Raggiungiamo la giovane cantautrice napoletana Anna Giusti a ridosso dell'uscita del nuovo singolo, "Solido liquido" e a pochi mesi di distanza dalla sua prima produzione discografica, "Post-It", un album ricco di sfumature esotiche e partiture electro in salsa indie-pop, nel quale non mancano fughe dal mondo digitale e omaggi a un passato recente ma sempre più lontano. Un esordio promettente, con la supervisione del fidato produttore Peppe Pleiam La Strada, per uno dei talenti emergenti della scena electro-pop italiana.
Nella tua musica sono tangibili svariati riferimenti al pop elettronico degli 80. Da dove nasce questo sguardo all’indietro, seppur personale?
La scelta del suono nasce dal confronto con Pleiam e da un’analisi artistica. Testo e melodia sicuramente influenzano la direzione del sound, in generale seguiamo il nostro gusto e le nostre inclinazioni. Facciamo musica in maniera molto istintiva. Ci scambiamo tanti ascolti e nel caso di “Solido Liquido” eravamo entrambi proiettati su quei suoni. Tra l’altro Peppe è un appassionato di new wave e post-punk, ha un sacco di dischi. Dagli ascolti fatti insieme ho scoperto questo mondo e sono venute fuori alcune scelte stilistiche. Il riferimento agli anni Ottanta è dovuto anche alla voglia di mischiare elementi del passato con suoni moderni, cercando di imprimere un tocco personale con delle scelte che a noi piacciono. Come, ad esempio, quella di far uscire fuori il testo e di mantenere una produzione minimale e malinconica, creando così una perfetta sintonia con tutto il resto.
Chi sono in effetti i tuoi mentori musicali?
Ho sempre ascoltato moltissima musica, anche quella distante dalla mia. Sono cresciuta con mio padre che non viaggiava mai senza Pink Floyd, Dire Straits, Genesis, Police e poi i cantautori, soprattutto Dalla e De André, e con mia mamma che ascoltava Battisti, Mina, Cocciante. Crescendo tra gli artisti che ho ascoltato tanto ci sono Meg, Elisa, Radiohead, Lady Gaga, The XX.
Amore liquido in una società liquida: “Solido liquido” gioca con due stati fondamentali della materia, oggi espansi in accezione social(e). Qual è il tuo rapporto con il web?
Il web potenzialmente è una grande occasione di confronto e di connessione. Ma i rapporti umani vissuti attraverso il web impongono una distanza fisica che io preferisco evitare quando possibile. Credo nella forza delle relazioni oltre lo schermo, del contatto diretto, degli abbracci, degli occhi negli occhi. Io penso che si tratti di forme diverse di relazioni e che entrambe oggi siano necessarie. L’importante, secondo me, è non dimenticarsi di distogliere lo sguardo dallo schermo. In generale, passo molto tempo sul web, ma ti assicuro che quando poso il telefono, mi sento libera e rilassata.
Da dove nasce il testo di questa canzone? C’è un aneddoto legato alla sua stesura che ti piacerebbe raccontare?
“Solido liquido” l’ho scritto ad ottobre. Mi sono lasciata ispirare da una conversazione con Peppe avvenuta qualche mese prima. Eravamo fuori per un live e tra le varie chiacchiere ci siamo soffermati sulla tendenza a rendere poetico l’amore che si consuma in fretta, quello da sostituire per non correre il rischio di sentirsi fuori moda e fuori tempo. Una sorta di elogio del senso di incertezza derivante dalle relazioni tormentate, per cui ci siamo detti: e se provassimo a cantare l'amore quello semplice, l'amore nei piccoli gesti quotidiani che vede nelle imperfezioni la bellezza dell’altro? Così è nato questo pezzo, sempre io e il piano. Ho scelto la chiave della leggerezza e un pizzico di malinconia, che da sempre mi caratterizza, per cantare un messaggio per me importante, ovvero il valore degli affetti solidi e dei legami forti, di qualsiasi tipo e genere. Sono legami da proteggere in quanto rari e preziosi.
Dal primo Ep a moniker anagrafico e in capslock ANNA ad Anna Giusti. Come mai questo passaggio?
Sono cambiate tante cose dalla pubblicazione dei primi due singoli ad oggi. C’è stata una crescita. Ho iniziato ad avere una visione più disciplinata della musica e ho accumulato esperienze. Mi sono occupata anche degli aspetti non collegati direttamente alla creatività, come la promozione e il booking, insomma ho stabilito una connessione con i vari ambiti. Intanto il trasferimento a Roma e poi il ritorno a Nola, il nuovo lavoro e la vita in bilico che scorre... E' stato un passaggio del tutto naturale. Anna aveva bisogno di esplorare suoni e parole, Anna Giusti è la stessa persona che però, trovandosi a un bivio, ha deciso di percorrere con consapevolezza la strada che la rendeva più felice, anche se complicata.
Raccontaci del sodalizio artistico col produttore Peppe Pleiam La Strada..
Potrei parlarti per ore di Peppe, delle serate intere passate a parlare di musica, a suonare, a creare. Oltre ad essere il mio produttore, siamo molto amici. Il nostro incontro è avvenuto all'incirca due anni fa, frequentavamo lo stesso ambiente musicale e quando lui mi chiese di fargli ascoltare qualcosa, sentii da subito che era la persona giusta. Canzone dopo canzone, ci siamo studiati, capiti, scontrati ma sempre ritrovati. Ormai è una figura fondamentale per me. Il mio progetto musicale nasce con lui e con Saverio Tufano, fondatore di Scrz, anche lui è parte di ogni aspetto di questo progetto.
Come e quando hai deciso di vivere con e per la musica?
Ho sempre fatto musica. Anche se a volte l'ho trascurata per gli studi e per imprevisti vari, non me ne sono mai effettivamente allontanata. Subito dopo la laurea, riuscii a trovare lavoro a Roma. Un lavoro che mi piaceva ma che mi teneva impegnata al punto da non avere il tempo di suonare. Per quanto fossi felice e realizzata, mi sentivo incompleta, ero inquieta. Decisi che quello sarebbe stato il momento giusto per portare avanti un discorso che per troppo tempo avevo rimandato. Lì in una notte tra rabbia e lacrime scrissi “Ho la testa tra le nuvole”. Poco dopo ho preso un treno per Napoli e sono tornata.
Napoli sta vivendo l’ennesima rinascita musicale. Cosa ti piace di più delle nuove leve partenopee e, in particolare, della scena emergente femminile (SVM, Greta Zuccoli etc.)?
A Napoli c’è sempre stato un certo fermento artistico, è una città ricca di produzioni musicali, capace di evolversi pur rimanendo fedele alla tradizione. Qui l’arte rispecchia l’essenza della città stessa, una città contraddittoria, dinamica, ibrida e romantica. La cosa che mi piace tanto è che nella scena emergente femminile partenopea non trovi uno stile unico, una scuola unica, ognuno segue le proprie pulsioni lasciandosi influenzare inevitabilmente dagli innumerevoli stimoli che ti offre la città stessa con le sue strade, la sua gente, la sua storia, il mare, il cibo e molte altre cose.
Cosa gira nel tuo stereo/lettore digitale in questo momento? Chi sono i tuoi ascolti abituali?
Sono alla continua ricerca di ascolti nuovi. In questo momento tra i miei ascolti ci sono Lykke Li, The Weeknd, Hayley Williams, The XX e altri.
Come stai preparando la componente live? Quanti sarete sul palco?
Mi mancano molto i live. Sul palco saremo come al solito in due io e Pleiam. Per noi i live sono sacri, li prepariamo con dedizione, ogni volta inseriamo elementi diversi e cambiamo tutto. Ci divertiamo molto. Al momento stiamo studiando nuove soluzioni.
Sanremo è un tuo sogno o non ci pensi mai? E dei talent cosa ne pensi?
Certo che è un mio sogno Sanremo. In realtà sono una sognatrice e sono anche molto ambiziosa. Ma sono anche parecchio emotiva, per questo per quanto riguarda i talent non so se riuscirei a gestire lo stress e tutte le pressioni che comportano.
Cosa bolle in pentola per il futuro?
Stiamo pensando a un nuovo disco, ma per il momento ragioniamo per singoli. Sono concentrata sulla produzione di nuova musica, ho scritto molti pezzi e ci stiamo lavorando.
Solido liquido (videoclip, 2020) |