Diciotto minuti e 17 secondi: è questo il tempo che è stato necessario per ripristinare l'alto tasso alcolico della musica dei King Gizzard & The Lizard Wizard, ovvero quelli di "The Dripping Tap", il miglior biglietto da visita esibito dalla band australiana da molto tempo a questa parte. Un brano sedimentato nell'arco di quattro anni, edificato su potenti riff hard rock, scampoli kraut, tentazioni soul-psych. Una jam session perfetta per introdurre il nuovo tour.
"Omnium Gatherum" è il disco-manifesto di una band che sta recuperando luoghi e situazioni congeniali alla propria naturale sussistenza, ovvero i concerti.
Che i King Gizzard & The Lizard Wizard siano animali da palcoscenico è stato evidente già dai primi vagiti e lo testimonia la mole di dischi dal vivo pubblicati di recente. Gli ottanta minuti di questo percorso a ostacoli, tra generi e sottogeneri della cultura pop-rock, sono linfa per i prossimi live set internazionali.
Pur funzionali alla dimensione live, i sedici brani di "Omnium Gatherum" svolgono egregiamente il loro compito, lasciando come strascico almeno un trittico di future classic.
"Omnium Gatherum" è a tutti gli effetti il primo vero doppio album, ma non in senso fisico. L'accozzaglia evocata dal titolo rappresenta l'unica via possibile per sfuggire alla mediocrità e alla prevedibilità: questo avviene per gran parte dell'album, tranne un lieve cedimento nella seconda parte, che non intacca il risultato finale.
Nell'intercettare kraut e metal, i Gizzard prediligono l'agilità dei Gong piuttosto che il rigore dei Neu!, o la versatilità degli Hawkwind al posto della forza dei Motorhead.
Archiviata l'iconica "The Dripping Tap", sono tre le perle del disco. In primis l'estatica lettura in chiave lounge delle grazie dei Traffic in "Presumptuous" (canzone in parte gemella del soft-soul di "Ambergris"), a seguire il dirompente heavy metal di "Gaia" (con eguale, degna compagna "Predator X") e infine il magico pysch-pop cosmico/elettronico di "Magenta Mountain" (che trova parziale replica in "The Garden Goblin" e "Evilest Man").
Quanto raccontato finora è materia sufficiente per far gridare al miracolo, ma il cospicuo curriculum degli australiani rischia di falsare le attese.
"Omnium Gatherum" è il primo album realizzato in completa sinergia creativa dopo l'isolamento causato dalla pandemia. Un progetto che vede la band alle prese con stimoli funky ("Persistence"), nonché cimentarsi con rap e sample senza abdicare al proprio stile ("The Grim Reaper", "Sadie Sorceress").
C'è abbastanza energia e imprevedibilità in questo disco - il grugnito jazzy di "Kepler-22b" e lo svogliato blues di "Red Smoke" - da poter alfine giustificare il prevedibile tripudio di lodi da parte dei fan, ma anche da parte di qualche scettico.
09/05/2022