Fra le nuove leve dello shoegaze anni 10 avete da oggi un nuovo nome da appuntarvi: in realtà non nuovissimo, visto che questi quattro musicisti californiani sono giunti con “Outside (Briefly)” al terzo lavoro in studio, e i motivi per ascoltarlo e non lasciarlo scivolare nel dimenticatoio non sono certo pochi.
Gli ingredienti utilizzati sono senz’altro stimolanti: si passa agilmente dalla psichedelia light dei Black Rebel Motorcycle Club di “Shut The Window” ai My Bloody Valentine incrociati con i Jesus & Mary Chain di “Passing Thing”, il brano-chiave del disco, che intorno a metà si schiude in un passaggio motorik che richiama espressamente i War On Drugs o, se preferite, i Wilco di “Spiders (Kidsmoke)”.
Il soffice dream-pop fortemente evocativo di “Petals” e il sentimentalismo indie d’altissima scuola di “Romance Distractions” si alternano a una “New Machine” che incorpora elementi wave, innestandoli in un’innata sensibilità pop, senza mai rinunciare alla giusta dose di chitarre oblique, e a una “Shatter” che serba invece quel taglio dark in grado di richiamare tanto i Cranes quanto i Cure più decadenti.
La seconda parte del disco si pone più omogenea rispetto ai piacevolmente spiazzanti movimenti delle prime tracce (occhio anche al synth-pop dell’iniziale "Contact", scelta come singolo), pur mantenendo sempre un’elevatissima qualità compositiva, dimostrandosi non distante dai recenti – ottimi - lavori firmati da DIIV e Nothing.
Feedback e melodie, noise e ritornelli ben calibrati, elementi di disturbo posizionati ad arte, un bel songwriting, idee da vendere, somigliare a tanti delineando comunque una propria personalità, con quel porsi shoegaze, sì, ma in maniera tanto gentile da poter conquistare i consensi anche di coloro che di solito non amano suoni troppo estremi.
Sì, “Outside (Briefly)” quest’anno rischia davvero di ritrovarsi fra i primi della classe, e non solo per chi vive di nostalgie tardo nineties esultando per il ritorno di Slowdive e Ride...
(13/04/2017)