Appurato che Shit and Shine non sia più un progetto afferente a un solo genere, la sua rinnovata prolificità si può suddividere in un due macro-categorie, alimentate a intervalli irregolari: la prima, figlia del periodo noise-core, è la musica che vogliamo, perché ci fa sballare e induce a un'apprezzabile ipnosi ritmica; la seconda, invece, è la musica che ci meritiamo, che ci fa ballare ma non senza degradarci sulla scala della dignità umana.
Cent'anni fa Dada ci ha insegnato che l'arte brutta è pur sempre arte: i combine di Robert Rauschenberg arricchiscono le collezioni dei più prestigiosi musei al mondo, il trash para-Dogme dell'Harmony Korine più sfrontato ha continuato a imperversare nei festival di cinema indipendente, e il nostro amico Craig Clouse erige l'ennesimo monumento alla Merda Totale, presentata sul sito ufficiale con una scintillante animazione 3D a opera di Chase Fathing.
Anche questo, se vogliamo, è terrorismo alla S&S. In seguito all'epopea delle lunghe jam rumoriste con tre batterie, il moniker ha deciso infatti di insidiare il dancefloor mescolando l'ossessivo squallore della techno più "ignorante" a grotteschi collage di registrazioni vocali e mutazioni sonore irriverenti. Una sfrontatezza tale da conquistare persino l'interessamento della più seriosa Editions Mego ("Everybody's A Fuckin Expert"), qualcosa di paragonabile all'incursione di Banksy fra le inestimabili tele di Corot e Monet. Dopo l'imprevedibile parentesi di "Teardrops" (Riot Season, 2016), mini-album di marcissimo grindcore, "Total $hit!" torna alle stampe in Lp della Diagonal coi ritmi di un'idioteca giunta a un grado di autismo oramai irreversibile.
Siete pronti a sentirvi ripetere per decine di volte qual è la cosa più singolare che Van Halen ha consegnato alla musica rock ("L'eccesso", per l'appunto)? E a subire sino allo sfinimento il refrain di Michael Jackson in "Smooth Criminal" ("Annie, are you ok? Are you ok, Annie?")? Chiaramente dipende tutto dal contesto: entro un'opera composita e stratificata, magari con un netto contrasto fra musica e sample, tali elementi potrebbero avere una precisa funzione di critica all'intrattenimento di massa e ai valori da esso veicolati; nel caso della sigla col dollaro, destinata a questo tipo di operazioni, si è scelto palesemente di mantenere tutto a un livello di assoluta superficialità, rimestando nelle brutture già da sé evidenti, sia nel pop-rock che nell'universo elettronico - quest'ultimo, mai come ora, in preda alla furia accelerazionista e prossima a un pericoloso punto d'incontro con la ballabile da riviera romagnola.
I beat di svariate febbri del sabato sera spiattellati sull'unica superficie predisposta sono l'assoluta negazione di oltre vent'anni di Idm, materiale dall'interesse pari o inferiore ai più irritanti spot pubblicitari che conoscete, inadatti persino a smuoversi un po' tra i flash intermittenti di un club di periferia. È la colonna sonora perfetta per quella "trash tv trance" preconiata dal colto crossover del maestro Fausto Romitelli, il cui unico punto d'incontro con $&$ sono le distorsioni randomizzate in stile videotape.
Senza vergogna alcuna, "Total $hit!" gioca a carte (e chiappe) scoperte, interviene senza richiesta mostrandoci un lato morboso che forse non ci appartiene ma nonostante questo ci viene indebitamente attribuito, una maschera di merda indossata senza il nostro consenso ma che, per qualche strano motivo, finisce per calzarci a pennello. Insomma, chi ascolta è complice di tale misfatto, ma è un brivido che almeno nella sfera privata potreste concedervi senza danni apparenti.
13/03/2017