Osanna

Osanna

Il prog mediterraneo

Una delle band italiane più originali e innovative, artefice di un sound progressive con sonorità mediterranee e influenze britanniche, tra i protagonisti di primo piano della controcultura italiana degli anni 70. La loro storia, dagli esordi psichedelici alla colonna sonora di "Milano Calibro 9", sino all'ineguagliato capolavoro "Palepoli"

di Valerio D'Onofrio

La scena prog italiana degli anni 70 non è stata quella di un paese colonizzato, mero epigone senza personalità dei maestri anglofoni, ma è stata una scena tanto variegata da aver visto nascere band significative da Nord a Sud, con notevoli differenze tra regione e regione, legate alle singole peculiarità culturali. In questa rincorsa di creatività giovanile, la scena napoletana, ricca di riferimenti mediterranei, ha dato vita a un modo innovativo e originale di intendere il rock progressivo. All'interno di questo contesto, gli Osanna rappresentano il riferimento principale, oltre a essere una delle formazioni chiave di tutta la scena nazionale insieme a Pfm, Banco, Orme e Area.

Nati nel 1970 dall'unione di musicisti provenienti da i Volti di pietra e da i Città frontale, sono formati dal cantante e chitarrista Lino Vairetti, dal chitarrista Danilo Rustici (fratello di Corrado dei Cervello), dal bassista Lello Brandi, dal batterista Massimo Guarino e dal sassofonista e flautista Elio D'Anna, proveniente dagli Showmen, discepolo e ammiratore di David Jackson dei Van Der Graaf Generator. Gli Osanna sono stati i primi ad arricchire la musica pop-rock italiana di un forte elemento teatrale, cosa che in quegli anni stavano facendo i Genesis o i Crazy World di Arthur Brown. I loro concerti sono stati una splendida unione di musica e spettacolo teatrale che ha rappresentato una pagina unica nella scena underground italiana. Tra le loro partecipazioni, spiccano quelle al Festival di Caracalla (1971), al Festival di musica d'avanguardia e di nuove tendenze di Viareggio (1971) e al Festival pop di Villa Pamphili (1972).

linovairettiosannaMa volendo tralasciare l'aspetto esteriore, non si può non evidenziare quanto la musica degli Osanna spicchi particolarmente per originalità. Inizialmente influenzati dal beat e dalla psichedelia britannica, nell'arco di uno o due anni riescono a coniugare le esperienze musicali crimsoniane, il mellotron di Fripp, le arie crepuscolari dei Van Der Graaf Generator, i colori dei Genesis, i cenni folk dei Jethro Tull con la tradizione popolare del Sud Italia non era forse neanche immaginabile nei primi anni Settanta.
L'idea è pionieristica e raggiungerà con Palepoli il suo vertice assoluto.
Erano gli anni in cui in Italia tutto aveva inizio, con qualche anno di ritardo rispetto agli Usa o alla Gran Bretagna. Il rock psichedelico non aveva sfondato nel nostro paese, ma il pop-rock barocco dei Procol Harum, degli Zombies o dei Moody Blues aveva invece portato a un rinnovato interesse alla musica britannica. Una parte degli ascoltatori italiani, probabilmente quelli meno convenzionali, subiscono il fascino (più di tutti gli altri paesi europei) di una nuova musica pop che prende parzialmente ispirazione dalla musica classica, non per autolegittimarsi, ma per creare qualcosa di più complesso e articolato del canonico brano pop.
Dopo l'esordio dei King Crimson avviene l'esplosione del progressive britannico e la sua deflagrazione giunge in pochi anni anche in Italia.

elio_danna.In questa fase di passaggio, gli Osanna esordiscono con L'uomo (1971), Lp che può considerarsi, insieme all'esordio dei Trip del 1970, l'anello di congiunzione tra la stagione psichedelica e i primi vagiti progressive. L'uomo è un album ancora legato al pop psichedelico vicino al blues, ma è già molto meno lisergico dei Trip e decisamente più accostabile a un progressive embrionale.
Il primo brano strumentale "Introduzione" ne è un esempio quasi clamoroso, con tratti pionieristici in cui si evidenziano musicisti dotati di una spiccata originalità, in particolare i due pilastri della band, il funambolico sassofonista e flautista Elio D'Anna e il chitarrista originale e sorprendente Danilo Rustici, autore di riff e assoli mai convenzionali. Sono loro il motore della band, col loro stile personale tendenzialmente non accademico, proprio per questo più interessante e innovativo.
L'uomo è un prodotto tipico della sua epoca, dal chitarrismo hendrixiano ("Lady Power") all'hard-blues in stile Cream ("Vado verso una meta"), sempre contaminato dalle esperienze dei primi Jethro Tull. La title track è il brano più esemplificativo, con flauto, arpeggi di chitarra, alcuni momenti straordinari di Elio D'Anna, il coro finale e testi che anticipano la ricerca dell'uomo puro che troverà la sua apoteosi nel loro terzo Lp. Un perfetto brano prog-rock, probabilmente un nuovo canone per la futura canzone progressive italiana.
I momenti psichedelici abbondano, dall'intro di "In un vecchio cieco", decisamente vicina ai primi Pink Floyd, al riff aggressivo di "Non sei vissuto mai", che poi si dilunga in un variegato strumentale lisergico prima del finale urlato. I testi rimandano ancora al tema dell'uomo, in questo caso sottomesso alle regole del mercato, quindi uomo che non "ha vissuto mai".

L'album è un successo e gli Osanna si fanno notare in vari concerti. Nel 1972 vengono contattati per registrare - insieme al compositore Luis Bacalov - la colonna sonora dello storico poliziottesco di Fernando Di Leo "Milano Calibro 9", uno dei film più iconici di quella straordinaria pagina di creatività del cinema italiano. Non era la prima volta che Bacalov collaborava con una band prog, lo aveva già fatto con eccellenti risultati nel "Concerto grosso per i New Trolls" nel 1971. Milano Calibro 9 OST non è da meno. L'idea di coniugare momenti di musica classica barocca col rock ha fatto tante vittime in passato, ma nel caso delle collaborazioni di Bacalov i risultati sono sempre stati virtuosi. La musica classica si miscela al rock progressivo in modo quasi naturale, non dando mai l'impressione di una forzatura commerciale, bensì di una naturale compenetrazione di due stili differenti, dove nessuno sminuisce l'altro.
"Preludio" e "Tema" sono i due momenti centrali del disco, dove il barocco in stile Vivaldi si alterna al progressive degli Osanna con stupefacente naturalezza. La lunga serie di "Variazione" è tipica delle colonne sonore dei poliziotteschi, con sonorità beat rapide che verranno saccheggiate da una lunga serie di epigoni.

Il momento di gloria degli Osanna li spinge a osare ancora di più. Nel 1973 pubblicano il loro ineguagliato capolavoro Palepoli, uno degli album più importanti di tutta la scena progressive italiana.
Palepoli è la descrizione della città ideale, l'unica dove l'uomo possa essere davvero felice, il luogo dove non è ancora avvenuta la "mutazione antropologica" descritta da Pasolini. Una città dove l'uomo è ancora tale, dove le sue virtù non vengono ancora misurate in denaro, dove c'è spazio per un essere umano non ancora trasformato in mero "consumatore". Il progressive degli Osanna guarda quindi al passato. Lo stesso genere che in altri contesti era stato spinta futuristica, tentativo di spingersi oltre i limiti della propria contemporaneità, con gli Osanna diventa un nostalgico e rassegnato ricordo di un'epoca ormai scomparsa, forse persino mai esistita. Gli Osanna riescono in questo modo a unire innovazione e tradizione. La musica è innovativa, ma i testi raccontano di un ritorno a vecchi valori esistenti in un'antica città immaginaria dove amicizia, uguaglianza e rispetto per gli altri non si sono perduti.
La scelta del formato è tipica del periodo d'oro del progressive internazionale; due lunghe suite, una per ogni lato del vinile - "Oro caldo" e "Animale senza respiro" - con un brevissimo intermezzo, "Stanza città". "Oro caldo" (diciotto minuti) è caratterizzata da un continuo alternarsi di stili e ritmi. Inizialmente dà subito l'impressione di trovarsi in un mercato napoletano per poi passare a momenti crimsoniani, spazi melodici, intermezzi blues con un grande Elio D'Anna che alterna flauto e sassofono, fino a momenti che ricordano la tastiera di Wakeman. Gli Osanna riescono a suonare di tutto senza mai scadere nel banale. In Italia non si era mai sentito nulla del genere.
Dopo un breve intermezzo ("Stanza città"), si arriva alla seconda suite, "Animale senza respiro" (21 minuti). Qui appare più evidente l'influenza dei primi King Crimson, ma l'intero brano è un ambizioso e complesso collage di jazz-rock, inattesi scorci di sperimentazione elettronica, momenti acustici, concessioni poetiche e rabbiosi episodi tra il blues e l'hard-rock. In questo contesto tanto variegato, gli Osanna descrivono l'animale senza respiro. Esso è in totale contrapposizione con l'uomo ideale abitante della città immaginaria Palepoli, è l'uomo integrato nella società dei consumi che ha come solo interesse il proprio personale tornaconto.
Grande inno alla modernità (la musica) e, contemporaneamente, alla nostalgia senza speranza (i testi), Palepoli resta una pagina ineguagliata del progressive italiano ed europeo che fa inserire di diritto gli Osanna in un ipotetico podio dei tre gruppi storici più rappresentativi del prog italiano, insieme a Pfm e Banco.

osannadanilorusticiPer gli Osanna è il momento d'oro della loro carriera. Purtroppo, però, durerà pochissimo. Nel giugno 1973 organizzano a Camaldoli il festival pop "Be-In", tre giorni di musica prog-pop dal vivo gratuita. Il risultato è però un disastroso fallimento finanziario che inizierà a far scricchiolare i rapporti interni nella band. Tutto sembra al tramonto, proprio sul più bello.
Dopo una serie di live volti a recuperare il danno economico, pubblicano Landscape Of Life (1974), opera che nasce come tentativo di aprirsi al mercato internazionale. L'obiettivo è evidente sin dalla cover palesemente ispirata agli Yes e ai cinque brani su sette cantati in inglese. Ad ogni modo sia la title track che "Il castello dell'Es" sono due ottimi brani progressive che ricordano lo stile dei loro tempi migliori. Per il resto la magia è ormai persa e la band sembra aver già fatto le valigie, tanto che gli ultimi tre brani sono registrati da collaboratori esterni. Elio D'Anna lascia la compagnia che, priva della sua forte personalità, non riuscirà più a tornare ai tempi d'oro.

Il ritorno del 1978 con Suddance li porta dall'inglese al dialetto napoletano e a sonorità più vicine al jazz, con uno stile più simile ai Napoli Centrale che alla scena progressive classica e con alcuni momenti anche interessanti, ma complessivamente dei veri Osanna sembra rimasto solo il nome. Lascia anche Corrado Rustici e gli Osanna si sciolgono definitivamente.
Dagli anni 80 in poi il loro destino è simile a quello di quasi tutte le band prog: l'oblio prima del grande revival degli ultimi anni.

osannaples_2Dal 2003 iniziano una serie di esibizioni live che poi sfoceranno nel sesto album in studio Palepolitana (2015). Dopo ben quarantadue anni, Palepoli diventa Palepolitana, atto di puro amore verso una città troppo spesso umiliata e offesa da pregiudizi e luoghi comuni. Per realizzare questo ambizioso progetto, Lino Vairetti ha a disposizione una band totalmente rinnovata e collaborazioni di primo livello che vanno dalla voce cristallina di Sophya Baccini al leggendario David Jackson dei Van Der Graaf Generator, da Gianni Leone a Jenny Sorrenti e Corrado Rustici.
Difficile, forse persino impossibile, reggere il confronto col colosso Palepoli. La scelta è quindi quella di cambiare totalmente pagina. Le due lunghe suite sperimentali - "Oro caldo" e "Animale senza respiro" - lasciano spazio a ben dodici brani, nessuno dei quali supera i quattro minuti. I pezzi sono brevi esplorazioni di vari generi popolari che vanno dalla tarantella rivista in versione prog di "Michelemmà" al commovente inno d'amore per Napoli di "Santa Lucia", dal folk partenopeo di "Fenesta Vascia" al rock di "Ciao Napoli" e alle composizioni più melodiche, come "Canzone Amara" - magistralmente interpretata da Sophya Baccini - "Anni di piombo" e "Made In Japan", mentre "Palepolitana" è il brano che, con i suoi riff taglienti, riprende maggiormente il precedente Palepoli.
Si chiude con la commovente "Profugo", libera interpretazione di una poesia di grande attualità del poeta palestinese Mahmoud Darwish, cantata da Irvin Varietti, figlio di Lino.

Il 2021 segna il cinquantesimo anno dalla nascita della band. È l'anno giusto per celebrare questa longevità con Osannaples, il docufilm della regista Deborah Farina che vuole fare il punto sulla storia della band di Vairetti e compagni e sul suo legame con la città di Napoli.
È anche l'anno del nuovo Lp Il diedro del Mediterraneo, opera che aumenta l'influenza del figlio Irvin Luca. Nel complesso è un album molto professionale e ben prodotto, con suoni tipicamente progressive ("Ti ritroverò", "Mare Nostrum"), collegamenti con vecchi successi ("L'uomo del prog") e riferimenti nostalgici agli storici festival italiani ("Caracalla 71").

Osanna

Discografia

OSANNA
L'uomo(Fonit Cetra, 1971)
Milano Calibro 9 OST con Luis Bacalov(Fonit Cetra, 1972)
Palepoli(Fonit Cetra, 1973)
Landscape Of Life(Fonit Cetra, 1974)
Suddance(CBS, 1978)
Palepolitana(Afrakà/Ma.Ra.Cash Records, 2015)
Il diedro del Mediterraneo (Afrakà/Ma.Ra.Cash records, 2021)
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