Shabaka Hutchings non è più "semplicemente" un musicista. È diventato un leader culturale che riconnette i fili della diaspora africana e della condizione dei suoi discendenti nei paesi in cui furono deportati come schiavi secoli addietro. Ma Shabaka è un agente attivo, anche nella scena jazz inglese dalla quale proviene, ricercando una sintesi tra la consapevolezza politica di Gil Scott-Heron, la spiritualità di Albert Ayler e la capacità di contaminazione di Don Cherry. I molteplici progetti ai quali partecipa - incluse le collaborazioni con Melt Down Yourself, Heliocentris e Makaya McCraven - si collocano su una mappa su cui muoversi per comprendere sia le coordinate della scena nu-jazz contemporanea, sia gli elementi intorno cui si riunisce e nei quali si identifica una comunità globale.
In questa fase però i suoi progetti personali, tra cui Sons of Kemet, non sperimentano nuove articolazioni possibili di nu-jazz, piuttosto cercano di rinsaldare e affermare le matrici etnico-culturali che li hanno originati. Rientra in questa logica anche "Black To The Future", quarto disco dell'ensemble londinese. Se il precedente "Your Queen Is A Reptile" (Impulse!, 2018) era incentrato sul ruolo del matriarcato nelle culture di origine africana in un lavoro che coniugava ricerca, radici e contaminazioni, il nuovo album ancora prosegue il percorso di scrittura e ri-scrittura africanocentrica del jazz ma si pone prima di tutto come un manifesto legato al movimento globale Black Lives Matter e alle proteste del 2020, in particolare attraverso la scelta dei titoli dei brani e dei testi, così come nelle collaborazioni all'album. Lo spoken worddel poeta e attivista Joshua Idehen apre l'album in "Field Negus":
We are all field negroes now, just dead the talk, get me my bagMentre "Pick Up The Burning Cross" è lasciata all'incendiario cantato di Camae Ayewa aka Moor Mother e al respiro "politico" di Angel Bat Dawid: "I don't think you remember me/ I was in the last place, lost the race".
Maybe one day we'll see eye to eye on fancy furniture
But right now though, right now though
Sorry not sorry
Hashtag burn it all
Just burn it all!
This black sorrow is danceFacendo un'equazione tra le parti, tra cosa non è mutato e cosa è in movimento, con la capacità narrativa e poetica dei brani scanditi dalla scaletta, il risultato complessivo risulta meno compatto ed entusiasmante rispetto a "Your Queen Is A Reptile".
These black prayers is dance
This black struggle is dance
This black pain is dance
This black struggle is dance
And this black blaze is dance
Just leave black be
You already have the world, just leave black be
Leave us alone!
13/06/2021