La prima parte del disco ha un taglio più "solenne", quasi spirituale, a partire dagli accenti cameristici e dai cori ecclesiali condivisi con Julia Holter in "Swimming Pool", passando per le gocce di classe e dolcezza che Charlotte Gainsbourg instilla in "Eden".
Ma il brano che toglie il fiato è la commovente "Away", un'ascesa verso il Paradiso, attraverso una "nudità" che mette quasi a disagio, e i rumori ambientali lasciati a "sporcare" l'esecuzione, per renderla ancor più vera, come se la Calvi stesse provando qui, accanto a noi, nel soggiorno di casa. Come in quelle esibizioni domestiche che oggi, in tempi epidemici, potrebbero diventare uno standard diffuso.
Cerca l'intimità, Anna, ma dopo lo spartiacque posto dall'inno gender-fluid "Don't Be The Girl Out Of My Boy" (proposto in coppia con l'icona slacker Courtney Barnett), verso fine corsa, per non smarrire completamente l'urgenza "rock", decide di alzare i toni di una tacca. Una prima dose di adrenalina è assicurata dalla scurissima "Wish", eseguita assieme a Joe Talbot degli Idles, unica presenza maschile dentro questa selezione, perfetto per conferire al pezzo quel graffio punk-blues che del resto è da sempre nelle corde della Calvi più sanguinolenta.
Altrettanto cruda la conclusiva "Indie Or Paradise", suonata in perfetta solitudine, a sigillo di un progetto - chiamiamolo "Hunter"/"Hunted" - che con il passare dei mesi si è rivelato ancor più centrato rispetto a quanto inizialmente percepito. Vuoi per i temi trattati, di grandissima attualità, vuoi per la bontà del materiale musicale, vuoi per le interpretazioni, come al solito ineccepibili.
(10/03/2020)