Tribes

Baby

2012 (Island)
rock, pop

Nella corsa frenetica dell'odierno hypedromo rock, un buon fantino può conquistare allibratori e ribalte giornalistiche anche grazie a credenziali che con la musica hanno legami sottilissimi, per non dire labili. Come ad esempio il gossip, altro nome vagamente celebrativo per il volgar pettegolezzo. È notizia infatti di non più di qualche settimana fa il presunto flirt tra Dan White (chitarrista dei Tribes) e la bella Scarlett Johansson (o tempora, o mores! al solo pensiero che un tempo usavano congiungersi in dolce fidanzamento Miles Davis e Juliette Greco, Mick Jagger e Marianne Faithfull...). Sui sentimenti ovviamente è sempre bene non scherzare con eccessiva disinvoltura, eppure l'impressione, a proposito di questo quartetto di Camden, è che non ci sia molto altro da dire.

Band rock'n'roll in quintessenza, tutta posa e attitudine dalla punta acuminata degli stivaletti fino all'ultimo capello della zazzera spettinata, i Tribes si producono in una collezione di anthem supergiovani, in bilico tra Razorlight, Kooks, We Are Scientists, Rooney (li ricordate?), Libertines (e successive biforcazioni), Cribs, volendo anche ultimi Kings Of Leon ("Alone Or With Friends") e via discorrendo. L'inquietante sensazione di dejavu a tratti sconcerta: ma davvero qualcuno che segua il rock, soprattutto albionico, da più di un quinquennio può dirsi sinceramente interessato alle gesta di questi quattro furfanti patentati? La risposta è evidentemente sì, almeno a giudicare dal buon successo che il disco sta raccogliendo. Le ragioni vanno ricercate soprattutto in ritornelli romantici e un po' civettuoli, che piacciono... perché si piacciono (le varie "We Were Children", "Corner Of An English Field", "Sappho" o "When My Days Come", forse la migliore) e che si srotolano con passo trionfale e guascona protervia, affondando nel tenero burro di giovani cuori imberbi in attesa del loro battesimo d'amore.

In recenti interviste rilasciate a Nme, membri di Kaiser Chiefs e Kasabian hanno parlato di un crisi recessiva pressoché irrimediabile per il guitar-rock (anche se questi signori dovrebbero forse interrogarsi su quello che succede in casa loro, prima di condannare lagnosamente gli altri). A sentire tuttavia dischi come quelli recentissimi di Maccabees o Field Music la sensazione è che oggi invece, a volerlo, si possano ancora incidere ottimi album a base di chitarre. Detto questo, e lo si prenda come una considerazione del tutto personale, un lavoro come "Baby" (argh!) sembra quasi rappresentare l'argomento definitivo per vendere la Fender e darsi una volta per tutte al pilates.

28/01/2012

Tracklist

  1. Whenever
  2. We Were Children
  3. Corner Of An English Field
  4. Halfway Home
  5. Sappho
  6. Himalaya
  7. Nightdriving
  8. When My Day Comes
  9. Walking In The Street
  10. Alone Or With Friends
  11. Bad Apple

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