Bonobo

Migration

2017 (Ninja Tune)
downtempo, indietronica

Bonobo è uno dei nomi caldissimi del momento, soprattutto per certi puristi dell'indie-rock che ogni anno elevano a idolo almeno un artista nell'ambito elettronico. L'anno scorso è stato dominato da Nicolas Jaar e dal suo bellissimo "Sirens", disco raffinato ed elegante, che ha fatto incetta di consensi tra critici e ascoltatori occasionali. Simon apre l'anno nuovo con questo "Migration", che sicuramente sarà uno degli album più chiacchierati nei mesi seguenti e che segue l'ultima uscita dell'artista inglese targata 2013 a nome "The North Borders". Un disco che arriva dunque in un clima di forte aspettativa per un musicista che, fin dalle sue prime uscite, divide et impera tra gli addetti ai lavori, smuovendo critiche ed esaltazioni e creando importanti discussioni circa le sue abilità di producer sia in studio che nelle performance live. 

"Migration" si discosta prepotentemente da quel "The North Borders" decisamente più energico. Sembra che l'artista abbia voluto evidenziare le sue capacità compositive - coinvolgendo, tra l'altro, Jon Hopkins al piano nel primo episodio del lotto, la title track. Un esercizio di stile che vuole mettere i puntini sulle i circa il talento del musicista inglese e che senza dubbio alza l'asticella dell'interesse nell'ascoltatore. 
La verità è che "Migration" è un buon disco nel complesso, ma soffre il problema di un esaurimento di idee di un genere ormai saturo; nonostante le buone intenzioni e la virata nella scelta delle melodie rispetto al predecessore, non aggiunge niente di nuovo alla scena downtempo/indietronica, sta solo al fruitore poi, elevarlo o meno, a disco cardine in base al proprio sentimento.

L'esempio più immediato che ci viene in aiuto è proprio "
Immunity" di Hopkins uscito tre anni fa, che basava la sua forza proprio sulle emozioni che suscitava, o ancora il seminale "Rounds", capostipite del genere, di un certo Four Tet che si aprì al mondo e gettò le basi per questo tipo di elettronica da ascolto, che si discosta dalla pista e anche dall'Idm più ricercata, essendo un ascolto decisamente più semplice ma ugualmente avvolgente. Basti pensare che la traccia più riuscita di "Migration" si trova al centro dell'opera, dove Bonobo ha voluto far confluire le melodie sofisticate, fil rouge dell'intero disco, con dei cantati/cori africani, riuscendo in un amalgama sorprendente, piacevole e per nulla scontato ("Bambro Koyo Ganda") e donando al lavoro un profumo world music più accattivante.

Una formula narcolettica e sognatrice impregna la parte restante dell'Lp. Il singolo pop di presentazione, "Break 
Apart", è quello più debole, con il cantato di Mike Milosh dei Rhye che a tratti risulta noioso e indigesto. "Migration", come accennato sopra, presenta un Jon Hopkins in uno stato di grazia al piano mentre Simon prepara un tappeto di synth eterei: sarebbe potuto essere tranquillamente un'appendice di "Immunity".
"
Outlier" è un altro singolo degno di nota, che ricalca decisamente suoni più catchy e meno soporiferi. L'altro pezzo squisitamente pop è "No Reason", con la collaborazione di Nick Murphy aka Chet Faker aka l'ennesimo paladino del pubblico indie dal talento discutibile. Il resto scorre tra piano elettronico e synth allo zucchero. 

In ultima analisi, l'uscita di Simon Green, per la fedelissima Ninja Tune, lascia l'amaro in bocca per un'occasione potenzialmente sprecata. Posto l'enunciato che il ragazzo ci sa decisamente fare, si è perso troppo nel manierismo e nello stile, riuscendo a fare solo quello che può essere definito "un buon compitino a casa".

22/01/2017

Tracklist

1. Migration
2. Break Apart (feat. Rhye)
3. Outlier
4. Grains
5. Second Sun
6. Surface (feat. Nicole Miglis)
7. Bambro Koyo Ganda (feat. Innov Gnawa)
8. Kerala
9. Ontario
10. No Reason (feat. Nick Murphy)
11. 7th Sevens
12. Figures




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