Danger Mouse & Black Thought

Cheat Codes

2022 (BMG)
conscious hip hop

Una quindicina di anni fa il produttore Danger Mouse (vero nome Brian Joseph Burton, già in forza al duo dei Gnarls Barkley e al lavoro con diversi artisti di grido tra cui Gorillaz, BeckBlack Keys etc.) e il rapper Black Thought (al secolo Tariq Trotter, che molti conosceranno soprattutto come frontman dei Roots) cominciarono a scrivere musica insieme, salvo poi abbandonare il progetto di registrare un disco a quattro mani perché nel frattempo erano stati presi da altri impegni.
Con “Cheat Codes”, disco che originariamente doveva intitolarsi “Dangerous Thoughts”, i due possono finalmente incrociare i propri percorsi artistici e lo fanno chiamando a raccolta un po’ di ospiti (Raekwon, Michael Kiwanuka, Conway The Machine, A$AP Rocky, Run The Jewels e il compianto MF DOOM tra gli altri) e affidandosi a un sound che profuma di old-school, tra beat solidi e poco inclini all’erranza, atmosfere suadenti e non di rado crepuscolari e un uso calibratissimo dei sample, pescati a piene mani tra vinili degli anni Sessanta e Settanta, a cominciare da “Love Without Sex” di Gwen McCrae, perfettamente controbilanciato dal flow di Tariq nell’iniziale “Sometimes”, per proseguire, dunque, con la Ebony Rhythm Band di “Vanilla Fudge” e Michael Liggins and the Super Souls di “Loaded Back”, i cui solchi fanno capolino nella scoppiettante title track, in cui il “cheat code” non è banalmente quel metodo o quel dispositivo che i gamer utilizzano per avanzare di livello in un videogioco, ma un vero e proprio codice di comportamento che, attraverso l’esperienza e la conoscenza, fa piazza pulita della concorrenza.Quest’ultima è una lezione che Tariq ha fatto sua da tempo e perciò ritorna anche tra le pieghe di “No Gold Teeth”, dove l’Mc rappa “My birthplace taught me not to stop/ I'm more advanced than my classmates/ I came into the game on a fast break”, e in “Belize”, in cui si ascolta "Bring the Cambridge, the Websters, the Oxfords... Product of the Last Poets and the Watts Prophets", a dire che il suo percorso artistico risente sia della lezione della strada che di quella di alcuni intellettuali.

“Cheat Codes” è uno di quei dischi che non vogliono aprire nuovi squarci verso futuri possibili, preferendo, invece, fare leva sul passato per offrire un più consapevole punto di vista sul presente e, allora, ecco che “The Darkest Part” (riff assillante di piano, un accelerato fantasma di Kiki Dee altezza “Rest My Head”) riflette su ingiustizia e libertà, ricordando ai fratelli afroamericani che “Freedom is better than heroin, morphine or methadone”, laddove “Because”, con il suo andamento compassato e il minutaggio probabilmente non del tutto giustificato, ricorda che spesso sono proprio le difficili condizioni socioeconomiche a spingere i fratelli di colore verso la delinquenza.
Il tono si fa introspettivo nelle languide trame jazz-lounge di “Identical Deaths”, urgente e spaccone in “Strangers” (che ripesca e distorce il singolo del 1971 “The Elephant Song” del duo londinese Philwit & Pegasus), epico e fiero in “Close To Famous”, fino alla riflessiva “Violas And Lupitas”, introdotta da una citazione di “Harlem Nights”, pellicola diretta nel 1989 da Eddie Murphy e attraversata dagli echi di “For Le Ann”, brano inciso venti anni prima da Tony Joe White.

Alla voce "momento migliore del disco" si trova, invece, “Aquamarine”: Brian Joseph a sintetizzare trame esultanti, mentre vanno sedimentando “To Take Him Away” dei Sandrose e "Funky Spider" dei Meatball; Tariq on fire mentre getta un ponte tra il suo Io e il mondo che lo circonda; e, per finire, Michael Kiwanuka a svanire etereo dentro il ritornello, ricordandoci che “tutto sta bruciando” e i nemici sono dappertutto…

Everything's burning down
When I close my eyes again
Enemies all around
I don't understand, my friend, my friend

10/12/2022

Tracklist

  1. Sometimes
  2. Cheat Codes
  3. The Darkest Part
  4. No Gold Teeth
  5. Because
  6. Belize
  7. Aquamarine
  8. Identical Deaths
  9. Strangers
  10. Close To Famous
  11. Saltwater
  12. Violas and Lupitas

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