Assemblate rigorosamente a coppie, le Desert Sessions hanno rappresentato fra il 1997 e il 2003 uno degli sfoghi artistici preferiti da Josh Homme (un altro fu suonare la batteria nei primi Eagles Of Death Metal), il quale amava riempire i brevi momenti di pausa dai Queens Of The Stone Age con scorribande musicali fra amici, paragonabili alle serate in saletta prove di noi comuni mortali, magari accompagnate da qualche cassa di birra. Solo che lì, al posto del vicino di casa che picchia forte sulla batteria, capitavano magari Polly Jean Harvey o Mark Lanegan, così, tanto per gradire. Eh, la "figaggine" di essere Josh Homme...
Son passati ben sedici anni dalle ultime session: i tempi sono maturi per tornare a registrare e diffondere i cazzeggi. Che poi tanto cazzeggi non sono, visto che brani come “Move Together” (con Billy Gibbons degli ZZ Top alla voce), il bruciante minuto e mezzo di “Crucifire” (sugli scudi Mike Kerr dei Royal Blood) o la ballad a tinte folkye “If You Run” (col microfono nelle mani di Libby Grace, che presumiamo essere uno pseudonimo) sono pezzi molto validi, tanto che non sfigurerebbero in qualsiasi album dei protagonisti.
Poi ci sono i divertissement mezzi sconclusionati, vagamente zappiani (“Chic Tweetz”, condivisa fra il comico Matt Berry e il non meglio precisato Toornst Hulpft), le jam dove si viaggia a ruota libera (la desertica strumentale “Far East For The Trees”) e i momenti – meno riusciti - nei quali sembra di tornare a imbattersi in canzoni già udite in passato. Qualche buono spunto, comunque, emerge in “Noses In Roses, Forever”, interpretata dal maestro di cerimonie, così come la dolente conclusione al piano “Easier Said Than Done”.
Di sicuro nelle Desert Sessions emerge quel gusto per l’avventura che nei più seriosi lavori firmati Queens Of The Stone Age si scorge ormai a fatica. Non trattasi però necessariamente di rimanenze di magazzino, bensì di brani concepiti da ensemble variabili in situazione di grande rilassatezza. Oltre ai musicisti già citati, si segnalano le presenze di Stella Mozgawa (Warpaint), Les Claypool (Primus), Jake Shears (Scissor Sisters, voce nella trascurabile “Something You Can’t See”), Matt Sweeney e Carla Azar, batterista già con gli Autolux e nei dischi solisti di Jack White.
30/10/2019