
La sesta edizione del nuovo corso del Berlin Atonal che si è tenuta dal 22 al 26 agosto nei locali della Kraftwerk Berlin è stata l’ennesimo successo in termini artistici e di presenze. I locali dell’ex-centrale elettrica e gli spazi del Tresor erano completamente murati dagli avventori nerovestiti.
Anche questa edizione, ha visto salire sul palco del main e dello small stage (Stage Null) molte nuove e interessanti proposte. Si sa, l’Atonal è un po’ un simbolo della Berlino che ama l’elettronica più alternativa e meno mainstream, in particolare la techno (ma non solo) nelle sue forme più post-industriali, intransigenti e mai banali.
Il festival ha una sua storia che risale agli anni Ottanta: le edizioni storiche dal 1982 al 1990 avevano visto esibirsi tutti i grandi nomi della scena industrial come Psychic TV, Einstürzende Neubauten, Laibach, Test Dept e moltissimi altri. Dal 2013 il festival è rinato negli spazi della Kraftwerk e del Tresor situati nel quartiere Mitte, aprendosi alle nuove sonorità contemporanee in campo elettronico ed elettroacustico.
Anche questa volta, nell’enorme cattedrale post-industriale, impreziosita per l’occasione da nuove installazioni e laser-show, hanno trovato spazio forme mutanti (e mutate) di techno Ebm ed electro sino alle nuove frange più hi-tech dell’elettronica di ricerca. Quest’edizione ha visto lo splendido live-set dei leggendari British Murder Boys e i dj-set di Helena Hauff, Varg (che suonava sotto lo pseudonimo di Misantropen) e Veronica Vasicka, per gli amanti di un certo mood oscuro tra techno, noise e wave.
Le performance di Actress e Caterina Barbieri erano rivolte invece agli estimatori di sonorità più futuriste e avant hi-tech, coprendo un po’ tutto lo spettro dell’elettronica più interessante e valida che si può trovare oggi in circolazione.
Certo, questa edizione sarà ricordata principalmente per l’ottimo live di Regis e Surgeon che tornavano a vestire i panni dei British Murder Boys, tra luci stroboscopiche e pura techno senza compromessi. Venerdì sera il duo inglese ha completamente conquistato il pubblico dell’Atonal con bordate assassine in cassa dritta. Del resto, la loro techno ha fatto la storia e ancora oggi vanta una miriade d’imitatori.
Molto scenografica ma sicuramente meno adrenalinica, è stata la performance di Actress andata in scena sabato. L’artista ha cavalcato il suo lato “abstract” ambient e meno ritmico, riprendendo alcuni momenti e lo spirito del suo ultimo album, “AZD”, con un’interessante messa in scena: un manichino cromato, posizionato di fronte a un microfono, rifletteva le luci sul palco, mentre il Nostro suonava vestito in total black, un po’ in stile Health Goth, con uno zaino nero e una maschera anch’essa nera.
La palma della miglior performance di domenica va sicuramente a Caterina Barbieri che in quest’occasione è stata coadiuvata dal videoartista italiano Ruben Spini. Il lavoro di Spini sull’uso delle webcam e delle immagini rubate dalle telecamere di sorveglianza in giro per il mondo ben si adattava alle geometrie minimali dell’artista bolognese, sempre capace di disegnare affascinanti e futuristiche progressioni melodiche di stampo sci-fi dal sapore sintetico e squisitamente post-umano.
Tra le migliori performance nel main stage si deve citare anche quella di Klara Lewis, giovane artista svedese che nel corso degli anni ha conquistato il suo posto in una certa scena ambient/noise, tra field recordings e magmatiche quanto cupe sonorità ctonie. A lei il riconoscimento dovuto della miglior performance di giovedì negli spazi del Main Stage.
Venerdì abbiamo potutto assistere all'ottimo live-set di Hiro Kone, artista newyorkese che ha collaborato di recente con Drew McDowall (Coil). Il nuovo Lp di Hiro Kone, “Pure Expenditure”, è in uscita per Dais Records, tra sintetizzatori analogici e oscure (ma nemmeno tanto) ritmiche post-industriali.
Altro momento imperdibile del festival è stato domenica il live-act dei giapponesi group A, duo femminile avant-noise che ha incendiato il main stage dell’Atonal con urla gutturali, suoni realizzati con un violino opportunamente filtrato e distorto tra clangori metallici e ipnotica catarsi. Il tutto beneficiava dell’ottima parte video realizzata dal producer Dead Slow Ahead.
Molto valida anche la performance tra ambient e drone-music di Kassel Jaeger e Stephen O’Malley dei Sunn O))) che apriva la serata di domenica.
Da segnalare anche gli spazi dello Stage Null che hanno beneficiato di un nuovo e potente impianto che ha valorizzato il dub-ambient sperimentale del greco Dimitri Papadatos, in arte Jay Glass Dubs, che ha dato un po’ un senso alla nottata di mercoledì.
Sempre nello Stage Null, dall’una di notte sino alle sette di mattina, il giovedì andava in scena “Drift”, spazio del festival curato da Alessandro Adriani, artista e producer italiano di stanza a Berlino e responsabile della Mannequin Records.
Apriva le danze lo stesso Adriani con un poderoso live-set a base di techno Ebm, cruda e diretta, che si avvaleva anche di un ottimo live video 3D realizzato dal gruppo "Nuova Astrazione".
A seguire sul palco, abbiamo ascoltato un pezzo di storia per chi segue certe sonorità dark-electro: Le Syndicat Electronique, progetto del francese Alaxis Andreas G, il quale ha soddisfatto gli appassionati di una certa elettronica francese dai tratti oldschool. “The Men Who Killed The Beat”, ha realizzato un’ottima performance indossando, come suo solito, un iconico passamontagna.
Dopo l’esibizione di June, producer greco di stanza a Berlino, è stata la volta di Phantom Love, alias dietro cui si cela Valentina Fanigliulo, conosciuta anche come Mushy. È stata ottima la prestazione dell’artista romana, che da anni ormai vive a Parigi. Il progetto Phantom Love si è evoluto verso nuove forme mutate di kraut ed electro dai sensuali tratti mediterranei e tribali, non dimenticando le suggestioni cinematiche degli esordi.
Chiudeva all’alba il live dei francesi Bruta Non Calculant, progetto di Alaxis Andreas G e di suo fratello Victor-Yann. Anche qui siamo dalle parti di una electro coldwave francese e glaciale.
Altra notte a tema nello Stage Null è stata quella di venerdì, interamente dedicata ai venticinque anni della Downwards, leggendaria label fondata a Birmingham da Karl O'Connor (Regis) e Peter Sutton (Female) con diversi artisti dell'etichetta, tra i quali vanno citati i sorprendenti ed eclettici Ora Iso e gli ottimi Giant Swans sul versante live. Chiudevano il tutto, i dj-set di Regis e Samuel Kerridge, giusto per dare la botta finale.
La notte di sabato nello Stage Null vedeva l’ottimo dj-set di Veronica Vasicka, fondatrice della Minimal Wave Records, che al pari di Helena Hauff al Tresor venerdì, ci ha regalato diverse perle anni Ottanta, mixando anche brani di Nitzer Ebb e Fad Gadget assieme a tracce techno. Per l’occasione, c’era una vera e propria bolgia inumana nel pianterreno della Kraftwerk.
A seguire, una performance incredibile che vedeva un insolito trio formato da Shifted, Broken English Club e Ilpo Väisänen (Panasonic). È stato uno dei momenti più interessanti del festival, che ha dato vita a una jam-session tra pulsioni techno astratte ed electro post-umana.
Mai come quest’anno, il festival è stato attraversato da uno spirito eclettico con live-act e dj-set che attraversano gli anni Ottanta e Noventa, non dimenticando le nuove forme di neo-Idm e neo-dnb/breakbeat: significativo a riguardo, il dj-set dell’astro nascente Skee Mask nella nottata finale di domenica. L'esibizione dell’artista di Monaco ha esemplificato un po’ il ritorno in auge di certe sonorità, ovviamente aggiornate al nostro presente.
In sintesi, ancora una buona edizione di un festival che riesce a fotografare benissimo le mappe cangianti dell'elettronica contemporanea. A parte qualche debole performance nel main stage nelle serate di mercoledì e giovedì e il solito problema del numero di avventori che rende difficile seguire alcuni eventi negli angusti spazi dell’OHM, tutto si è svolto al meglio. Il festival ha rispettato i tempi senza particolari ritardi e con un’ottima cura degli spazi, delle luci e delle videoproiezioni. Ancora oggi, il Berlin Atonal è il festival da seguire.
Foto di Helge Mundt e Frankie Casillo per gentile concessione dello staff del Berlin Atonal