E' proprio in un momento come questo che appare utile, se non doveroso guardarsi alle spalle e iniziare a riscoprire quei dischi, usciti in tempi non sospetti, che hanno posto inequivocabilmente un punto di partenza per tutti i Mario Rossi che adesso cercano di salire sul carrozzone prima che l'Occasione vada a farsi fottere. Così spunta il controverso "Gretchen Pensa Troppo Forte", primo strano vagito della romagnola Simona Darchini (classe 1987, con ironico ringraziamento a Černobyl' per averne palesemente modificato il DNA artistico). Ma, è cosa risaputa, quando non si sa come definire qualcosa, abbiamo qualcosa di positivo: è lo strappo nella rete, quella rete generata dal volere globale e delle griglie già pronte per soddisfare tutti. Tuttavia, come spesso accade, mentre il proverbiale dito indicava la luna, noi abbiamo speso tempo e parole per dischi di Dario Brunori, Dente ed Erica Mou; abbituati all'agio e all'ovvio abbiamo tirato diritto badando pure a Maria Antonietta, che della Gretchen è un'epigone da porre in vetrina, Nicolò Carnesi, Il Cile e tante (tantissime, troppe) altre declinazioni di quell'idea cantautorale sessantottina-per-finta nata per interessare e conclusasi nel peggiore dei modi auspicabili.
Qui ci ritroviamo al cospetto di un disco a parte. Creato e assemblato quando ancora Vasco Brondi era distante anni luce dalle copertine di XL e c'era ancora qualcuno disposto e in grado di fare parallelismi tra Giorgio Canali e Lorenzo Montanà nelle vesti di "produttori artistici" per i due nomi coinvolti. Un disco, questo, per cui hanno parlato più i premi (Fuori dal Mucchio nel 2010, Supersound per due edizioni consecutive) e soprattutto tutte le persone che lo hanno sentito o lo hanno apprezzato dal vivo, da Bolzano a Lecce. Gli scribacchini e compagnia brutta hanno fatto ovviamente orecchie da mercante, troppo intenti ad aggiustarsi gli occhiali da pentapartito - vogliamo sperare non con il dito medio. Peccato. Perché Simona Gretchen è una creatura a sè tra i songwriter nostrani. Le sue liriche, neanche si trattasse di Anja Franziska Plaschg, ma Soap & Skin nel 2009 all'attivo aveva giusto un Ep, sono uno straniante ibrido tra spettrali visioni oniriche e crude riflessioni reali. Etimologicamente contro, il piano musicale rappresenta l'ennesima variazione di questo colossale frullato di passato che è la musica oggi. E laddove i nomi già detti hanno speso tempo ed energie a rifarsi di un background da un punto di vista diciamo pop-olare, con Simona Gretchen si finisce in un limbo dove è possibile udire accenni di Virgn Prunes ("Alpha Overture"), paganesimo ancestrale del primo Branduardi ("Due Apprendisti") e qualcosa dei Dischi del Mulo ("Bianca In Fondo Al Mare"). Non a caso, il rituale comprendeva un'audace collaborazione con Mr. Bologna Violenta, pre-Teatro degli Orrori.
Un debutto imprescindibile e soprattutto in divenire, quello della faentina, che non dovrebbe mancare in nessuna discografia degli anni Zero che si voglia definire completa. "Gretchen Pensa Troppo Forte" ha una sua forza in un viaggio strutturato in undici movimenti (in pratica intercambiabili tra loro): chitarre affilate, per acustiche o elettriche che siano, con sciabordii di riverberi, con feedback e noise che sembrano venire dal profondo dei propri pensieri notturni. Concludendo l'ascolto, sembra solo impensabile che sia stato assemblato da chi, all'epoca dei fatti, aveva solo vent'anni. Età giusta per essere geniali ovunque ma (almeno in apparenza) non qui in Italia.
(30/12/2012)