"Quando avevo dodici anni avevo sempre in testa 'Hunting High And Low', e gli a-ha continuano ad essere una band importante per me"
(Chris Martin, leader dei Coldplay).
"Gli a-ha sono sempre stati una band fraintesa. Erano percepiti come un gruppo per ragazze adolescenti, ma in realtà erano molto creativi"
(Adam Clayton, U2).
"Morten Harket ha una voce fantastica, gli a-ha per molti anni sono stati la nostra band preferita"
(Neil Tennant, Pet Shop Boys).
Ventisei anni fa un giovane trio di Oslo, capitanato dal cantante Morten Harket, invase le radio e soprattutto le frequenze di Mtv (grazie ad uno dei più indovinati e meglio realizzati videoclip dell'intero decennio, diretto da Steve Barron) con "Take On Me", un singolo che è diventato negli anni non solo il loro cavallo di battaglia, ma proprio un classico immancabile in ogni retrospettiva sugli amati-odiati anni Ottanta che si rispetti. Purtroppo un'ampia fetta di pubblico ha preferito fermarsi lì, e una critica che ha ostentato spesso uno snobismo fuori luogo ha stabilito che i tre musicisti non dovevano essere presi sul serio.
Per fortuna, oltre alla devozione delle fan, sono arrivati autorevoli attestati di stima da molti colleghi - tra cui i
Coldplay (che hanno proposto dal vivo in diverse occasioni "Hunting High And Low"), Carl Perkins e addirittura
Leonard Cohen. Il loro
sound è stato in seguito emulato con successo dai Keane e dai Novastar di "Never Back Down", e non sono stati in pochi a riconoscere quanto "The Sun Always Shines On Tv", un fortunato estratto dall'album di debutto, abbia influenzato la hit "Beautiful Day" degli
U2 (da "All That You Can't Leave Behind").
"25" non è la prima retrospettiva di Harket, Pål Waaktaar e Magne Furuholmen. Nel 1991 ci fu già un primo lodevole tentativo di raccogliere gli episodi più conosciuti dei primi quattro dischi registrati in studio ("Headlines And Deadlines") e nel 2004 - prima del passaggio della band alla Universal - la Warner ha dato alle stampe "The Singles 1984 2004", sorta di aggiornamento di quella raccolta che però ha sacrificato diversi 45 giri "minori" per mere esigenze di spazio. Ma stavolta la Rhino, storica etichetta specializzata in antologie e ristampe, ha finalmente confezionato la loro antologia definitiva che rende del tutto superflui i greatest hits precedenti.
Non solo sono stati riuniti per la prima volta tutti i singoli usciti sul mercato dal 1985 a oggi, ma ci sono anche alcune
album tracks (scelte oculatamente tra i brani preferiti dai fan) e un lato B ormai di difficile reperibilità - tutto materiale che dimostra la qualità e la consistenza del loro
songwriting. Dagli esordi synth-pop ad episodi più maturi, arrangiati sempre con buon gusto, in queste trentanove canzoni c'è un caleidoscopio di melodie e atmosfere, leggere e malinconiche - graziate dalla voce impeccabile di Morten Harket.
Non c'è solamente "Take On Me", dicevamo. Dall'album di debutto, prodotto da una squadra che includeva anche un veterano come Alan Tarney (che suonava con gli Shadows), sono state estratte altre quattro canzoni - "The Blue Sky" è la scelta più sorprendente. Eccellenti le selezioni dal secondo lavoro "Scoundrel Days" (ci sono anche la title-track e "The Swing Of Things", la canzone che ha anche ispirato il titolo del libro curato da Jan Omdahl, aggiornato e ripubblicato pochi mesi fa). "The Living Daylights", il tema principale del quindicesimo film della saga di James Bond ("Agente 007 - Zona Pericolo"), è qui presente nella versione originale - e non nel
remake che è contenuto nel loro terzo album "Stay On These Roads". Vale la pena segnalare, nel primo compact disc, la presenza di un raro remixdella canzone "The Blood That Moves The Body", della
fan-favourite "
There's Never A Forever Thing" e di una altrettanto imprevedibile "Slender Frame". C'è anche posto per una bella cover degli Everly Brothers, "Crying In The Rain", tratta da "East Of The Sun, West Of The Moon".
La seconda parte contiene il materiale meno conosciuto, almeno nel nostro Paese. Si parte con "Move To Memphis", l'inedito della prima antologia del 1991, e si prosegue con due brani tratti da "Memorial Beach" - album che ha visto gli a-ha abbandonare le tastiere, mettere le chitarre in primo piano e abbracciare sonorità non troppo distanti da quelle dei
Simple Minds e degli U2 (quando questi ultimi inauguravano il loro decennio più elettronico).
Bill Inglot e Dan Hersch hanno curato la rimasterizzazione digitale di tutte le tracce, che si limita a consegnarci un suono più nitido e una migliore separazione degli strumenti, per fortuna senza eccedere nella compressione dinamica (anche se si avverte un po' di distorsione nelle parti vocali di "Cold As Stone"). "Shapes That Go Together" è il singolo che ha interrotto un silenzio durato fino al 2000, sebbene nessuno dei tre sia rimasto propriamente con le mani in mano. Già, perché Morten Harket ha inciso alcuni album solisti, sia in inglese ("Wild Seed") sia in norvegese e il chitarrista, Pal Waaktaar, ha dato vita ai Savoy con sua moglie Lauren.
Dieci anni fa uscì il solido ed ispirato "Minor Earth, Major Sky", un
comeback-album che strizza l'occhio alle nuove tendenze - "Velvet" è accostabile ai
Morcheeba di "Big Calm", mentre l'arrangiamento di "Little Black Heart" (purtroppo esclusa da "25") ha molto in comune con certe fortunate produzioni pop di William Orbit. Se le regole non fossero state così ferree, al posto di due dei tre singoli da "Lifelines" avremmo potuto trovare canzoni più accattivanti come "There's A Reason For It", che sembra uscita dalla penna di
Neil Hannon, oppure le
depechemodiane "You Wanted More" e "Cannot Hide", o anche "Turn The Lights Down" - un duetto ben riuscito con l'ex-
vocalist dei
Bel Canto Anneli Drecker.
Sono tutti presenti i singoli estratti da "Analogue" e da "Foot Of The Mountain", i loro ultimi due lavori. Il primo è forse il loro più incerto di sempre, con tentativi non del tutto riusciti di rimanere a galla avvicinandosi al suono dei Coldplay e dei
Travis - i quali però apprezzeranno e ricambieranno il favore. Guy Berryman infatti fa parte del supergruppo
Apparatjik insieme a Magne e al cantante dei
Mew Jonas Bjerre, e sia lui che il suo collega Will Champion hanno contribuito all'incisione dell'album solista di Furuholmen "Past Perfect Future Tense" (insieme ad Andy Dunlop dei Travis). "Celice" (di cui si ricorda un controverso videoclip girato in un bordello di Berlino) per poco non è finita nella colonna sonora del film "Il Codice Da Vinci" di Ron Howard. "Foot Of The Mountain" è un ritorno alle sonorità degli esordi, e la degna conclusione della ricca
compilation è affidata ad un bell'inedito, "Butterfly, Butterfly (The Last Hurrah)" - per il cui video la band si è affidata proprio al regista artefice del loro primo successo mondiale... E con questo il "cerchio" si chiude.
Gli
a-ha oggi non esistono più, e questo "25" (che si fa apprezzare per la completezza e l'interessante
artwork con un nuovo logo "acquatico") rimane il biglietto d'addio di una band sottovalutata, svantaggiata forse più di altre per il semplice fatto di essere nata nei "frivoli" anni '80 ma che ci lascia alcune tra le più belle pagine della musica leggera.
Trentanove canzoni per due ore e mezza potrebbero far sembrare "25" un progetto fin troppo ambizioso (e anche un po' azzardato), ma una mente sgombra da pregiudizi potrà riconoscere che, parafrasando un passaggio di uno dei loro primi successi, "there's more than meets the eye". Oltre all'immagine c'è un grande talento. E un cuore caldo, vivo e pulsante che sa contrastare la fredda precisione dei sintetizzatori.
P.S. Di quest'esaustiva antologia esiste anche un'edizione "deluxe" con un Dvd, la cui qualità però lascia molto a desiderare. Vale la pena puntare sulla versione "standard".
21/01/2011