03/09/2022

Tony Hadley

Festival d'Autunno, Soverato (Cz)


Quello che un tempo sarebbe stato con ogni probabilità l'evento dell'anno si è trasformato in un piacevole ritrovo tra amici. Non c'era il tutto esaurito ma appena un paio di centinaia di persone ad attendere Tony Hadley all'Arena del Teatro Comunale di Soverato, in occasione dell'unica tappa nel Sud Italia del suo "40th Anniversary Tour", che a partire dalla seconda metà di agosto nel nostro Belpaese ha già fatto scalo a Aosta, Pescara, Porto Recanati e Padova. L'approdo in Calabria, però, assume un significato molto particolare, visto che nella punta dello Stivale una star internazionale di tale calibro, attuale o demodé che sia, non capita esattamente tutti i giorni. Qualcuno si precipita all'appuntamento agghindato da gran sera, qualcun altro invece è reduce dagli ultimi tuffi e sbuca fuori direttamente dalla spiaggia situata pochi metri più in là, giusto il tempo di una doccia per togliersi di dosso l'odore del mare.

 

L'estate volge al termine, ma gli anni Ottanta non finiscono mai: la storica rivalità con i Duran Duran si riaccende in coda alla biglietteria, dove tra un aperitivo analcolico e il sound-check di sottofondo gli ex-ragazzini di una volta continuano a stuzzicarsi. “Ti ricordi che voce aveva Hadley? Fosse stato Simon Le Bon mica ci sarei venuto”. Già, Tony ha una gran bella voce ancora adesso ed è stato scelto per inaugurare la diciannovesima edizione del Festival d'Autunno, curato dalla sovrintendente e direttore artistico Antonietta Santacroce, che alle 21.15 prende il microfono per spiegare al pubblico come la rassegna proseguirà nelle prossime settimane tra danze, musica e teatro, poi lascia finalmente i riflettori a colui che lei stessa definisce “il mitico Tony Hadley, che non ha certo bisogno di ulteriori presentazioni”. Ad accompagnarlo sul palco c'è il nuovo gruppo TH Fabolous Band, ma il repertorio, a conti fatti, è praticamente tutto di marca Spandau Ballet e aggiungeremmo “meno male”, dato che dopo l'addio alla band (ora tenuta saltuariamente in vita dai fratelli Kemp) il fascinoso vocalist non aveva mai saputo ripeterne i fasti, indirizzando il resto della propria discografia solista per lo più verso riletture di brani altrui, lodevoli per le magistrali interpretazioni ma passate quasi del tutto inosservate nelle classifiche.

Qualche minutino utile a rompere il ghiaccio (si fa per dire, le temperature sono roventi) e si parte subito forte con “Instinction”: non è un caso che sia la prima, chi conosce il cantante sa che è un autentico amuleto anche perché nel 1982, grazie al remix del geniale Trevor Horn, ne aveva risollevato l'appeal dopo il mezzo flop di “Diamond”, dando la spinta decisiva per la successiva scalata ai vertici. Applausi ed entusiasmo, Hadley a sorpresa si allontana un attimo e rientra in scena con una birra, cercando di giustificare tra le risatine generali la sua proverbiale passione per le pinte e strapazzando in un italiano improbabile alcuni appunti presi sul cellulare.
L'atmosfera è giocosa e si capisce che ci sarà da divertirsi, così dopo l'ottima “Highly Strung” arriva l'immancabile “To Cut A Long Story Short”, d'altronde si tratta di un tour celebrativo ed è impossibile non tornare là dove tutto ebbe origine all'alba dell'era-wave. Synth a go-go (alle tastiere Adam Wakeman, figlio di Rick degli Yes) e nelle file dietro si alzano per ballare: le teen-ager della generazione new romantic che non sono riuscite a sposare Simon Le Bon tradiscono ormai qualche ruga, sembra passato un secolo ma hanno la stessa voglia di scatenarsi.

 

Per gli amanti delle sonorità meno sperimentali ecco invece il pop sofisticato di “Only When You Leave” (ve la ricordate? Qui da noi è stata per un periodo la sigla di “Ciak News”), la romantica “I'll Fly For You” e l'inno “Round And Round”, che completa il trittico dei fortunati singoli estratti da "Parade" (1984), intervallati solo dalla parentesi “Obvious” (2020), una delle rare incursioni nelle produzioni recenti in un palinsesto ideato appositamente per fan nostalgici.
Altro break e dalla birra si passa al whisky: “Jack (Daniel's, ndr) è il mio vero compagno di vita, lo porto sempre con me”, ci scherza su ma non troppo l'elegantissimo Hadley, sessantadue anni indossati con classe come la giacca da vero gentleman che non toglierà mai per tutta la durata dello spettacolo.
Malgrado l'afa e il doppio malto lo show regge bene: l'ultimo parto “Because Of You” circola nelle radio dalla scorsa primavera e impareremo ad apprezzarlo, “Soul Boy” invece risale al 2014 ed era parte della colonna sonora del film biografico “Soul Boys Of The Western World”, il cui titolo allude chiaramente alla vocazione vera di una band che durante l'età dell'oro ha saputo toccare l'apice della popolarità attraverso i groove elettronici senza però mai dimenticare le radici black.

 

Arriva il momento clou con “la mia canzone preferita”, racconta orgoglioso Tony, e ovviamente non può che essere “Through The Barricades”, proposta qui in duetto con la talentuosa Lily Gonzalez dei Brand New Havies, percussionista e già corista on demand per Jimmy Somerville, Dave Stewart, Holly Johnson, Bono e KT Tunstall. Peccato solo per la versione un po' troppo magniloquente delle strofe, come spesso (e prevedibilmente) accade per quegli evergreen che hanno segnato un'epoca, ma il risultato è accettabile e tra i presenti ci scappa pure una lacrimuccia.
Dopo il whisky ancora birra in barba al salto di gradazione alcolica, ma per l'omaggio all'idolo e compagno di Live Aid Freddie Mercury questo e altro: bollicine e sintetizzatori tornano protagonisti per una trascinante cover di “Radio Ga Ga”, ormai uno dei punti fermi nelle scalette dal vivo. La performance è al solito possente e la gente gradisce sottolineando a tempo il ritornello con un energico battito di mani, quando Tony Hadley decide di sfoderare per intero le capacità della sua invidiabile ugola, ce n'è davvero per pochi. Per fortuna lo fa spesso, avrebbe sicuramente meritato un prosieguo di carriera all'altezza.

 

Con “Chant No.1” spazio alle ritmiche funky made in Eighties (al basso Phil Williams, alla chitarra Richard Barrett e alla batteria Pete Riley, mentre Lily Gonzalez riprende l'usuale postazione alle percussioni), “Run Run Rudolph” invece è un classico di Chuck Berry già pubblicato dal cantante nel “Christmas Album” del 2015. Quindi è la volta dell'intramontabile “Lifeline” e di “Mad About You”, altra chicca dal catalogo solista, ma il bello viene in chiusura con i cavalli di battaglia “True” e “Gold”, due dei maggiori successi di sempre (“True” resta ad oggi l'unico brano degli Spandau Ballet ad aver raggiunto la prima posizione nelle chart del Regno Unito).
Ovazione convinta e il finto “arrivederci” di rito, a questo punto il bis è d'obbligo quanto lasciare i seggiolini per assieparsi sotto al palco, c'è talmente intimità che pare di essere a un party privato: le hit più attese sono state eseguite tutte, non manca proprio nulla, allora perché non salutarsi con un'altra cover, magari quella “Let's Stick Together?” composta nel 1962 da Wilbert Harrison e resa celebre da Canned Heat e Bryan Ferry? Ultimo brindisi e riusciamo a stringergli a turno la mano, compreso chi scrive. Adesso è davvero finita, la musica e l'estate: grazie per la splendida serata sir Anthony Patrick Hadley, alla prossima e... cin cin!

Setlist

Instinction
Highly Strung
To Cut A Long Story Short
Only When You Leave
Obvious
I'll Fly For You
Round And Round
Because Of You
Soul Boy
Through The Barricades
Radio Ga Ga
Chant No.1 (I Don't Need This Pressure On)
Run, Run Rudolph
Lifeline
Mad About You
True
Gold
Let's Stick Together

Tony Hadley su Ondarock