Trascorsa la sbornia di suoni di "Dear Science", ma anche i progetti solisti di Kyp Malone (a nome Rain Machine) e del capoccia Dave Sitek (a nome Maximum Balloon), i Tv On The Radio ritornano in studio per "Nine Types Of Light", un album che contiene discrete innovazioni rispetto al loro sound (ma non, purtroppo, innovazioni in senso assoluto).
Apre una "Second Song" che, a cominciare dal titolo, è il loro nuovo record di camaleontismo: crooning alla National, raccordi di farfisa eterea, ritmo terzomondista Talking Heads-style, falsetto Bee Gees-iano. Con il sing-along su base di languido hip-hop di "No Future Shack", un riammodernamento del "Limbo Rock" di Chubby Checker per ritmo reggaeton, la band apre una personale via al fun (o al no-fun). Sono i TV On The Radio meno essenziali che si possano udire. Altro apice di ambiguità è dato dai sei minuti della ballata "Killer Crane", persa in un'estasi senza precedenti (con tanto di ritornello a mo' di flusso di coscienza) e per la prima volta senza accompagnamento - suonato o elettronico - di batteria.
Le successive canzoni cambiano marcia ma lasciano indietro qualcosa. "New Cannonball Run" sterza vagamente verso l'acid-jazz dei Jamiroquai, con livelli di arrangiamento che entrano ed escono senza riguardo (debordando nella confusione), e "Will Do" è un soul-rock che non ha ancora il carisma della hit. In ogni caso, "Caffeinated Consciousness" è il brano biplanare che attesta al meglio l'ingegneristica di Sitek, tanto crossover rap-rock quasi-sinfonico quanto mielosa strofa soul-pop. "Repetition" è un riassunto dei TV On The Radio di sfondamento, con coda di psicosi Pere Ubu-esca (ma in "Return To Cookie Mountain" sarebbe uno dei brani meno riusciti).
Il duo Sitek-Adebimpe ritorna alle origini (quando cioé la band era, appunto, soltanto un duo), facendo assomigliare l’album a una gara di competenze: il primo, produttore sofisticato, esaurisce il suo repertorio di trucchi (battiti di ogni spessore e intensità, cristalli di chitarra, bassi gommosi, organi, tastiere, persino banjo e scampoli di folktronica), ma sbanda qua e là nella bruttura e, pur adattando di volta in volta la tattica calibrata, dimostra di aver smarrito il senso del caos. Il secondo, vocalist eclettico, stira in ogni direzione la voce. Ma non sempre ha il mordente. Perché ciò che spicca nella collezione, impressionante, ancora non basta a colpire al cuore. Poca emozione nelle cartucce. Primo singolo (liberamente scaricabile): "Will Do".
12/04/2011