Otto anni fa Sam Rosenthal inaugurava con lo splendido "POD" un progetto tutto nuovo, un canale di sfogo per due sue passioni: l'ambient music e la sci-fi, con il cosmo eretto a comun denominatore. Da quell'ormai lontano 2007 di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Da etichetta di punta di una generazione tutta, la Projekt si è trasformata in una realtà discografica sempre più artigianale, concentrata sulla conservazione di un parco artisti fiorente quanto ben definito. All'interesse per il dark nelle sue declinazioni più eteree si è aggiunta una (ri)scoperta dell'ambient music più visionaria: Steve Roach, Dirk Serries, Erik Wøllo, Alio Die sono solo alcuni dei nomi che hanno trovato in Projekt un'autentica seconda casa. Sam, in tutto questo, si è tenuto alla larga da penna e tastiere per un po'. Da "10 Neurotics" dei Black Tape For A Blue Girl si è tornati a parlare solo una volta, per un remix album. Di mezzo solo una splendida suite ambientale ("The Passage") pubblicata a proprio nome, e un'attività (ultimamente ridottasi) di diffusione e strutturazione di una vera e propria "resistenza" alla pirateria digitale. E tanti rumours a cui oggi, in quest'intervista, siamo finalmente in grado di dare un fondamento.
Raggiungiamo Sam proprio nel giorno dell'annuncio a sorpresa: "POD" avrà un successore, "MONOLITH", già disponibile in digitale su Bandcamp e a breve stampato in 300 copie fisiche, finanziate grazie a una campagna di crowdfunding su Kickstarter che si concluderà il 19 maggio. Lo raggiungiamo, come l'ultima volta, quasi per caso, senza troppi programmi in testa o domande preparate a puntino. Sam non è uno che parla spesso, ma quando parla lascia il segno e sorprende sempre. Ne esce una chiacchierata densa di aneddoti, storie, rivelazioni e risposte che in tanti, fino ad oggi, avevano cercato invano.
Suppongo, a giudicare dal nome del tuo progetto, che tu sia un gran fan di Arthur C. Clarke, giusto? Quando è nato questo tuo amore per la fantascienza?
In realtà ho letto solo 6-7 libri suoi: i 4 della serie "2001" più "The Lost Worlds Of 2001" (raccolta di aneddoti che veniva venduta assieme a "Odissea nello spazio"), "Incontro con Rama", e "Ombre sulla Luna" mi sembra. Ho cercato poi di andare avanti con la serie "Rama", ma era decisamente troppo "di questo pianeta" per me, troppi personaggi tipo soap-opera e troppo poca fantascienza. Credo questo mio interesse venga dalla mia infanzia, è da allora che penso alla possibile esistenza di un mondo che sia diverso da questo, che non sia questo, da qualche altra parte, con qualcun altro. Una sorta di fuga della mia noiosa vita da bambino. Già allora mi ero appassionato a "Star Trek" e ho seguito parecchio anche "Il pianeta delle scimmie".
Chi ha seguito il percorso dei Black Tape For A Blue Girl sa benissimo quanto il tuo interesse per l'ambient music arrivi da lontano. Molti degli album dei Black Tape erano densi di passaggi atmosferici ai confini con l'ambient, in alcuni casi addirittura di brani squisitamente ambientali... Da dove arriva questo tuo interesse?
Credo che questa attrazione atmosferica sia a tutti gli effetti quel che ha reso la musica dei Black Tape così diversa da quella di molte band darkwave del periodo. I Dead Can Dance non sono mai arrivati a questo, i This Mortal Coil ci si sono avvicinati ma senza mai interessarsi per davvero. Io arrivo dall'ambient di Eno, dai Tangerine Dream e dalla trilogia berlinese di Bowie. La mia prospettiva è influenzatissima dalle rivoluzioni sonore degli anni Settanta. Ho pubblicato 7-8 cassette di musica esclusivamente elettronica prima di arrivare al primo album dei Black Tape For A Blue Girl. E pure dopo aver completato "The Rope" ancora non sentivo di essere uscito da quella fase ambientale-elettronica, e infatti ho voluto tornarci poco dopo con "Before The Building Fells". Quei sequencer sono rimasti a lungo il mio pane quotidiano, e pure nella B-side di "The Rope" la scena è tutta loro. Lì poi sospetto abbia giocato un ruolo chiave anche il metodo di Bowie di dividere i suoi album a metà, con un lato di canzoni e un altro di strumentali. Eno, invece, miscelava le due cose come in "Another Green World" ed è quel che ho fatto da "Mesmerized By The Sirens" in poi, come nella sezione centrale di "A Chaos Of Desire" con Vicki Richards al violino.
Questo nuovo lavoro a nome As Lonely As Dave Bowman arriva ben otto anni dopo il primo. Perché hai aspettato così tanto tempo per tornare a registrare con questo nome?
Beh, non ne ho la più pallida idea! O meglio, in realtà forse sì. Credo che la delusione nei confronti del music business maturata negli ultimi dieci anni abbia spento un po' il mio entusiasmo nel rientrare in studio e registrare. Una sensazione del tipo "caro, nessuno ascolterà più la tua musica, rassegnati. Perché mai dovrebbe?". Poi qualche anno fa ho scritto un romanzo erotico in un momento in cui avrei potuto mettermi a registrare. E due anni fa ho iniziato a spostarmi e viaggiare molto: entrambe ottime distrazioni. Ho deciso solo di recente che dovevo rimettermici con la testa. Non tanto sull'entrare in studio e sul fare musica, ma sul riallacciare rapporti con tutti quelli che avrebbero voluto ascoltare la mia musica. Prima ho lanciato una petizione su Kickstarter per la ristampa di "Remnants Of A Deeper Purity" in vinile. Poi quest'anno ho creato una raccolta fondi su Patreon: questo mi ha permesso di entrare in contatto con persone che erano ancora colpite da quel che faccio: gente che voleva nuova musica da me. E questo è stato di grande ispirazione, senza dubbio. Entrare in contatto con queste persone è stato lo stimolo decisivo per ripartire a lavorare su nuova musica. E da lì, lavorando principalmente su nuovo materiale per i Black Tape, un tot di idee buone per Dave Bowman sono arrivate da sole. Nel giro di due settimane mi son detto "wow, qui c'è molto più di quel che serve per un disco nuovo".
Cosa rappresenta per te questo progetto e che differenza trovi, per esempio, con i lavori ambient che hai pubblicato a tuo nome (come "The Passage")?
Per me Dave Bowman è un po' più penetrante e duro dell'ambient elettronico che ho pubblicato a mio nome. Forse la differenza per molti è impercettibile, ma a me è sembrato giusto mantenerle come due entità differenti. Steve Roach ha circa cinque stili diversi di ambient elettronico su cui lavora e tutti escono a suo nome. Il che ha una sua logica. Però per esempio "MONOLITH" non potrebbe sicuramente uscire a nome Black Tape, anche se così forse venderebbe il quadruplo. Ogni nome corrisponde a un sound specifico - vedi anche Revue Noise per il mio progetto con Nicki Jaine.
Riguardo "MONOLITH", che tipo di immagini, esperienze, umori e sensazioni hai convogliato al suo interno?
Il primo brano ho iniziato a registrarlo nel 2010, insieme ai primi sei minuti e mezzo di "Moon-skimmer". Questi pezzi sono esistiti in solitaria per un po', nell'attesa di creare un album in cui potessero trovare spazio. Il resto dell'album, come ti avevo detto, è nato in circa due settimane, esattamente come "POD" che era nato in una: sembra un po' una costante di Dave Bowman. Mi piace lavorare in questi tempi perché permette ai dischi di essere compatti, dona loro quella sensazione di coesione. Penso anche che la musica elettronica non abbia bisogno di essere lavorata troppo. Per il resto... ci sono desolazione, isolamento e solitudine in dosi massicce in "2001: Odissea nello spazio". Il fatto di essere così lontani da casa, la non-sicurezza di tornarci... ho tentato di catturare tutto questo. E poi il suono dello spazio, delle macchine, degli asteroidi che volano. Infine, ho cercato di inserire qualcosa di umano, i sentimenti di Dave Bowman lontani miglia e miglia da noi. Si tratta comunque di un personaggio piuttosto calmo e razionale, che non mette troppa emotività in quel che fa. Per questo i brani non hanno assunto un tono drammatico emotivamente parlando, ma un senso più legato all'epico.
C'è però qualcosa di diverso, a mio modo di vedere, tra "POD" e "MONOLITH": dove il primo evocava un soundscape molto notturno e cosmico, con evoluzioni lente basate su pochi elementi sulle loro ombre, qui ci sono molti più climax, cambi di scena, constrasti, quasi fosse un flusso di coscienza... Sei d'accordo?
Sì. "POD" era costruito su pochi elementi e registrato con un solo sintetizzatore che ho poi processato parecchio. Mentre "MONOLITH" ha circa ben... 7 suoni diversi! (ride). Ho "suonato" di più qui, non troppo ma di più, per questo c'è più "musicalità". Una delle cose che mi è piaciuto di più fare, col senno di poi, è proprio il fare musica senza dover suonar nulla. Mi è bastato trovare un suono, toccare qualche tasto e poi processarlo e lavorarci su. E si può continuare a evolverlo e cambiarlo quasi all'infinito, per cui accade che nessun altro suono sia come quello che si ottiene alla fine. Con Black Tape For A Blue Girl arriva sempre quel momento che suona tipo "bene, e ora che note devo eseguire? Ma suoneranno bene insieme? Dov'è il ritornello e dov'è il verso? Dov'è il coro e dove l'assolo? Ci sarà spazio per una linea vocale qui?". Bowman se ne frega di tutto questo, il che per me è fantastico. Diventa proprio una forma di pittura sonora. E sì, ci sono un sacco di climax e cambi di scena, perché le strutture sono più complesse che in "POD". Si tratta anche di un'evoluzione nell'usare gli strumenti e nell'esprimermi.
A proposito, che strumenti hai usato per lavorare su "MONOLITH"? Mi è sembrato un soundscape nel complesso più organico...
La stessa roba che ho usato per "POD". Non compro mai nuove macchine (ride) La più importante è la Eventide / H3000 - D/SX Ultra Harmonizer. Si tratta di un processore audio digitale pensato per chitarristi, credo. L'ho usato ovunque nei dischi di Dave Bowman. Penso alla fine sia proprio il suo utilizzo che mi fa sentire un pezzo come appartenente a questo progetto. L'ho usato anche in dischi dei Black Tape, ma in maniera più subdola, per esempio per il suono inquietante che c'è in "I Strike You Dawn" da "10 Neurotics. Nei lavori di As Lonely As Dave Bowman prima lavoro a un suono, o a una o più tracce, e poi le passo attraverso l'Eventide. Capita ci siano anche 4-5 tracce eseguite contemporaneamente, ed è quel che dà l'effetto di spazializzazione. Poi cerco di sfumarle una per una facendo sì che coincidano con l'ingresso di elementi nuovi, un po' come quando si vola nello spazio.
Stessa cosa per quel che riguarda l'organicismo. La mia voce effettivamente appare a un certo punto in "Moon-Skinner", e il mio respiro nell'ultima parte di "A Bright Room With Air". Ho usato il pianoforte in una sezione di "A Memory". In un punto del libro, Dave riflette sull'evento della morte del fratello, annegato in un fiume. Ho pensato a lui mentre riflette su questo e su casa sua e... magari in casa c'era un pianoforte! In tal caso si sarebbe ricordato anche del suono organico del piano, che l'avrebbe accompagnato durante quei sei mesi di viaggio verso Jupiter in uno spazio circostante totalmente privo di vita... Ecco perché c'è quella melodia di piano per circa cinquantacinque minuti nel disco.
Un aspetto interessante di "MONOLITH" sta nella scelta per la sua distribuzione... Perché hai deciso di regalarlo gratuitamente su Bandcamp come prima via?
Ero curioso di capire se l'idea "posso dare l'album gratis mentre chiedo di partecipare a una petizione su Kickstarter per stamparlo?" potesse funzionare. E il risultato è che... funziona! Le persone stanno facendo entrambe le cose. Il problema, purtroppo, è che oggigiorno molti degli artisti Projekt vendono al massimo 300 copie di un disco, e quindi non si può che uscire in limited edition. E per un artista che era abituato a vendere 16.000 copie con un disco dei Black Tape For A Blue Girl diventa molto... come dire... insensato, ecco, pubblicare un disco per 300/500 persone. Molti artisti si limitano a imprigionare le loro idee in cd che quasi nessuno ascolterà. Dare via il disco gratis mi è sembrata una soluzione funzionale, perché non c'è porta di ingresso, non c'è controllo né selezione. Tutti possono scaricare. Darlo via su Spotify però sarebbe stato decisamente impersonale. Non posso avere nessun tipo di connessione con persone che ascoltano in streaming, e prendo un dollaro per ogni mille ascolti... Con Bandcamp invece è diverso: esistono i commenti e posso anche cercare di dire "hey, perché se ti è piaciuto non dai una mano a stamparlo con una donazione su Kickstarter?". Le persone sono generose quando chiedi, meno quando pretendi. C'è gente che ha contribuito con donazioni di 100-200 dollari alla petizione (che resterà aperta fino al 19 maggio, ndr) quando gliene sarebbero bastati 50 per avere l'edizione limitata in plexibox! Ci sono persone che danno valore alla musica e all'arte e curiosamente rendere disponibile l'album gratuitamente mi ha permesso di entrare in contatto con loro.
Questa scelta segue un sentiero particolare che hai iniziato a costruire con il digital store di Projekt, in cui hai pubblicato tantissimi Ep, brani e sampler gratuitamente... Come sei arrivato a sviluppare questo metodo?
Per anni ho continuato a lamentarmi e brontolare dicendo "per la gente il prezzo perfetto è avere le cose gratis". E lo dicevo con quell'attitudine da "il tempo ci ha superati" che molti artisti hanno ancora. Poi ho iniziato a rifletterci più profondamente: non si può combattere il progresso. Come hai detto tu, ho combattuto a lungo contro la gratuità dei dischi. Ma è la realtà: oggi si deve trovare un modo - e gli artisti per primi devono trovarlo - per fare musica gratis. Ho avuto una chiacchierata a riguardo con un amico che lavora nel mondo della tecnologia, e abbiamo parlato dei molti aspetti che cambieranno nel futuro prossimo. Ho capito che è più funzionale cercare un modo di continuare a far andare bene le cose, che lamentarsi perché non vanno più come prima. Non si può tornare indietro nel tempo, non si può né deve essere l'ultima linea di vapore di un motore morente. "C'è da cambiare, Sam", mi sono detto.
Ho seguito a lungo la tua battaglia contro la pirateria. C'è un aspetto interessante: tu sei stato uno dei primissimi promotori delle possibilità del web e del digitale... quando ancora non si erano rivelati terreno principale per "rubare" musica. Da allora ti sei impegnato in molte campagne per aiutare i musicisti a difendersi, PETm su tutti (acronimo per People for ethical treatment of musicians, ndr)... Ora sembri aver cambiato idea di nuovo. Qual è la tua posizione autentica al riguardo?
Come diceva Borg in "Star Trek": "la Resistenza è futile!" (ride)
Eticamente, credo che gli artisti debbano essere retribuiti per il loro lavoro. Ma Google la guerra l'ha già vinta da tempo. La battaglia è persa. Le compagnie tecnologiche hanno abbattuto i soldatini, e la maggioranza della gente continuerà a pagare centinaia e migliaia di dollari per cellulari e internet, ma neanche un euro per la musica. Non posso continuare a combattere come farebbero dei soldati dispersi su un'isola del Pacifico. Mentre il 90% del pubblico continua a spostarsi verso l'avere la musica gratis, ha senso invece concentrarsi su quel 10% che continua a sentire una connessione con gli artisti e a supportarli. Molti degli artisti con cui ho lavorato, in questo senso, hanno gli occhi foderati! Credono ancora che continuando a sperare, prima o poi si tornerà al 1996, e a vendere migliaia di cd. La realtà è che non succederà mai.
Sai, leggere Thich Nhat Han mi ha aiutato a capire anche questo: la sofferenza è una caduta necessaria a vedere la realtà per com'è. Non puoi combattere la realtà perché la realtà è un'illusione. E per uscire dalla sofferenza si deve uscire dall'illusione. La nuova realtà di oggi ci dice che pian piano smetteremo del tutto di essere pagati. Bisogna accettarlo per non soffrire.
Ho voluto centrare questa chiacchierata su As Lonely As Dave Bowman ma non posso esimermi dal cambiare argomento per un attimo... Cosa rappresenta oggi, per te, Projekt? In che direzione pensi si evolverà nei prossimi anni?
Ho volutamente ridotto molto il tempo che dedico a Projekt e il numero di album che pubblico. Come ti ho detto, molti artisti hanno difficoltà a vendere anche solo 300 copie di un disco. Questo è tremendo e molti artisti non lo ammetteranno mai perché è fonte di imbarazzo, ma sarò trasparente perché voglio spiegare qual è la realtà dell'essere musicisti nel 2015. E del mandare avanti un'etichetta nel 2015. Che senso ha far uscire il disco di una band che non venderebbe nemmeno 100 copie dopo averci speso il massimo dell'impegno, dei soldi e delle forze? Nessuno, tempo ed energie ha più senso spenderli nel fare musica propria a quel punto. O nel coltivare pomodori nel giardino di casa, sicuramente ancor più produttivo!
E... cosa mi dici dei Black Tape? Da tempo leggo di "novità in arrivo", ma alla fine mi perdo. E da "10 Neurotics" sono già passati 6 anni! A che punto sei con i lavori?
Vero, vero! Ho appena mandato quattordici nuove canzoni ai donatori di Patreon. Ogni mese ricevono nuovo materiale: quasi tutte demo esclusivamente strumentali, alcune con parti di viola. Non mi aspetto che finiscano tutte nel prossimo album, è ancora un work-in-progress. Ho già un'idea sul disco, che dovrebbe uscire su doppio-Lp e cd. Sarà concepito sull'idea dei quattro lati dell'Lp e spero di completarlo entro l'autunno di quest'anno, ma non so se avrò i testi pronti e le parti vocali registrate per allora. Vedremo che succede ma sì, qualcosa si sta muovendo e sto lavorando su musica nuova. E sui miei pomodori, che comunque richiedono tempo! (ride)
Quali altri interessi non-musicali hai trovato il tempo di sviluppare in questi anni?
Beh... credo che crescere mio figlio sia stata probabilmente la cosa in cui ho speso più tempo. Poi, beh, mi piace incontrare le persone a cui tengo, passare del tempo con loro, conversarci. La vita non è tutta solo lavoro, anche se siamo costretti a vederla così a causa della società. Mi sono trasferito a Portland diciotto mesi fa, un posto decisamente più economico di Brookyln, dove posso rilassarmi di più e lavorare di meno. Non avrebbe senso oggi spendere 40/60 ore a settimana a lavorare, dedico molto meno tempo a Projekt. Questo mi da molto più tempo per staccare, per dedicarmi alla musica, per leggere. Leggo tantissimo ultimamente, qualche settimana fa ho riletto "2001: Odissea nello spazio" giusto per dargli una rinfrescata. Ora mi sto buttando su "2010".
Ultima domanda: aspetteremo altri otto anni dopo "MONOLITH" per rivederti in azione?
(ride) No, non credo. La mia speranza è sempre quella di uscire con un nuovo album dei Black Tape For A Blue Girl ogni 18 mesi. Mi piacerebbe in sostanza dedicarmi sempre e solo alla musica. Uno dei "problemi" più grossi sono state le distrazioni. Che sia Projekt, i tour, la promozione, o mio figlio. Uscire dal ritmo del fare musica è l'inconveniente principale in questi casi. Mi ritrovo arrugginito e sento come se dovessi ripartire da capo, come quando ti gratti. Ma c'è una differenza sostanziale: sono migliorato parecchio nel fare musica. E non lo dico egoisticamente, ma di sicuro oggi non è una cosa pesante o che mi impegna troppo. Per dire, la settimana scorsa volevo lavorare a un passaggio per il nuovo disco dei Black Tape For A Blue Girl. Mi è venuta quest'idea di fare il primo quattro lati di cui il primo occupato da una suite di 17 minuti, divisa in quattro movimenti. Mi serviva un passaggio dal terzo al quarto. Ho pensato "bene, cerchiamo un effetto sonoro. Così ho un suggerimento da cui partire". Sono tornato in studio, ho recuperato uno dei cd che tengo dagli anni Novanta con tutti gli archivi dei miei effetti sonori, ho rovistato tra un po' di suoni (rane, grilli e vento) e ho iniziato a processarli. Ci ho aggiunto un po' di suoni elettronici dal mio Korg Poly-61 e boom, suonava esattamente da Black Tape.
Penso che in un altro periodo difficilmente sarei riuscito a uscirne. Ora ho almeno due "segreti": primo, non penso mai a quel che faccio. Secondo, credo in quel che faccio e quindi lo faccio. Credo che entrambi vengano dall'essere diventato una persona più positiva, con intenzioni ed energie. Qualità che mi mancavano in passato, soprattutto nei primi dieci anni di Black Tape, un periodo pieno di angherie di ogni genere. Tranquillo, le mie canzoni continuano a parlare di ansia e di relazioni angosciose, eh! Ma credo di essere diventato molto più funzionale come persona. E come musicista.
Sì, ho parlato tanto, ma per risponderti: posso immaginare un altro album di Dave Bowman entro i prossimi diciotto mesi, sì. Non fosse altro perché ho una suite di novanta minuti pronta, molto più simile a "POD" che a "MONOLITH". Niente climax, niente cambi di scena, solo un lungo pezzo con lo stesso mood. Potrei farne un download subito ma devo pensare a un nome, anche se ho già la cover. Le opzioni sono tante, non posso lamentarmi.