I-Days - Ippodromo Snai La Maura - Sabato 15 luglio
Inaugurati nella seconda parte di giugno da Florence + The Machine all'Ippodromo Snai San Siro, gli I-Days di Milano hanno calato il sipario in seguito al live di un altro nome di grande pregio, ovvero quello degli Arctic Monkeys. La band di Alex Turner è stata accolta all'Ippodromo Snai La Maura da circa 65.000 persone, alle quali è stata riservata un'organizzazione più che discreta e convincente. Aperte le porte alle 15, in parte per ovviare al problema delle file alla mercè della potente canicola estiva, i primi a metter piede sul palco sono gli Omini, trio noto per la sua partecipazione a X-Factor, tra cover come “Boys Don’t Cry” e “My Generation” e tracce di indie-pop-punk orecchiabile senza troppe pretese. Fanno seguito le due manciate di brani offerti da Willie J. Healey, giovane cantautore che insieme al suo gruppo di supporto aggrega alla matrice indie-rock dettagli soul, R&B e arie funky. Tale direzione si riflette più marcatamente in “Little Sister”, “Sure Feels Good”, “Tiger Woods” e “Thank You”, anticipazioni del suo terzo lavoro “Bunny”, in uscita ad agosto. Qualche piccola deriva heartland coinvolge “True Stereo”, mentre pezzi come “For You” assumono maggior carattere e spessore rispetto alla versione in studio, tra assoli di chitarra e l’uso di diversi registri vocali.
A portare una grande ventata di energia sono gli svedesi The Hives grazie alle loro hit, ma anche ai tanti scambi di battute in italiano maccheronico tra il cantante/mattatore Howlin' Pelle Almqvist e il pubblico. Spesso sottovalutati, ibridi tra garage, punk e indie-rock, immersi in un lago di sudore sotto i loro vistosi completi a giacca, i cinque musicisti di Fagersta snocciolano undici tracce tra cori e rinnovati inviti del carismatico frontman, accolti con entusiasmo, a “battona le mani”. Si fanno ricordare l’apertura sulle note della nuova “Bogus Operandi”, i riff incalzanti di “Walk Idiot Walk” e “Main Offender”, quelli più veloci di “Good Samaritan”, la più nota e tagliente “Hate To Say I Told You So” e il finale esplosivo “Tick Tick Boom”. In quasi trent'anni di carriera gli Hives sono cambiati nel corpo, ma non nello spirito, il cui appeal dal vivo rimane più coinvolgente che mai, nonostante il fatto di non riuscire da tempo a eguagliare i fasti degli esordi su disco.
Di ben poche parole (ma alla fine della fiera sono i fatti a contare), com'è risaputo da sempre, sono invece gli assoluti protagonisti della serata. Le eleganti Scimmie Artiche salgono sul palco alle 21.45 e macinano ventuno brani in poco più di un'ora e mezza. La loro ultima opera “The Car” aveva diviso fortemente la critica, virando in direzione pop barocco, rispetto alle atmosfere lounge e rétro-rock del precedente e altrettanto discusso “Tranquillity Base Hotel & Casino”, e a suscitare la curiosità di molti era la questione inerente alle diverse fasi stilistiche della band e di come queste potessero coesistere pacificamente in un'ottica live. La scaletta scelta si dimostra in perfetto equilibrio tra tutti gli album pubblicati, ponendo l’accento principalmente sui pezzi forti di “Favourite Worst Nightmare”, “AM” e l’ultimo arrivato.
L’entrata tra gridolini di gioia e cori è riservata alla “unforecasted storm” intavolata dal drumming serrato di “Brianstorm”, parzialmente placata dai sing-along di “Snap Out Of It”, per poi riprendere senza sosta attraversando a ritroso il periodo pre-”AM”, da “Don't Sit Down 'Cause I've Moved Your Chair” fino alla frenetica “The View From The Afternoon”. L'aggiunta di un'introduzione di piano per “Why'd You Only Call Me When You're High?”, succeduta dalla sensuale e grintosa “Arabella”, che sfuma citando la sabbathiana “War Pigs” nell’outro, prepara al passo rafforzato della nuova versione di “Four Out Of Five”. A seguito della concitata “Pretty Visitors” i toni calano gradualmente, lasciando una posizione di spicco per l’evergreen “Fluorescent Adolescent”, fino a una “Cornerstone” più languida e vicina a una ballad.
I barlumi riflessi dalla sfera stroboscopica al termine di “There’d Better Be A Mirrorball” accompagnano i guitar riff del nuovo arrangiamento armonico di “505”, raggiungendo il culmine della serata con “Do I Wanna Know?” e la splendida “Body Paint”. Se tale gioiellino presentava già tutte le carte in regola per divenire un classico fin dalla sua messa in circolazione, prima della pubblicazione di “The Car”, l’arricchimento di una coda finale estesa gli consente di assumere un carattere più rock rispetto alla sua versione su disco. L'encore vede nuovamente a confronto, ma al contempo in perfetta armonia, la più recente “Sculptures Of Anything Goes”, potenziata leggermente per l’occasione, il rock garagistico della scatenata e attesa “I Bet You Look Good On The Dancefloor” e la conclusione sul coro aggiuntivo del classicone "R U Mine?".
La sfida più ostica di Alex Turner e soci, ovvero quella di riuscire a far quadrare i conti e gli arrangiamenti delle diverse fasi-anime della band, è stata pienamente vinta, e con una propensione alle chitarre, riconfermando gli Arctic Monkeys sul podio dei gruppi più importanti di questo millennio, in grado di osare senza timore rischiose evoluzioni.
Rock In Roma - Ippodromo delle Capannelle - Domenica 16 luglio
Il ritorno degli Arctic Monkeys in Italia è un bagno di folla come forse mai prima d’ora. Il giorno successivo della data milanese agli I-Days, eccoli approdare al capitolino Ippodromo delle Capannelle, all’interno del cartellone 2023 del Rock In Roma, nel quale quest’anno rappresentano il nome internazionale di maggior rilievo. Trentacinquemila biglietti venduti in un batter d’occhio e una platea composta da almeno due generazioni: ai fan della prima ora, ormai di età compresa fra i 40 e i 50, si aggiungono i loro figli, che idolatrano Alex Turner e soci come fossero una qualsiasi boy band. Molti i giovanissimi presenti, con i genitori ad attenderli all’uscita, telefono alla mano, dentro automobili disposte in file interminabili lungo la via Appia. E’ il risultato di un disco, “AM”, che da anni staziona nelle classifiche di vendita in mezzo mondo, disco che non a caso resta il lavoro più rappresentato negli show della formazione inglese. Merito di Tik Tok, o di qualche diavoleria legata ai social utilizzati dai post-adolescenti.
L’ossatura della scaletta resta grosso modo la medesima rispetto al tour precedente, con i brani di “Tranquility Base Hotel + Casino” (resta soltanto “Four Out Of Five”, il che ha il vago sapore dell’auto bocciatura) sostituiti da quelli di “The Car”, ma neanche troppi, giusto quattro, adeguatamente distanziati.
Gli Arctic provano il gusto di riarrangiare un paio di brani, lasciando splendere di nuova luce “Cornerstone” e la già citata “Four Out Of Five”, rese in maniera alternativa rispetto agli originali che ben conosciamo. Non mancano gli evergreen, i brani che mettono sempre tutti d’accordo, fra i quali ”I Bet You Look On The Dance Floor” (che ritmo ragazzi!), “Brianstorm” (sempre una bella bomba nucleare), “Crying Lightning” (non a caso ne cito una per ognuno dei primi tre album), anche questa con assolo alternativo rallentato. E ovviamente quelli di “AM”: “Do I Wanna Know?”, “R U Mine” e “Snap Out Of It” contribuiscono a far sì che la festa risulti perfettamente riuscita.
Stilosissimi e inappuntabili, sfoderano anche qualche colpo scenico, come la gigantesca palla da discoteca con la scritta “Monkeys” che all’improvviso si accende alla fine di “There’d Better Be A Mirrorball” inviando centinaia e centinaia di rifrazioni verso il pubblico. E’ un concerto molto energico, nel quale le chitarre sono quasi sempre al centro della scena, a dispetto di quelle che erano le aspettative degli inevitabili detrattori. Nella dimensione live la band crea un’alternanza fra i brani dall’atmosfera retrò – che hanno caratterizzato i due più recenti album – e il solido indie-rock ballabile degli esordi che rende il set ben più dinamico e adulto rispetto al passato, consegnandoci - ora possiamo proprio dirlo - la migliore band emersa negli ultimi vent’anni oggi in circolazione, quella che è cresciuta meglio, quella che ha cercato di andare in direzioni diverse, quella che più ha acquisito autorevolezza, mantenendo un enorme livello di successo e popolarità anche quando ha consegnato al mercato dischi meno allineati con la percezione che i fan hanno degli Arctic.
Alex Turner è un frontman pazzesco, una rockstar vera e al contempo un crooner credibile, che tiene il palco con disinvoltura, destreggiandosi fra microfono, chitarra elettrica e pianoforte. Ma accanto a lui c’è una band da applausi, che sa mettersi al suo servizio senza amai restare nell’ombra. Poi, per tutti quelli che sostengono che le chitarre siano scomparse dal processo compositivo del quartetto, basti l’ascolto di “Body Paint” (la clip la trovate sul Tubo) con quel finale che diventa una sorta di manifesto dell’intera serata.
L’area dell’Ippodromo era gremita già dalle 16, con tantissimi fan giunti prestissimo per prendere posto sotto un sole africano e attendere le esibizioni dei due opening act: Willie J Healey (più convincente in modalità live che su disco) e quei folli degli Hives, con il loro irriverente frullato di Green Day + Strokes, un "indie-punk" che si rinnova grazie alla prossima pubblicazione di un nuovo album, "The Death Of Randy Fitzsimmons", dal quale vengono presentati diversi estratti. Gli Hives durante gli anni Zero sembravano destinati a un futuro roseo e invece poi si sono un po’ persi, come tanti coetanei degli Arctic Monkeys, non tutti all’altezza di reggere un disco dopo l’altro ai medesimi livelli di eccellenza.
Arctic Monkeys - Milano:
Brianstorm
Snap Out Of It
Don’t Sit Down ‘Cause I’ve Moved Your Chair
Crying Lightning
Teddy Picker
The View From The Afternoon
Why’d You Only Call Me When You’re High?
Arabella
Four Out Of Five
Pretty Visitor
Perfect Sense
Fluorescent Adolescent
Do Me A Favour
Cornerstone
There’d Better Be A Mirrorball
505
Do I Wanna Know?
Body Paint
Encore
Sculptures Of Anything Goes
I Bet You Look Good On The Dancefloor
R U Mine?
Arctic Monkeys - Roma:
Sculptures Of Anything Goes
Brianstorm
Snap Out Of It
Don’t Sit Down ‘Cause I’ve Moved Your Chair
Crying Lightning
Teddy Picker
The View From The Afternoon
Four Out Of Five
Why’d You Only Call Me When You’re High?
Arabella
Fluorescent Adolescent
Perfect Sense
Do Me A Favour
Cornerstone
There’d Better Be A Mirrorball
505
Do I Wanna Know?
Body Paint
Encore
I Wanna Be Yours (John Cooper Clarke cover)
I Bet You Look Good On The Dancefloor
R U Mine?
Hives - Milano:
Bogus Operandi
Main Offender
Walk Idiot Walk
Go Right Ahead
Rigor Mortis Radio
Good Samaritan
Stick Up
Hate To Say I Told You So
Countdown To Shutdown
Come On!
Tick Tick Boom
Hives - Roma:
Bogus Operandi
Main Offender
Walk Idiot Walk
Rigor Mortis Radio
Good Samaritan
Go Right Ahead
Stick Up
Hate To Say I Told You So
Trapdoor Solution
Countdown To Shutdown
Come On!
Tick Tick Boom
Willie J Healey - Milano e Roma:
True Stereo
Little Sister
Sure Feels Good
Tiger Woods
Thank You
For You
Dreams
Song For Joanna
Fashun