Ci sono due modi per ascoltare il sesto album da solista di
Richard Ashcroft. Il primo, probabilmente il più semplice, si basa sull'idea che "Natural Rebel" di ribelle non abbia proprio niente, ma che sia semplicemente un
pastiche di tutte le velleità del cantautore di Wigan: languori romantici ("That's How Strong"), anamnesi del suo passato
britpop ("That's When I Feel It", "Birds Fly"), spiluccamenti blues ("Born To Be Strangers"), pop orchestrale ("Surprised By The Joy", "A Man In Motion"), cantautorato
crooneristico ("Streets Of Amsterdam") e rock'n roll serrato e malmostoso ("Money Money").
E probabilmente è proprio così. "Natural Rebel" è tutto questo.
Forse un po' piatto. Troppo condiscendente.
D'altro canto, la seconda possibile interpretazione consiste nel riuscire ad andare oltre le melodie non troppo originali del disco, per accorgersi di quanto queste dieci canzoni siano dirette, prive di sofisticazioni ma al contempo grandemente curate nei variegati arrangiamenti. La "naturale ribellione" del cantautore britannico altro non è che la sua strafottente felicità che non teme giudizi, che si avventura tra melodie semplici e serene, "alberi d'ulivo tra loro intersecati", un amore adamantino e, soprattutto, la capacità di riuscire ancora a sorprendersi e gioire delle piccole cose, avendo la premura di raccontarle apertamente.
Si poteva fare di meglio? Certamente. In fin dei conti il tanto vituperato "
These People" di due anni fa, coi suoi azzardi elettropop, aveva più brio e intensità di quest'ultimo lavoro di Ashcroft, che invece ha un'anima romantica e un assetto omogeneo ma che potrebbe fare breccia nei cuori più sensibili. Anche se brani straordinari dell'era-
Verve come "The Drugs Don't Work" e "Sonnet" sembrano ormai appannaggio del passato.
22/10/2018