A un anno dal debutto "Organ Music Not Vibraphone Like I'd Hoped" e a due dall'Ep "Dreamland Ep: Marimba And Shit-drums" che, rispettivamente, ne ha fatto conoscere il nome e accrescere la curiosità a riguardo nella scena indie già preesistente, il tuttofare Spencer Krug (alias Moonface) si è preso in casa i Siinai, misconosciuto gruppo di Helsinki con un solo disco (almeno per quel che ricordiamo) all'attivo ("Olympic Games", su Splendour, del 2011). Il quartetto svedese, questo però è certo, non è stato lì a fare la parte del turnista, ma ha contribuito notevolmente alla pasta, all'amalgama complessivo di questo "Heartbreaking Bravery". Basti pensare che se un tempo il collega Michele Saran, parlava di Krug come di un epigone post-moderno ora di Neil Young, ora di Brian Eno, adesso, sentendo una traccia come "Faraway Lighting" o la successiva "Headed For The Door", i termini di paragone potrebbero tranquillamente riportare la mente alla pluralità di Tangerine Dream e 65Daysofstatic.
Prendete ad esempio la seconda traccia di questo disco (avete mai notato quanto le seconde tracce siano estremamente esplicative dell'umore di un intero album?), "Yesterday's Fire" racchiude in sé indubbi echi di Lou Reed e di David Bowie, ma li miscela con sapienza a una coltre riverberante ibrida di noise-rock. Alla fine dei suoi cinque minuti, più che la volontà di andare a riascoltare un supposto originale, c'è quindi la certezza di volere proseguire nell'ascolto. Ascolto che procede egregiamente con "Shitty City": rifforama à-la The Edge quando camminava ancora per strade misteriose, ma puntellate di acidità logore e apertuere totalmente inedite per chitarrista degli U2. Il cantato, poi, si sviluppa verso nuove sfumature nu-wave che potrebbero fare la gioia non di pochi estimatori del genere-riciclo.
Si parlava, qualche giorno fa, dei pochi nomi da salvare della Jagjaguwar Records. Si diceva, soprattutto, come l'etichetta statunitense difficilmente riesca a esulare da un catalogo passatista, che non riesce a infiltrare nei propri umori linfa vitale dalla scena odierna. Si era parlato con cipiglio critico dell'intoccabile Bon Iver, degli Okkervil River e dei tremebondi copia-incolla dei Foxygen. Si era detto altresì che, nel ricco catalogo dell'etichetta di Bloomington, ci sono anche pregevoli eccezioni. Dei gruppi cioè in grado di farcela prendere bene: riassemblando, ricucendo, rimpastando bene la musica, rispetto a un passato che non si rinnega, ma a cui non si è deciso di non leccare neanche le terga. Tutto questo assieme non farà certo dei Moonface un "gruppo" nuovo, ma una nuova direzione per la musica (ampiamente detta) di sicuro.
14/01/2013