Alessandro Fiori, già apprezzato vocalist dei Mariposa, e Marco Parente, già apprezzato cantautore del rock alternativo italiano, nel 2014 fanno squadra a nome BettiBarsantini. Nel loro primo album il surrealismo di Fiori si piega alla poesia ermetica di Parente, anche nel timbro canoro, e viceversa.
Ne esce una raccolta di rinunciatarie ballate con sentori di crisi di mezz’età: un languido canto a cappella irrora “Terza guerra mondiale” (a metà via tra una ballad britpop e un’imitazione dei Fleet Foxes), “Amleto”, e “Buon compleanno” (una distesa serenata pop), mentre le tastiere elettroniche diventano tic-tac da orologio di piano preparato in “Le parole” e nel folk leggiadro alla Fabio Concato di “Il linguaggio”.
“Dissocial Network” mima il vintage barocco degli Air, ma soprattutto i due si rarefanno nella lenta e lugubre “Lucio Dalla” e negli espliciti echi dei tardi Talk Talk ambientali in “Qualcuno avrà pur le idee chiare”, in effetti un apice di post-rock esistenziale. Tra le due tracce brevi si staglia invece l’isterica Violent Femmes-iana “Puzza di sangue”.
Ameno e futile progetto di abili mestieranti, con una gradevole produzione hi-fi di Alessandro Stefana. Troppi zigzag stilistici, poco coraggio. Meglio, nella stessa vena e analoga impostazione, il coevo Vessel.
21/03/2014