La vostra morosa vi ha scaricato? La vostra band preferita ha annullato tutte le date del tour? “Montage Of Heck” vi ha fatto vomitare? Il vostro band leader del cuore si è rotto una gamba? Il contratto a tempo determinato non sarà rinnovato? Non siete riusciti ad andare a Cesena per stare nel video con tutti gli altri?
Non vi preoccupate, per tutti gli amanti del rock alternativo più rassicurante del mondo ecco in arrivo un Ep nuovo di zecca con cinque fiammanti inedite composizioni!
Si scherza, ovviamente, tutti vogliamo bene a Dave Grohl, vuoi per i suoi trascorsi nei Nirvana, cioè una delle formazioni più influenti di sempre, vuoi per aver messo lo zampino in un’infinità di dischi altrui, compreso uno dei più riusciti degli anni Zero (“Songs For The Deaf” dei Queens Of The Stone Age). Uno che ha avuto la forza di abbandonare la batteria, imbracciare una chitarra e mettersi a cantare, mantenendo il medesimo status di autorevolezza che aveva come drummer di Kurt Cobain.
Anche quando non tutto gira a dovere, il suo sporco lavoro lo fa per bene, e così anche il deludente “Sonic Highways” riusciva a contenere germi interessanti, come l’idea di disegnare un’ipotetica mappa musicale degli States, anche se poi nel ciclo di documentari associati al disco si indugiava troppo spesso su star in disuso a discapito di nuove leve meritevoli, che avrebbero meritato visibilità in un’operazione del genere.
Per riabilitare quel lavoro, e per rimpinzarne il minutaggio un po’ risicato, ecco ora cinque buone tracce che aggiungono qualità alla produzione recente del gruppo, tanto per consolidarne la fama di rocker patinati riempi-stadi.
C’è un brano, in particolare, che conferisce valore a queste nuove composizioni, una botta fra capo e collo che farà leccare i baffi a tutti i nostalgici hardcore, “Saviour Breath”, una sorta di “White Limo II” (dal buon “Wasting Light”). C’è una ritrovata urgenza in queste canzoni, autoprodotte, registrate di getto durante una session particolarmente fruttuosa ad Austin, e distribuite gratuitamente nei giorni successivi agli attentati parigini, quasi a voler portare conforto al mondo con la propria musica.
Un’urgenza che si riscontra nei riffoni tritatutto di “Sean” e “The Neverending Sigh”, nel classic rock alla Tom Petty di “Saint Cecilia” (non soltanto un omaggio alla protettrice dei musicisti, ma anche il ricordo dell’hotel dove la band ha alloggiato ad Austin), e persino nella raffinatissima ballatona elettroacustica “Iron Rooster”.
Pare sempre che i Foo Fighters si stiano divertendo un mondo e, al di là delle trovate perfette per far parlar di sé, si sono da tempo guadagnati sul campo il diritto ad accedere al gran libro delle migliori band della nostra epoca, riuscendo senza grossi sforzi a mantenere i gradi, e al contempo a contagiare le nuove generazioni, continuando ad ampliare una platea sempre attenta e fedele.
Se poi la vostra morosa vi ha scaricato, ma che vi frega? Ci sono cinque nuove canzoni dei Foo Fighters!
03/12/2015