È passato qualche mese dalla pubblicazione dell'esordio ufficiale solista di Roberto Dell'Era: oggi possiamo parlarne a mente fredda, lavandoci di dosso qualsiasi tipo di influenza derivante dalla sua militanza negli Afterhours, nei quali entrò prima dell'inizio dei lavori che condussero alla realizzazione de "I milanesi ammazzano il sabato".
Tutti sanno quanto Manuel Agnelli sia grande accentratore, eppure Roberto (cosa mai accaduta prima) cantò due pezzi in quel disco ("Tutti gli uomini del presidente" e "Due di noi", che uscì nella reissue dell'album), portando in dote quella componente glam (evidente soprattutto nei live act) che al gruppo mancava.
Dell'Era ha stoffa da vendere, e in "Colonna sonora originale" dimostra di saper cantare bene sia in italiano che in inglese, di essere un egregio chitarrista, e soprattutto di saper scrivere delle gran belle canzoni.
In questi solchi non cerca mai il colpo ad effetto o la trovata iperbolica, bensì sceglie di operare in maniera artigianale, talvolta per sottrazione, lasciando soltanto l'indispensabile, oppure per accumulo progressivo, disegnando scenari di grande intensità emotiva.
Per completare il disco si è circondato dei propri amici: Rodrigo D'Erasmo, con lui negli Afterhours e fedele spalla nelle esibizioni live (in electrical full band, oppure in duo acustico), che suona il violino e concede un prezioso supporto vocale, Enrico Gabrielli, altro compagno di ventura, e Cesare Basile, co-autore in due tracce sulle undici messe in sequenza.
Dell'Era di recente si era prestato a due collaborazioni con i Calibro 35, che potrebbero considerarsi a pieno diritto una sorta di prologo a "Colonna sonora originale", vale a dire le cover de "L'appuntamento" e "Il beat cos'è", le quali lasciavano trasparire inequivocabilmente quell'animo sixties così ben rappresentato nei nuovi brani qui contenuti.
In "Colonna sonora originale" finiscono pezzi tenuti in serbo per anni ("Ami lei o ami me" fu pubblicata come singolo già nel 2007) e molte cose scritte per l'occasione. L'approccio è fondamentalmente retrò, volutamente vintage, dedito alla riproposizione di certe atmosfere che risuonavano nei dischi degli anni 60 ereditati dai nostri genitori.
Non mancano i momenti in cui si spinge sull'acceleratore del rock ("Per niente al mondo"), ma questo è un disco nel quale Roberto non ama proporsi sopra le righe, ma opera invece di cesello, con soluzioni spesso arpeggiate con maestria.
In tal senso risultano eccellenti le prove di "Oceano Pacifico Blue" (con la gemella coda psych "Fine bobina") e "Il tema di Tim e Tom", la più beatlesiana del lotto (anche qui si ricorre alla chiusura psichedelica, soluzione che ritorna di nuovo nella conclusiva "Giorno dopo giorno").
Ci sono anche elementi sperimentali, come le registrazioni ambientali dal sapore vagamente pinkfloydiano che caratterizzano la prima parte di "Io e te", un affare a due fra Roberto e Tommaso Colliva, che insieme hanno curato la produzione dell'intero lavoro. Ma la scena viene occupata in particolare dai brani che catturano al primo ascolto, quelli che in un mondo perfetto andrebbero in top ten, vedi l'iniziale "Il motivo di Sima" oppure la pressoché perfetta "Le parole", tanto moderna quanto fuori dal tempo.
"Colonna sonora originale" è un disco convincente e seducente, nel quale Dell'Era inizia a lavorare su un'immagine diversa da quella che lo caratterizza negli Afterhours, dove appare spesso guascone ed iper glam.
Chi in questi mesi ha avuto occasione di apprezzare la band live (Dellera, senza apostrofo), avrà constatato la bontà della proposta e la capacità di Roberto nel tenere la scena: un performer consumato, a tratti crooner, a tratti rockstar vera, con ricercate riproposizioni di pezzi altrui (dai Manic Street Preachers agli Sparklehorse) che evidenziano un amore sconfinato anche per gli anni 90.
Una citazione a parte merita il libretto interno, curato e denso di note scritte personalmente da Roberto, attraverso le quali racconta la genesi di alcune canzoni, le ispirazioni e la propria estetica musicale.
"Colonna sonora originale" è un album che non invecchierà col passare degli anni, perché non intende inseguire le mode, bensì plasmare nel nuovo millennio i suoni che ci hanno condotti fin qua: il blues, il folk, la psichedelia, il rock, il groove, e la miglior scuola cantautorale tanto italiana quanto di lingua inglese.
22/08/2012