Da una band iper-attiva da tanti anni cosa mai ci si potrebbe aspettare di nuovo e sconvolgente? Dopo una lunga sequenza di album-tour, oltre due decenni di forcing conservando un'intatta freschezza, l’idea è stata: ragazzi, perché non facciamo un disco invitando in ogni canzone degli amici a suonare con noi? Nulla che non sia già stato vista prima, certo, ma che puoi permetterti soltanto se hai la capacità di riunire attorno a te artisti che possano suscitare reale interesse, e soprattutto se hai delle belle canzoni da mettere sul piatto.
Dieci tracce inedite registrate per l’occasione con amici vecchi e nuovi, attraverso le quali Appino, Ufo e Karim Qqru dimostrano l’innata capacità di sapersi plasmare, adeguandosi alle caratteristiche di ogni singolo ospite, scelto sulla base del principio dell’affinità personale, più che artistica. Dalle sperimentazioni kitchen-ambient condotte con Musica da Cucina all’incazzatura urban-trap condivisa con Speranza, da una “Johhny” che si posiziona davvero a metà strada fra Zen Circus e Fast Animals & Slow Kids alla strutturata mini-suite cantata assieme al caro Francesco Motta.
Vecchie conoscenze e incontri più recenti, per un disco corale nato all’insegna della libertà, ben sintetizzato dall’autoscontro immortalato nell’immagine di copertina. Un grande luna-park nel quale si susseguono cantautori di spessore (Brunori Sas, Luca Carboni) e più giovani rivelazioni del pop e del rock indipendente, con gli Zen che restano completamente legati al proprio suono nel caso di “118”, brano eseguito con l’attore Claudio Santamaria.
Il momento più sorprendente, e al contempo anche più “pop” (ma pop come può intenderlo il trio toscano), è invece “Meravigliosa”, confezionata assieme a Ditonellapiaga e prodotta da Tommaso Colliva, nella quale Appino cerca e trova una linea vocale più “aperta” del solito.
Fra i temi ricorrenti di “Cari fottutissimi amici” ci sono nostalgia, disillusione, la consapevolezza di essere alla ricerca di un mondo che ormai non esiste più, quello degli anni andati. E ancora le difficoltà comunicative con le nuove generazioni, ma allo stesso tempo la certezza che gli estremi finiscono sempre per toccarsi, prima o poi. Tutto un bel divertissement, che sottolinea la rinnovata voglia di condivisione presente fra colleghi musicisti, che dalle nostre parti non percepivamo in maniera tanto spiccata dall’età dell’oro dell’alternative italiano, parliamo ormai di quasi trent’anni fa…
09/06/2022