli stessi Nitzer Ebb, erano “Force Is Machine”, “Visions Of Order” e “Muscle And Hate”, tre frasi che rimandavano a un prorompente immaginario distopico alla “1984” di George Orwell.
Un approccio brutale e provocativo caratterizzava “Join In The Chant” con i suoi violenti slogan urlati in coro, tra i quali appunto “Force Is Machine” e “Muscle And Hate”. Il singolo vide la sua uscita in anteprima nell’aprile 2017 assieme a un altro 12” con tre versioni di “Let Your Body Learn”. That Total Age presentava anche “Murderous” e l’atletica “Fitness To Purpose”, entrambe già edite in forma di singolo l’anno precedente.
Basterebbero questi quattro brani al fulmicotone per comprendere lo spirito di un lavoro che fotografava gli inglesi al loro apice, con una ritmica pulsante, pronta a incendiare le piste da ballo per gli anni a venire. Nessuna band industrial, post-punk o new wave che dir si voglia aveva puntato così tanto sul tema del corpo in movimento e su una simile furia edonista, ansimante e aggressiva, tanto che bisognerà aspettare l’arrivo dell’era dei rave europei, qualche anno dopo, per avere qualcosa di simile. Proprio in quegli anni nasceva anche il movimento del Balearic beat e molti dj finirono per passare anche brani dei Nitzer Ebb come “Join In The Chant” nelle sue varie versioni e remix, proiettando la band inglese oltre un certo mondo prettamente underground legato al post-punk.
Anche qualche dj nella scena house di Chicago incominciò a guardare con interesse al fenomeno Ebm e ai Nitzer Ebb. Anche per questo, McCarthy e soci verranno considerati un po’ l’anello di congiunzione con il mondo della techno che allora muoveva i suoi primi timidi passi.

Proprio in quel periodo, i Nitzer Ebb arruolarono il batterista e percussionista di origine vietnamita Duc Nhan Nguyen e andarono in tour in Europa con i Depeche Mode per il loro "Music For The Masses". Il sodalizio si ripeterà anche con il tour americano di "Violator" nel 1990. Purtroppo, ai Nitzer Ebb non fu concesso di esibirsi negli Stati Uniti, a causa dell’ufficio immigrazione che probabilmente non gradì una certa iconografia e i testi un po’ spinti del gruppo. Si sa, gli statunitensi non sono molto a loro agio con una simbologia fatta di martelli e stelle rosse, e il gruppo inglese politicamente poteva apparire equivoco.
In ogni caso, nacque un buon rapporto tra le due band e i Depeche Mode furono sempre molto solidali con i Nitzer Ebb, tanto che Alan Wilder fu il coproduttore del loro quarto album. Nel frattempo, David Gooday uscì dalla band dopo il tour, e rimasero solo McCarthy e Bon Harris, coadiuvati alle percussioni da Julian Beeston.

Se That Total Age raccoglieva quanto seminato con singoli di deciso impatto emotivo, Belief proseguì sulla scia facendo evolvere il loro stile in un electro/Ebm dalle molte diramazioni, mettendo in gioco una dimensione più ansiogena che adrenalinica. L’album uscì tra la fine del 1988 e l’inizio del 1989, con la produzione di Mark “Flood” Ellis (produttore, oltre che dei Depeche Mode, anche di Nine Inch Nails e Nick Cave).
Il singolo "Control I’m Here” bissò il successo di “Join In The Chant” diventando, nelle sue diverse versioni, uno dei brani più conosciuti e remixati del gruppo, grazie alle sue ritmiche martellanti e claustrofobiche che ben si sposavano con la voce di un McCarthy sempre più ossessivo e inquietante. Anche tracce come “Shame” e “Blood Money” divennero ben presto dei cavalli di battaglia del gruppo. Quest’ultima includeva per la prima volta anche delle chitarre alla Ministry, cosa che troveremo anche in album successivi.

Il 1989 vide gli inglesi collaborare con i Die Krupps, storica formazione industrial tedesca, per quello che diventò uno dei classici più famosi dell'Ebm. "The Machineries Of Joy" uscì in formato maxi-single con quattro diverse versioni del brano e fu un tripudio di gemiti e percussioni metalliche. La traccia rielaborava in parte un vecchio singolo dei Die Krupps risalente al 1981 e intitolato “Wahre Arbeit - Wahrer Lohn”. Il contributo dei Nitzer Ebb spiccava per l’estetica costruttivista, unita a uno spirito atletico che ricordava quello delle hit di That Total Age

Con Showtime, terzo album uscito nel 1990, si aprì una nuova fase. Evidentemente, i Nitzer Ebb dopo il successo dei loro primi due album cercavano nuove strade da percorrere per far evolvere il proprio stile. Nel brano d’apertura, “Getting Closer” si sentiva una certa vicinanza al sound dei Nine Inch Nails. Del resto, anche questo disco venne prodotto da Flood che aveva lavorato l’anno prima, assieme ad Adrian Sherwood, a "Pretty Hate Machine", il fortunato esordio di Trent Reznor.
La band includeva nel suo caratteristico sound Ebm anche elementi provenienti dal blues e dal jazz e in alcuni brani il risultato poteva ricordare persino certe sperimentazioni di Jim “Foetus” Thirlwell, come in “Nobody Knows”. Nel singolo “Lightning Man” il suono del clarinetto ben si sposava con la luciferina voce di un McCarthy sempre più fiducioso nelle sue possibilità canore. Uno dei brani più riusciti era l’urbana e funky “Fun To Be Had”, in seguito remixata anche da George Clinton, che contribuì così a incrementare la fama dei Nitzer Ebb in ambito dance.

Nell’aprile del 1991 a Showtime seguirà anche un buon Ep intitolato As Is, che vedrà quattro nuovi brani mixati e prodotti da diversi artisti e produttori. “Family Man” - presente anche nel loro album successivo, ma in una versione differente - fu registrata e prodotta da Jaz Coleman dei Killing Joke. “Lovesick", invece, venne mixata da Flood; "Come Alive" da Alan Wilder dei Depeche Mode e “Higer” da Barry Adamson (bassista di Magazine e di Nick Cave & The Bad Seeds). L’Ep, che guardava alle nuove tendenze dell’elettronica inglese dei primi anni Novanta, raccolse buoni consensi di critica.

Ebbhead (1991), lavoro solo parzialmente riuscito, continuava sulla scia di Showtime, ma senza raggiungerne il livello. Brani come “I Give To You” e “Godhead” cercarono di agganciare il nuovo trend nascente dell’industrial-rock snaturando un po’ il sound tradizionale degli inglesi. Nonostante l’ottima produzione di Flood e Alan Wilder e la promozione con lungo tour in giro per il mondo, i Nitzer Ebb non sfondarono nell’ambito del “rock mainstream” come avevano fatto pochi anni prima nell’ambito “dance” alternativo.
È interessante notare come, tra la fine degli Ottanta e gli inizi dei Novanta, molti gruppi in Nord Europa (Germania e Svezia, in particolare) cominciarono a rifarsi al sound “classico” di That Total Age dando vita al filone sotterraneo (quasi una resistenza clandestina) dell’Ebm Old School: si pensi a gruppi come gli svedesi Pouppée Fabrikk o i tedeschi Armageddon Dildos. Un ambito di nicchia che conobbe anche un importante revival nella Svezia dei primissimi anni Zero con la nascita di band come Spetsnaz e Sturm Café, tutte formazioni che devono evidentemente moltissimo ai Nitzer Ebb degli anni Ottanta.

Le cose peggioreranno ulteriormente per i Nitzer Ebb con Big Hit, album del 1995 che persistette testardamente sulla via di un industrial-rock alla Nine Inch Nails, forse nel tentativo vano di fare il grande balzo verso un pubblico più ampio. Entrarono nella formazione Jason Payne alle percussioni e John Napier alle chitarre per supportare la band nelle sue esibizioni dal vivo. Nel disco si salvava la buona “Kick It” e poco altro.
In ogni caso, anche qui la voce di McCarthy forniva prove di grande versatilità e adattabilità e la produzione di Flood risultava impeccabile.
Venne realizzato anche un video autoironico di “Kick It” in cui McCarthy si presentava con i capelli colorati alla Green Day, mentre Bon Harris imbracciava una chitarra. Il video era una chiara parodia della generazione Mtv. A questo punto, anche le strade di McCarthy e Harris si separavano con quest'ultimo destinato a trasferirsi a Los Angeles.

Dalla metà degli anni Novanta la stella dei Nitzer Ebb sembrava essere definitivamente tramontata, sennonché agli inizi degli anni Zero l’incontro a Londra tra McCarthy e il dj e producer francese Terence Fixmer, fondatore della Planete Rouge Records, cambiò tutto. I due riportarono in scena diversi brani del gruppo, più nuovi brani inediti realizzati per l’occasione. Il clima era decisamente cambiato rispetto agli anni Novanta. Ora il matrimonio tra techno e Ebm si poteva consumare in un distopico connubio di stampo techno industrial. Ciò portò alla nascita di quel capolavoro che è stato Between The Devil... uscito nel 2004, dopo il singolo apripista dell’anno prima "Destroy/Freefall".
L’album conteneva tracce come “Freefall”, “I Run” e “Destroy” che divennero ben presto dei (neo)classici del dancefloor per gente nerovestita. L’anno dopo seguì anche un ottimo remix del brano “You Want It” ad opera di Dave Clark.
Il duo nelle sue successive esibizioni dal vivo non mancherà mai di eseguire anche hit dei Nitzer Ebb come “Join In The Chant”. Con la fama di un live-act incendiario e adrenalinico, la diabolica coppia Fixmer/McCarthy farà uscire nel 2008 il suo secondo lavoro su lunga distanza, Into The Night, in cui fagociterà anche pulsioni future/synth-pop e (neo)electro-punk. L’album ebbe degli ottimi riscontri in termini di critica e pubblico consolidando così la posizione del duo in cima alla catena alimentare e ricordando un po’ a tutti da dove derivavano certe sonorità.

Galvanizzato dal successo dell’operazione, McCarthy (che nel frattempo si era trasferito anche lui a Los Angeles), assieme a Bon Harris e Jason Payne, riporterà in scena i Nitzer Ebb nel 2009 con Industrial Complex, un più che discreto lavoro che guardava ai tempi d’oro, come si evince ascoltando “Once You Say”, brano realizzato con Martin Gore dei Depeche Mode. Tracce come "Hit Your Back", invece, avevano ben introiettato i frutti della collaborazione con Fixmer. "Payroll" guardava al funk/industrial rock di "Ebbhead" e "Big Hit".
In sostanza, Industrial Complex riassumeva i diversi aspetti della carriera dei Nitzer Ebb, non aggiungendo però molto altro. Nel lungo tour che seguì, la band non deluse le aspettative, mostrandosi ancora in ottima forma e capace di tenere bene il palco.
Nel 2011 i Nitzer Ebb e i Die Krupps fecero un lungo tour assieme chiamato "Join In The Rhythm Of Machines". Per l'occasione, venne realizzato anche un Ep omonimo,in cui le due band rielaborarono a vicenda brani famosi delle loro lunghe carriere. Gli inglesi realizzarono la loro versione di “High Tech Low Life” e “To The Hilt”, brani storici della band tedesca, la quale, a sua volta, realizzò nuove versioni di “On The Road” e “Blood Money” dei Nitzer Ebb.

In seguito, McCarthy si rivelerà anche un abile talent scout scoprendo nuovi gruppi che rinfocoleranno lo spirito electro industrial/Ebm originario. È il caso degli Youth Code, ad esempio. Il duo, proprio agli inizi della sua carriera, si esibirà nella sua galleria "notturna”, la Show Cave, in quella Los Angeles fucina di nuovi giovani band come Pure Ground e High-Functioning Flesh.
Sempre sfruttando l’onda lunga del successo di una certa techno/Ebm che ormai spopolava, dal Berghain al Tresor, passando per festival come il Berlin Atonal, uscirono due nuovi singoli di Fixmer/McCarthy, "So Many Lies" del 2016 e "Chemicals" dell’anno successivo. Le tracce proponevano una sorta di sound "Nitzer Ebb 2.0", alzando il livello di fuoco e di hype

A questo punto non rimaneva che ristampare tutta la discografia del gruppo in un monumentale box in vinile, e infatti il 5 ottobre 2018 arriva 1982-2010, raccolta degli album, dei remix e dei singoli, più svariate versioni inedite dei loro brani.
Seguirà quindi un tour celebrativo che vedrà il ritorno di David Gooday e di Simon Granger nella band, che così si ricostituirà nella formazione originale del 1987. Il tour toccherà diverse metropoli europee, come Londra, Berlino, Colonia e Stoccolma. Nel gennaio 2019 uscirà anche una ristampa in vinile dell’essenziale compilation Body Of Work.

Nell'aprile 2019 viene pubblicato "Let It Begin", un nuovo Ep ad opera di Fixmer/McCarthy che chiude idealmente la trilogia iniziata con "So Many Lies" e poi proseguita con "Chemicals". A suggellare il tutto, anche un pregevole remix ad opera di Phase Fatale, golden boy del techno industrial.
Tutto ciò sancirà definitivamente, se ce ne fosse stato ancora bisogno, il ruolo di fondamentale importanza storica ricoperto dai Nitzer Ebb, oltre alla capacità di McCarthy, in coppia con Fixmer, di calvacare il sound techno del futuro. 

Nitzer Ebb

Discografia

NITZER EBB
Basic Pain Procedure (demo, 1983)
That Total Age (Mute, 1987)
Belief (Mute, 1988)
Showtime (Mute, 1990)
As Is(ep, Mute, 1991)
Ebbhead (Mute, 1991)
Big Hit (Mute, 1994)
Industrial Complex (Major Records, 2009)
DIE KRUPPS AND NITZER EBB
The Machinery of Joy (maxi-single, Geffen, 1989)
Join In The Rhythm Of Machines (ep, Major Records, 2011)
FIXMER/McCARTHY
Between The Devil... (Synthetic Symphony, 2004)
Into The Night(Synthetic Symphony, 2008)
So Many Lies (ep,Planete Rouge Records, 2016)
Chemicals (ep, Sonic Groove, 2017)
Let It Begin(ep, Planete Rouge Records, 2019)

Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

So Bright So Strong
(Video autoprodotto, 1983/1984)

Let Your Body Learn
(da That Total Age, 1987)

Murderous
(da That Total Age, 1987)

Control I’m Here
(da Belief, 1988)

Hearts And Minds
(da Belief, 1988)

Shame
(da Belief, 1988)

The Machineries Of Joy
(dal singolo omonimo, 1989)

Lightning Man 
(da Showtime, 1990)

 Fun To Be Had
(da Showtime, 1990)

Family Man
(da As Is, 1991)

I Give To You
(da Ebbhead, 1991)

Ascend
(da Ebbhead, 1991)

Godhead
(da Ebbhead, 1991)

Kick It
(da Big Hit, 1994)

 

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