A quattro anni dalla sua prematura scomparsa, il fascino delle composizioni di Jóhann Jóhannsson continua a crescere. Pubblicato postumo grazie all'ensemble vocale Theatre Of Voices e al direttore artistico Paul Hillier, “Drone Mass” è uno dei lavori a cui il compositore islandese ha dedicato più energie, considerandolo fin dall'inizio uno dei più significativi della sua carriera, purtroppo precocemente interrotta.
Figlia di varie "influenze e ossessioni”, questa messa di droni appare subito come una grande opera post-minimalista che attinge egualmente da Philip Glass nella struttura delle composizioni e da Arvo Part o Henryk Górecki nel suo aspetto religioso, da minimalismo sacro. Il fascino del drone e della musica ripetitiva si unisce al Vangelo copto degli egiziani, scoperto nel 1945, per dar vita a un'opera ambiziosa, forse addirittura il progetto più temerario della sua discografia, persino più della pietra miliare “Fordlândia” (2008) o dell'indimenticato “IBM 1401, A User's Manual (2006).
“Drone Mass” dona all’idea di drone una connotazione atmosferica che forse solo Basinski è riuscito a imprimerle, arricchendola però di cori che prendono a piene mani dalle lezioni che Philip Glass ha regalato a generazioni di compositori.
Brani come “One Is True”, “Two Is Apocryphal” o “Triptych In Mass” potrebbero figurare benissimo all’interno di capolavori come “Einstein On The Beach” (1976) o “Koyaanisqatsi” (1983), ma Johannsson, pur rispettando i dettami di Glass, vi trasferisce elementi personali e riconoscibili. Le poche note di violino di “Divine Objects” creano subito un drone a cui si aggiungono via via altri archi sino all'inserimento - all'inizio della seconda parte - di un coro angelico che unisce la storia della musica classica con quella della musica contemporanea.
Johannsson ha definito quest'opera un oratorio contemporaneo, e in effetti se la sensazione religiosa è onnipresente, la modernità dei suoni è costante in particolare nei brani dove l’elettronica è dominante, come nell’angosciante “The Low Drone Of Circulating Blood, Diminishes With Time” o nelle suggestioni dark-ambient di “To Fold & Remain Dormant”, che passa improvvisamente dall'oscurità alla luce con rapide intromissioni vocali.
Momenti particolarmente toccanti emergono anche dai cori paradisiaci di "Moral Vacuum" e da quella che potrebbe essere la summa di questa messa di droni, “The Mountain View, The Majesty Of The Snow-Clad Peaks, From A Place Of Contemplation And Reflection”, in cui elettronica, canto religioso e archi trovano una perfetta sintesi che conferma il talento immenso del compositore islandese.
"Drone Mass" è quindi l'ultimo lascito di Johann Johannsson, forse un nuovo testamento postumo, ma è soprattutto un commosso omaggio di tanti musicisti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di lavorare con lui.
30/12/2022