How do you measure the time you've lost?
La domanda chiave che emerge dal coriaceo "Endure" è racchiusa nel verso scandito dalla voce risoluta di Alli Logout nella claustrofobica "Foul". Nata sull'onda della bollente estate del 2020, divisa tra gli impedimenti del lockdown pandemico e i movimenti di protesta del Black Lives Matter, l'ultima fatica degli Special Interest, quartetto completato da Maria Elena alla chitarra, Nathan Cassiani al basso e Ruth Mascelli a synth e drum machine, affronta con tono indifferibile e immediato temi pressanti, che comprendono storie di violenza, sfruttamento del lavoro e dipendenza da sostanze. Terzo album in carriera e primo sotto l'egida della Rough Trade, lo step successivo a "The Passion Of…" spinge maggiormente su influenze (post-)disco e house, amalgamandole alla distintiva matrice seventies glam-punk di partenza, esplorando nuovi territori sonori.
Manifesto di tale svolta sono la grintosa "(Herman's) House" dagli intenti punk e dal cuore dance-funk, motore che reinterpreta gli Sparks, con un pizzico di Tom Tom Club, Funkadelic e The B-52's, e l'apertura coinvolgente "Cherry Blue Intention", dove le linee di basso martellanti, classico elemento post-punk, si mescolano ai loop percussivi e ai sample di influenza jungle.
L'ossessiva "Foul" e la pesante "Love Scene" riaccendono un faro sulla tagliente no-wave sfoderata dal gruppo agli esordi, spezzata dal ritorno on the dancefloor con la mistura pop\electro-funk "Midnight Legend", traccia in collaborazione con l'artista Mykki Blanco. I cigolii cupi di "Kurdish Radio" fungono da apripista alla ritrovata dimensione industrial di "My Displeasure", mantenuta con le successive, più rumorose e distorte "Impulse Control" e "Concerning Peace", che rinnovano parzialmente anche l'attitudine hardcore del debut "Spiraling".
Segno di una buona versatilità, le trame sintetiche e il crescendo stridente della notturna e strumentale "Interlude" accompagnano alla chiusura con la più lunga pseudo-ballad trascendente "LA Blues". L'irriverente gruppo capitanato da Logout porta avanti attraverso "Endure" una prospettiva differente e più articolata rispetto a quella dell'attuale ondata post-punk, con momenti ben riusciti, alcuni più feroci, altri quasi rasserenanti, sia per peculiari scelte di sound, sia per materia testuale, tenendo il punto su tematiche urgenti e mirate, senza perdere il filo conduttore e quel caratterizzante piglio situazionista dettato dai capitoli precedenti.
17/11/2022