"Pollinator", ultimo disco registrato al Magic Shop di New York prima della sua chiusura, musicalmente è un lavoro paragonabile a "Panic Of Girls". Un compromesso fra il glorioso passato dei Blondie e un sound moderno, senza però i passi falsi reggae dell'album del 2011 (rispetto al quale "Pollinator" è senz'altro superiore). La produzione, il tasto dolente degli ultimi lavori, è stata affidata a John Congleton, un richiesto professionista, apprezzato per il lavoro svolto con St. Vincent, Franz Ferdinand, John Grant e tanti altri. Il suo contributo è stato tutt'altro che marginale, come confermato da Chris Stein: "I Blondie sono sempre stati una monarchia democratica, nella quale l'ultima parola spettava a me e a Debbie. In questo disco, invece, è stato John Congleton ad averla. Crediamo molto nel suo lavoro".
Per la verità, proprio la produzione è l'aspetto meno convincente di "Pollinator". Qua e là, appaiono ridondanti e innaturali gli effetti sulla voce di Debbie, spesso sovraprodotta e alterata. Come nel generalista singolo di lancio, scritto da Dave Sitek dei Tv On The Radio, "Fun" (il cui titolo ribadisce quella che, in fondo, è sempre stata la prerogativa della musica dei Blondie: divertire), un tributo disco-funk allo Studio 54. O come in "My Monster", canzone generosamente donata dall'ex-chitarrista degli Smiths Johnny Marr, la cui versione in studio appare un po' piatta, perdendo quel dinamismo che aveva mostrato dal vivo. Non sfrutta appieno tutte le sue potenzialità neanche "Gravity", frizzante numero synth-punk a opera di Charli XCX, in parte penalizzato da qualche effetto elettronico di troppo (soprattutto nel bridge).
Laddove la produzione si fa meno invasiva, sono le stesse canzoni a beneficiarne. L'esempio più lampante è rappresentato da "Doom Or Destiny" (con intervento vocale di Joan Jett nel ritornello), che mantiene intatta la tradizione dei Blondie di iniziare i loro album - da "X Offender" a "Dreaming", passando per "Hanging On The Telephone" - con anfetaminici pezzi pop-punk. Un brano scritto dai due leader, che ci tengono a mettere subito le cose in chiaro, come a dire: "Ok, in questo album ci siamo fatti aiutare da diversi autori, ma state tranquilli, non abbiamo ancora perso il tocco magico". Se la cava alla grande anche "Long Time", composta da Dev Hynes aka Blood Orange (con cui Deborah aveva già collaborato nel 2016), che - tra graditi rimandi a "Heart Of Glass" e pseudo-citazioni di "Taxi Driver" nel video girato da Dikayl Rimmasch - è una malinconica dichiarazione d'amore, anche nel testo, alla città di New York.
"Already Naked" e "Best Day Ever" (quest'ultima firmata da Sia, con Nick Valensi degli Strokes alla chitarra) possiedono un bel tiro, mentre "When I Gave Up On You", un episodio country-folk, fornisce un po' di sano relax. "Love Level", una sorta di fanfara con inaspettata svolta R&B, disorienta a un primo ascolto e potrebbe non piacere ai fan di vecchia data (ma, allo stesso tempo, potrebbe incuriosire i più giovani). Un brano che, comunque lo si voglia prendere, conferma l'imprevedibilità del songwriting dei due vecchietti terribili, Debbie e Chris. Risulta banale, invece, la successiva "Too Much" del tastierista Matt Katz-Bohen, ma per fortuna ci pensa la conclusiva "Fragments" a far dimenticare l'unico brutto scivolone del disco. Andata a pescare addirittura dal repertorio di uno sconosciuto artista indie di Vancouver chiamato Adam Johnston, "Fragments" parte come una ballata melodrammatica, per poi trasformarsi in una lunga cavalcata tiratissima, il pezzo più intenso dei Blondie da molti anni a questa parte, con Debbie Harry, 72 anni a luglio, mattatrice assoluta. C'è ancora tempo, infine, per un'ipnotica traccia fantasma, "Tonight", con la partecipazione di un'illustre concittadina come Laurie Anderson.
Al netto di qualche scelta di produzione discutibile, "Pollinator" è un disco che funziona, un'efficace testimonianza di ciò che rappresentano i Blondie oggi. Un gruppo che non vuole vivere nel proprio passato (comunque omaggiato, cercando però di evitare il pericoloso "effetto-nostalgia"), ma che ha ancora la faccia tosta di dare una personale rilettura della musica pop.
La band sarà impegnata per il resto dell'anno in una tournée mondiale per promuovere il disco. I Blondie si sono già esibiti in Australia e in Nuova Zelanda (in compagnia di Cyndi Lauper), mentre in estate gireranno gli Stati Uniti con i Garbage; nel mezzo sono state fissate alcune date europee, con i biglietti per i concerti a Hyde Park e alla Roundhouse di Londra, che sono andati esauriti in pochi secondi. Ancora tutto tace per quanto concerne una data italiana, ma non bisogna demordere, perché, in fondo, sono stati proprio Debbie Harry & C. a insegnarci che... "dreaming is free".
(07/05/2017)