L'ascesa di Jorja Smith è stata sicuramente una delle storie più peculiari del contemporaneo panorama britannico. Vent'anni appena, per lo più trascorsi nella natìa area industriale attorno a Birmingham, due occhioni da cerbiatta e un carattere pacato ma inusitatamente maturo per l'età che porta: con una manciata di pezzi e un Ep rilasciato indipendentemente nel 2016, la ragazza è riuscita a far vacillare l'intera industria discografica e in tanti han fatto la fila sotto casa dei suoi genitori per offrirle un contratto. Il motivo è semplice: Jorja ha la voce. Un timbro potente, profondo, suadente e ricchissimo di sfumature, capace di districarsi tra maliconiche ballate pianistiche e potenti spoken word desolati come panorami di periferia. Sia quando vira verso il jazz che quando mantiene intatto il suo accento British ("Blue Lights" è un pezzo che vale già una carriera), la voce di Jorja sembra proprio avere quel qualcosa che milioni di persone al mondo stanno ancora cercando dopo la prematura scomparsa di Amy.
Ma nonostante le moìne dell'industria, Jorja è rimasta con i piedi ben piantati a terra, e pur conscia del fatto che in musica il tempo costa più dell'oro, si è presa tutto il tempo necessario e ha semmai aumentato le proprie quotazioni andando a lavorare con gente come Drake, Stormzy e Kali Uchis, e ha pure infilato un pezzo sulla colonna sonora del blockbuster "Black Panther". E dopo essersi fatta due conti in tasca, ha preferito comunque associarsi al collettivo FAMM piuttosto che entrare sotto major come la nuova stella del soul.
"Lost & Found" pertanto non è stato quel fulmine a ciel sereno che molti inizialmente si aspettavano (pur essendo salito sino al n.3 in Uk). Jorja non manca d'ambizione, sia chiaro, ma al momento ha scelto il cammino di una carriera a carburazione lenta e duratura piuttosto che quello da una botta e via. E pertinentemente a tale scelta, i tre quarti d'ora di questo debutto vanno alla ricerca di un quieto classicismo che potrebbe tranquillamente essere apprezzato da un pubblico ben più adulto dell'autrice in questione. Ma forse potremmo anche riscoprirlo tra vent'anni e trovarlo senza i grossi acciacchi di una produzione che col tempo s'è fatta vecchiotta - i suoni sono puliti ed eleganti, la sezione ritmica è calda e avvolgente e l'elettronica viene davvero tenuta a freno.
Certamente, però, parte del ricevimento sostanzialmente morigerato ricevuto da "Lost & Found" nel resto del mondo sta proprio nella natura della musica presente. Jorja spesso gioca davvero troppo sicuro, conscia di avere una voce che da sola è in grado di fare il pezzo e che quindi non la esorta ad andare oltre il selciato. Momenti di soul contemporaneo quali "February 3rd", "Wandering Romance", "The One" o la malinconica "On Your Own" presentano sonorità suadenti e accenti melodrammatici che aiutano a conveire il messaggio dell'autrice, ma gli arrangiamenti spesso si giocano su una patina un po' troppo monocromatica - il che è un peccato, visto il potenziale di partenza. Anche una ballata come "Don't Watch Me Cry" potrebbe benissimo venire intonata sul palco dell'X Factor da ogni bella voce di turno, il che è sicuramente testamento di un'efficace scrittura pop, ma ancora una volta per spuntarla del tutto sarebbe preferibile calcare su arrangiamenti meno scontati.
Il disco quindi gira molto meglio quando Jorja mostra il suo lato più curioso; "Lifeboats (Freestyle)" richiama la prima Erykah Badu, il testo è una riflessione politica in prosa che pur non avendo l'energia di una Kate Tempest mostra la giusta dose di carattere per non scadere in retorica. Su "Tomorrow" l'andamento da ballata a un certo punto acquista un inaspettato piglio rock, mentre sul pezzo acustico "Goodbyes" la voce si eleva verso un falsetto celestiale senza perdere un briciolo di quella gioventù che la anima. E poi ci sono la trascinante "Teenage Fantasy" (canzone scritta da Jorja quando aveva solo 17 anni - abbastanza impressionante) e il groove metropolitano della title track, con quel piglio neo-soul alla Lauryn Hill che manda brividi lungo la schiena. La già citata "Blue Lights" viaggia su un binario a parte, pezzo capace di catturare tutto il nervosismo dei giovani ragazzi di quartiere illuminati dalle mai promettenti sirene della polizia.
A fine ascolto si rimane in bilico sul proverbiale filo di ragnatela. Da un lato abbiamo una voce superlativa, una personalità già definita e un songwriting pieno di potenziale, che fanno di "Lost & Found" un disco degno di nota. Ma dall'altro bisogna pure ammettere che certe atmosfere particolarmente rassicuranti arrivano a un passo da quel new boring già lamentato diversi anni fa dal Guardian di fronte all'ascesa di gente come Adele ed Ed Sheeran. Ed è qui che molto probabilmente si giocherà la prossima sfida di Jorja - riuscire a spingere sul pedale del coraggio e della fantasia per stare dietro a cotanta voce. Proprio come fece Amy, che non a caso Jorja considera al pari di una madrina.
16/08/2018