Da cantautore a compositore puro, il passo di James Yorkston è stato graduale ma sempre più palese: come Neil Hannon prestato alle sorti del pop d’autore, così lo scozzese continua a perfezionare uno stile di scrittura puro e versatile, una qualità narrativa che ha sviluppato anche come affermato romanziere.
“The Wide, Wide River” è una nuova frontiera per l’artista, un progetto che consolida l'amicizia di lunga data con il musicista svedese Karl-Jonas Winqvist. Un rapporto talmente autentico che James Yorkston ha accettato senza nessuna remora di suonare con musicisti a lui ignoti: Peter Morén di Peter, Bjorn & John, Cecilia Österholm, Emma Nordenstam e Ulrika Gyllenberg.
Nonostante il repertorio sia stato registrato nell’arco di soli tre giorni e senza alcun freno creativo, la Second Hand Orchestra regge perfettamente il ruolo di cesellatore delle emotivamente vulnerabili ed estroverse folk-song, regalando all’autore uno slancio che rende l’album una delle opere più immediate e accattivante della pur lunga carriera.
C’è perfino un briciolo di umorismo e di malizia in “Ella Mary Leather”, dove Yorkston si prende gioco dei collezionisti seriali di canti tradizionali, ed è sorprendente la resa sonora di “To Soothe Her Wee Bit Sorrows”, una ballata di sette minuti e trentaquattro secondi che ha la vellutata energia di “Fisherman's Blues” dei Waterboys e l’intensità spirituale di “A Summertime In England” di Van Morrison.
Si inebria del calore degli archi, delle voci eteree e del bisbiglio del vento il tenero racconto fanciullesco di “Struggle”, ed è pura ascesi creativa l’interazione tra voci femminili, strumenti e il verseggiare svogliato di Yorkston che anima “A Very Old-Fashioned Blues”, un’altra di quelle pagine folk che il musicista dissemina nei suoi album, costruendo un ponte tra tradizione e innovazione.
Strappa inoltre un sorriso il modo in cui il musicista si arrende al piacere fugace chamber-folk-pop della naif “Choices, Like Wide Rivers”; sorprende e affascina l’affiatamento strumentale che regala un altro piccolo gioiellino di modern-folk, la irrequieta ballata “There Is No Upside”, a metà strada tra il Bob Dylan di “Desire” e i Belle And Sebastian di “Mothermilk”.
Ad esser sinceri “The Wide, Wide River” va ben oltre le attese. James offre alcune delle sue performance vocali più intense, fino a togliere il fiato nella quasi sinfonica progressione armonica di “A Droplet Forms”, ma è tutto l’album a essere permeato di una vitalità che trasforma il pur rigoroso minimalismo di Yorkston in una materia sonora più vicina al nobile mondo della musica classica.
L’estrema fragilità e potenza delle ultime struggenti note dell’album (“We Test The Beams”) cancella ogni dubbio: siamo di fronte a una delle menti più lucide della musica odierna e questo è solo un capitolo meraviglioso di una grande avventura chiamata musica.
(15/02/2021)