Ronin

Il patchanka malinconico

intervista di Michele Saran

L'uomo-band e le sue concezioni, il chitarrista carismatico alle prese con emozioni da arrangiare, il poeta innamorato delle immagini filmiche, vere o immaginarie, il clown della world music pervaso dalla più intima malinconia: Bruno Dorella e il dolce travaglio dei suoi Ronin, in una breve chiacchierata


La fotografia dei Ronin del 2009; ci illustri brevemente qual è l'attuale situazione della band?

La formazione è la stessa di "Lemming" (2007, ndr), con la differenza che Nicola Ratti non è più solo un ospite ma è entrato nella band in pianta stabile. Artisticamente siamo in gran forma, fisicamente un po' meno.


Come questa situazione è connessa con lo spirito de "L'ultimo re"? Come lo permea?

Rispetto al passato avere una formazione stabile mi ha permesso di lavorare di più con la band. Sul nuovo disco ci sono solo due ospiti, sugli altri erano molti di più. Suona più rock, i pezzi sono più arrangiati, e il contributo di Nicola (Ratti, ndr) su tutti i pezzi cambia le coordinate rispetto al passato, perché il suo suono è molto più "astratto" rispetto al mio e a quello di Marco Anicio, che aveva suonato nella maggior parte dei dischi precedenti.


Più in generale, come si è concretizzata la sua ideazione? Da dove ha preso forma?

Da "Lemming" sono passati due anni e mezzo, è stato un processo lungo. Ho avuto frammenti di questi pezzi in testa per un bel po', ma per vari motivi non riuscivo a dare un senso al tutto, a renderli compatti, a individuare un filo conduttore. Mi sono trasferito a Berlino e anche la mia vita sentimentale è cambiata notevolmente, il che ha reso tutto più nebuloso. Poi ho avuto l'idea di usare una semplice frase come concepì per tutto l'album, e da lì tutto è stato più facile, mi sono immaginato un film da commentare con la musica, e tutti i brani hanno preso vita, hanno trovato la loro soluzione.


Forse ogni vostro album contiene un messaggio globale (letterario, artistico, musicale). Qual è quello del vostro ultimo disco?

"Con le Budella dell'Ultimo Prete Impiccheremo l' Ultimo Re". Non è un messaggio, ma contiene molti elementi dell'estetica Ronin: autocompiacimento anarchico, attrazione verso la morte, la tragedia, la sconfitta, un'immagine molto forte da cui chiunque può trarre il suo film immaginario.


Passo indietro: il vostro apporto alla colonna sonora di "Vogliamo anche le rose". Ci racconti, prima di tutto, qualche aneddoto sulla lavorazione, o sul rapporto con la regista Alina Marazzi? Com'è avvenuto l'ingaggio?

L'ingaggio è avvenuto con una semplice telefonata dalla produzione. Gaia Giani ha fatto sentire la nostra musica ad Alina ed è scattata la scintilla. Lavorare con Alina e Gaia poi è stato molto facile, oltre che gradevole. Loro mi mandavano parti del film e alcuni suggerimenti su quello che desideravano dalla musica. Io ho composto le idee principali, poi è arrivato l'interessamento di Warner Chappel per produrre il cd della colonna sonora, il che ci ha permesso di registrare in un ottimo studio col bravissimo Ivan Rossi. Il resto della band, come al solito, ha arrangiato benissimo le mie idee di partenza, e trattandosi di una colonna sonora, ci siamo anche presi qualche libertà in più, soprattutto sui brani che andavano a commentare momenti più "allegri" del film. Non vediamo l'ora di lavorare a un nuovo film, è veramente un terreno su cui i Ronin possono esprimere ancora molto.


In generale: qual è il vostro iter compositivo? Credi sia in qualche modo cambiato dopo l'esperienza filmica con Marazzi? E quanto?

L'iter è che io porto l'idea principale e gli altri la arrangiano. Essendo tutti molto più bravi di me, di solito il pezzo viene più bello di come me lo immaginavo. Penso veramente però l'approccio sia cambiato dopo la colonna sonora per Alina. Ora non compongo più solo musiche che tendono alla malinconia, alla tristezza e al tragico, ma anche cose più "d'azione". Se i dischi dei Ronin sono musica per film immaginari, devono esserci anche momenti non necessariamente strappacuore. In termini musicali, sto imparando a comporre anche in maggiore.


E dunque... chi prende l'iniziativa nella composizione?

Io.


La band al microscopio. La chitarra di Bruno: è lirica, libera di viaggiare in senso poetico, o è in qualche modo "illustrativa" per la band che la attornia (e il pubblico)?

Non sono sicuro di aver capito questa domanda. Intendi dire se mi prendo libertà di improvvisazione?


Precisamente.

In questo caso la risposta è no. Come batterista sono molto pronto all'improvvisazione, mentre come chitarrista mi piace essere  molto melodico e avere parti molto definite e descrittive. Quindi darei la risposta numero due: illustrativa.


Come organizzate gli arrangiamenti? Si tratta di un procedimento a tavolino o è qualcosa di "eretico"?

E' un procedimento molto eretico. Arrivo con l'idea e dico agli altri come vorrei la loro parte. Il problema è che le mie indicazioni sono abbastanza astratte, tipo: vorrei una cosa struggente tipo "La tigre e il dragone nel deserto"... oppure vorrei che il basso suonasse la musica per il funerale di un surfista francese...

Come ti dicevo prima, so che posso farlo perché il resto della band è talmente fenomenale che non solo capiscono cosa intendo, ma lo fanno meglio di come lo immaginavo!


La vostra opera al microscopio: lo scalino (stilistico, musicale) tra primo Ep e primo Lp.

Il primo Ep è stata la prova generale. Il primo Lp ha chiuso il cerchio di quel periodo. Li vedo molto vicini, direi che è stato uno scalino basso. Principalmente la differenza sta nell'ampio uso di archi sul primo Lp.


Lo scalino tra primo Lp e "Lemming".

Questo è uno scalino grosso. Molta esperienza dal vivo e una formazione quasi stabile dopo due anni di acrobazie (un numero imprecisato di batteristi e chitarristi). Un aiuto molto forte da parte della band nell'arrangiamento, una registrazione in analogico (alla Sauna studio) con idee molto più a fuoco, e un grosso aiuto da parte di Ghost records.


Quello tra "Lemming" e "Vogliamo anche le rose" (per concludere con "L'ultimo re").

"Vogliamo anche le rose" è una colonna sonora vera, quindi un discorso a parte rispetto agli album. Ha però segnato l'inizio della collaborazione con Ivan Rossi, che ora registra praticamente tutti i miei gruppi. "L'Ultimo re" in qualche modo racchiude sia l'evoluzione di "Lemming" che nuovi elementi derivanti da "Vogliamo anche le rose". So che è scontato dirlo, ma è il disco dei Ronin di cui sono più contento.


Tutte queste opere compongono il mosaico del vostro "patchanka". Siete una delle band "patchanka" più rinomate e importanti sul suolo italico. Vi piace la definizione "patchanka"?

Credo tu sia il primo a definirci così. In molti ci hanno definiti folk o post-rock. "Patchanka" non mi fa impazzire, anche se c'è un fondo di verità. Se "patchanka" sta a definire un misto di stili musicali diversi con molte influenze di world music, ci siamo abbastanza. Ma l'idea che la gente ha di questo genere è qualcosa di festaiolo, con cui ballare, saltare... dai Mano Negra (che adoro e che hanno coniato il termine) in poi "patchanka" sottintende un misto di stili diversi che hanno però come base lo ska o comunque musiche ballabili, e qui non ci vedo proprio i Ronin, siamo troppo malinconici. Se cercate la taranta andate altrove.


Bruno, c'è un moto d'influenze tra i tuoi svariati progetti (OvO, Bachi Da Pietra, Bar La Muerte) e i Ronin, e viceversa?

Direi di no, cerco di mantenere i progetti molto separati e credo di riuscirci bene. Sono musiche molto diverse, e suono anche strumenti diversi nei vari gruppi. Non mi piace chi fa la stessa musica sotto decine di nomi diversi... O perlomeno non è quello che voglio fare io. Qualche influenza minima ci può essere, ma è davvero molto nascosta. Per quanto riguarda Bar La Muerte, oggi come oggi mandare avanti un'etichetta underground è solo un hobby dorato...


Amarcord. I Wolfango: cosa ricordi di quei tempi?

Suonare coi Wolfango mi ha fatto capire che la musica era quello che volevo fare nella vita, e meno male! Sono arrivato proprio nel momento in cui avevo appeso la chitarra al chiodo. Tutti i miei idoli a 19 anni avevano fatto i loro primi album, mentre io a 19 anni ero appena fuoriuscito dal mio gruppo di allora. Suonare la batteria però mi affascinava, e allora l'ho fatto. E' stato bello, totalmente naive, puro e inconsapevole. Oggi come oggi mi sembra di avere fatto passi da gigante musicalmente, anche se i gruppi in cui suono forse hanno meno possibilità di diventare gruppi di successo rispetto ai Wolfango. Ma oggi non riuscirei a suonare della musica così semplice. Voglio più sfida.


Una (temporanea) conclusione: quali sono e saranno le direzioni future dei Ronin?

Spero molte più colonne sonore, che come quella per Alina possano aprire nuove direzioni artistiche.


Piccolo spazio pubblicità: ricordiamo promozione del disco, date del tour e quant'altro.

Le date del tour possono sempre essere consultate sul sito della nostra agenzia Estragon, o su quello della Ghost, su quello di Bar La Muerte e sul nostro Myspace.

La promozione del disco, per fortuna, la fa qualcun altro, cioè la benemerita Ghost records...


Grazie Bruno, grazie Ronin, speriamo di risentirci presto!

A presto!

Discografia

RONIN
Ronin(Ep, Bar La Muerte, 2002)6
Ronin (Gammapop/Ghost, 2004)7
Lemming(Ghost, 2007)6
Vogliamo anche le rose Original Soundtrack (Warner, 2008)5
L'ultimo re (Ghost, 2009)6,5
Fenice (Santeria, 2012)6
Il terzo tempo (Musiche originali di un film) (Warner, 2013)
Adagio furioso(Santeria, 2014)6
I See Them (Ep, OverDrive, 2016)
Bruto minore (Black Candy, 2019)
BRUNO DORELLA
Concerto per chitarra solitaria (Bronson, 2019)
TIRESIA
Tiresia (Bronson, 2017)
Estatico (Spittle New, 2019)
Pietra miliare
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