Kanye West Reloaded. Il personaggio è di quelli un po' particolari: graffiante, ironico, intelligente, terribilmente snob al limite dell'egocentrismo, ma con un talento musicale immenso. Era bastato l'ascolto del suo esordio "College Dropout" per rendersi conto delle capacità di questo ragazzo, che nel giro di un anno si è ritrovato col suo faccione sulla copertina del Time Magazine. Ulteriore benzina per il suo ego. Nemmeno troppo a sorpresa, quindi, Kanye West ha passato la primavera scorsa a rilasciare interviste rassicuranti sulle sue intenzioni future: "Voglio fare un album pop, voglio essere la pop music, voglio quel suono alla Coldplay/Portishead/Fiona Apple, voglio…".
In fondo le premesse erano perfettamente in linea con il personaggio. Dalle parole è poi passato ai fatti: chiama a coprodurre l'album Jon Brion (già con Fiona Apple, Badly Drawn Boy, Rufus Wainwright, ma alla prima esperienza in territorio hip-hop) e gli concede, strano a dirsi, grandi libertà di movimento, in linea con il progetto iniziale di rivoluzione pop. Brion non si tira indietro e incornicia il West-sound con inserti orchestrali, xilofono e chiusure dei brani con cascate di synth. A completare l'opera hip-pop, gli ospiti invitati alla corte di Kanye West: Adam Levine dei Maroon 5, Jamie Foxx (qui nella sua versione da Oscar di Ray Charles) e Brandy danno calore soul, mentre Nas, Jay-Z, The Game, Common e Cam'Ron offrono interpretazioni ordinarie su basi extra-ordinarie. Due squadre, due intenti: il pop-soul e il mainstream rap meno banale.
Ad aprire le danze proprio quella "Heard 'em Say", in duetto con Adam Levine, manifesto musicale di un uomo che cavalca r'n'b, pop-soul e hip-hop con disarmante facilità: il falsetto pop del cantante dei Maroon 5 si sintonizza perfettamente con il rallentato rappin di West. Sul sample di "Move On Up" di Curtis Mayfield, Kanye costruisce la perfetta "Touch The Sky" con atmosfere cinematiche funky anni 80 e George Clinton non è poi troppo distante. Se in "My Way Home" Common è protagonista assoluto e gioca con i sample tratti da "Home Is Where The Hatred Is" di Gil Scott-Heron, il palcoscenico di "Gold Digger" è sapientemente diviso a metà tra Jamie Foxx e Kanye West.
"Gold Digger" è una delle hit del disco, impreziosita da un intro vocal di Jamie Foxx, che interpreta la celeberrima "I've Got A Woman" di Ray Charles. Ancora soul e batteria tribale in "Addiction", colonne sonore di telefilm anni 80 come tappezzeria nella lunghissima "We Major", un Otis Redding rispolverato dalla collezione personale di suoni a commentare "Gone" e altri gioielli musicali ancora: "Roses", "Hey Mama" e "Diamonds From Sierra Leone". Il primo è uno degli episodi più soft-soul del disco, con una voce sussurrata quasi spoken che declama "La medicina migliore è quella di chi ha i soldi, Magic Johnson ha trovato la cura per l'Aids, mentre i poveri neri del quartiere continuano a morire, cosa significa? Che se mia nonna giocasse in Nba, ora sarebbe ancora tra noi?". "Hey Mama", con il sample "Today Won't Come Again" di Donal Leace, avvicina la musica di Kanye West a quella degli ultimi Outkast: il virgilio di entrambi è Prince, autore totale, come totali vogliono essere le musiche di Kanye e del duo Andre3000/Big Boy.
"Diamonds From Sierra Leone", in doppia versione con annesso remix, è una dura accusa politica nei confronti della guerra civile nello stato africano, originata da interessi meramente economici (la Sierra Leone è una dei maggiori esportatori di diamanti). Musicalmente la superba voce di Jay-Z si trova in perfetta armonia con la base di "Diamonds Are Forever" di Shirley Bassey (canzone ai più famosa per il leggendario film di James Bond).
Kanye West non è solo il miglior creatore di beat in circolazione, ma ha anche il grande merito di aver ri-nobilitato la scrittura dei testi. Superato il periodo Public Enemy e old school, le liriche dei testi rap si erano occupate sempre meno di questioni sociali e sempre più di tette e culi. Con Kanye West, si torna a percepire un rinnovato interesse per quello che succede al di fuori della propria Lexus e ci si ricorda che il mondo è ancora teatro di ingiustizie. Ecco quindi il commercio di diamanti e la guerra civile in Sierra Leone, l'inadeguata assistenza sanitaria, la sperequazione economica e la crescita del tasso di tossicodipendenza tra i giovani.
In conclusione, questo "Late Registration" trasuda di pop music, di black pop music, di quei beat che hanno animato le discoteche 30 anni fa, ma che continuano ad animarle tutt'oggi, tra Funkadelic, Prince e soul music. Trovare l'equilibrio con la musica hip-hop era la scommessa di Mr West, il trait d'union che lega, l'una all'altra, le 21 tracce del disco. Anche questa volta l'operazione è riuscita. La bontà della proposta musicale è di quelle simili agli ultimi Outkast, in grado quindi di raggiungere un pubblico trasversale.
P.S. A ottobre 2006 è prevista l'uscita di "The Graduation", ultimo episodio della trilogia universitaria di Kanye West.
20/05/2005