Wire

Change Becomes Us

2013 (Pink Flag)
post-punk

La copertina vuole ricordarci da dove provengono: studenti di Belle Arti con la fissa per la perfezione formale, prestati dalle rivoluzioni architettoniche a quelle musicali, cosa non rara fra coloro che affollarono il palcoscenico post-punk a cavallo fra gli anni 70 e il decennio successivo.
Quegli Wire sconvolsero il mondo con tre dischi epocali (“Pink Flag”, “Chairs Missing” e “154”), manifesti di uno dei periodi più fertili di tutti i tempi.
Dopo buonissimi album licenziati anche in tempi recenti (“Send, “Object 47”, il più recente “Red Barked Tree”, ma anche la serie “Read & Burn”), oggi le idee iniziano un pochino a latitare. E allora perché non svuotare i cassetti incidendo tracce che giacevano quasi dimenticate?
Sì, proprio quelle che avrebbero potuto comporre il quarto album della band, mai pubblicato.
Questa l’idea balenata nella testa dei membri fondatori Colin Newman, Graham Lewis e Robert Grey (più il chitarrista Matthew Simms che ha sostituito l’altro veterano Bruce Gilbert), i quali hanno raccolto in “Change Becomes Us” materiale risalente a vecchie session del 1979/1980.
Trattasi di spunti finora inediti, al massimo proposti in qualche set dell’epoca, registrati ex-novo e assemblati in un lavoro nuovo di zecca.

A conti fatti è un po’ raschiare il fondo del barile, soprattutto perché l’iniziativa arriva da una band che ha sempre fatto dell’avanguardismo la propria ragione d’esistere. Del resto se questi brani non trovarono spazio nei dischi di allora un motivo ci sarà pur stato.
Chiaro che non parliamo di materiale da cestinare, ma se raffrontati all’inarrivabile trilogia iniziale degli Wire, questi pezzi perdono drammaticamente il confronto con quei monumenti, e lo perdono anche con molte brillanti prove successive.
Prendete ad esempio la chitarra da stadium rock di “Adore Your Island”, e notate quanto paia oggettivamente fuori contesto, nonostante venga inframezzata da incitamenti al pogo. Ma anche i languori di “Re-Invent Your Second Wheel” più che proporre nuove direzioni artistiche sembrano voler proclamare l’età pensionabile.

Va meglio con l’incedere punk di “Stealth Of A Stork”, un chiaro outtake di “Pink Flag”, oppure con gli spunti decadenti di “B/W Silence” e “Time Lock Fog”: entrambe avrebbero trovato appropriata collocazione fra le pieghe di “154” e non a caso vengono poste in sequenza a metà tracklist, quasi a volerne riconoscere la centralità in questa operazione.
Per il resto si viaggia fra alti e bassi, muovendosi fra soluzioni rotonde (“Magic Bullet”) e poco consistenti marzialità post-punk (“Eels Sang”), con qualche lacrimuccia che solca il viso, in ricordo di una gioventù oramai andata.
“Doubles & Trebles”, “Keep Exhaling”, le orecchiabili “Love Bends” e “As We Go” sono buoni pezzi, ma nulla di più, in grado di sottolineare soltanto l’incapacità di tornare a stupire davvero.  
Piuttosto, l’accoppiata finale “& Much Besides” / “Attractive Space” è un egregio modo per terminare i giochi, miscelando leggerezza e drammaticità, e introdursi magari verso il prossimo progetto della band.

06/04/2013

Tracklist

  1. Doubles & Trebles
  2. Keep Exhaling
  3. Adore Your Island
  4. Re-Invent Your Second Wheel
  5. Stealth Of A Stork
  6. B/W Silence
  7. Time Lock Fog
  8. Magic Bullet
  9. Eels Sang
  10. Love Bends
  11. As We Go
  12. & Much Besides
  13. Attractive Space


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