Da quando ci beccavamo nel bando all'album d'esordio
Ci beccavamo nel bando, sopra il Booster
Anna fattura e no, non parlo di buste
Mando tutto io, svuota il freezer
C'ho il passaggio assicurato sopra questo diesel
La spezzina Anna Pepe, conosciuta semplicemente come
Anna, è un esempio rappresentativo dello stato attuale del pop italiano d'alta classifica. Nata nel 2003, bazzica su Instagram e YouTube come aspirante rapper ai tempi della trap italiana ubiquitaria. Su un
beat del produttore francese Soulker, "V.I.P.", ha registrato un brano, "Bando" (novembre 2019), che ha fatto successo a prescindere dai problemi di
copyright che lo affliggevano: un esempio di pop-trap semplice e aggressivo, che colma la penuria cronica di rapper donne in Italia. Nonostante la giovanissima età, Anna dimostra di saper rievocare in modo credibile
Nicki Minaj e Cardi B, colmando il gap con gli Stati Uniti senza dover passare, come molti colleghi, attraverso il
sound francese. È una
hit che, aggiustata la questione legale, le garantisce anche due dischi di platino.
Tra febbraio e marzo 2020 arriva in cima alla Top Singoli Fimi e diventa la più giovane numero uno al debutto di sempre. È ospite per altri rapper, ma i singoli successivi falliscono nel replicare il successo di "Bando": troppo generici, anche se la
social persona di Anna, e in generale il suo essere una rapper giovanissima e graffiante in un mercato musicale dove non ha molta concorrenza dalle compatriote, attrae ancora molta attenzione.
Nel 2022 arriva "Lista 47", una raccolta di sette canzoni in forma di Ep che cerca di dare qualcosa per giustificare tutto l'entusiasmo attorno a questa mosca bianca della scena contemporanea. È un buco nell'acqua, con l'eccezione del doppio platino "Gasolina", che riprende la canzone della colonna sonora della serie televisiva argentina "Il mondo di Patty", originariamente eseguita da Brenda Asnicar. Il pezzo replica in qualche modo l'eccentricità di "Bando" e gioca con l'età della rapper riferendosi a una serie per adolescenti, giustificando ancora per qualche tempo l'attenzione intorno ad Anna. Dopo tre anni è famosa per due
hit e qualche collaborazione, un patrimonio che vent'anni prima non avrebbe garantito tutta questa attenzione ma che, in un mercato nazionale sovraffollato e annoiato, è bastato a garantirle altre opportunità di ottenere un successo più duraturo.
Chiaramente non ha ancora i brani per fare un album ma può, nel frattempo, inserirsi in pezzi di altri con i diffusissimi
featuring. Nel 2023 proprio questa strategia la porta a un successo più solido, allontanando il rischio che la lunga attesa facesse scemare l'interesse, come successo per altre
one hit wonder del pop-trap, vedi per esempio alla voce Rhove.
Il triplo platino di "
Cookies n' Cream", di
Guè insieme a Bassi Maestro e con la partecipazione di (un sempre più pigro)
Sfera Ebbasta e soprattutto il singolo estivo sestuplo platino di Ava "Vetri neri", in coppia con un
Capo Plaza in cerca di nuovi successi, le garantiscono un nuovo spazio nel
mainstream. D'altronde, permane la sostanziale mancanza di concorrenza come (t)rapper donna affine al mondo del pop. È entrata nel giro che conta, infatti Takagi & Ketra la chiamano per "Everyday" (sempre 2023) per affiancarla ad altri nomi caldi come
Shiva e
Geolier: è un altro triplo platino. Arriva anche "Petit fou fou" con il succitato Rhove, che forse dimostra che, quando mancano nomi caldi del
mainstream, il nome di Anna ancora non basta.
A metà 2024, però, è arrivato il momento dell'album d'esordio, "Vera baddie".
Una vera baddie, abbronzatissima e bellissimaPesce grosso, vengo dalla costa (Yeah)
Non sapevo manco cosa fosse un'aragosta (What?)
Non penso alla droga se mi parlano di cozza
Ero quella che non prendeva il premio alla giostra (Mai)
Vedermi salire per le troie è una batosta (Pow)
Spingo il NOS, prendo un'altra borsa grossa (Boom)
Pink lipgloss, per lui vesto tutta rossa (Muah)
Visto che poco o nulla di Anna conta più dell'immagine che si è coltivata
online e nelle apparizioni pubbliche, e visto che i brani di successo dove è artista principale sono davvero pochi, a giugno 2024, "Vera baddie" punta sull'espansione di quel poco che si è già ascoltato, virando al pop-rap profumato di reggaeton che rappresenta un po' il modello di certo
mainstream del periodo. In sostanza, si cerca di fare delle foto, dei video e dei post sui
social di un album che possa finalmente posizionare stabilmente Anna nella musica italiana del periodo. Quello che era un gioco con "Bando" nel 2019 nel 2024 dovrebbe diventare qualcosa di più concreto con "Vera baddie".
A ben vedere, è un album che già dal titolo sembrerebbe voler definire la sua
rap persona, con tanto di linguaggio e di posizionamento rispetto al resto della scena: una
queen cattiva e ambiziosa che usa uno
slang italo-inglese per parlare a un pubblico di
under 20. Il risultato è, al contempo, soddisfacente e deludente: da un lato, il successo è finalmente stato raggiunto (per quanto possa essere importante per noi ascoltatori) visto che Anna ha tenuto l'album in cima alla classifica per ben 10 settimane, lasciandosi superare solo dal ritorno dei
Co'Sang e facendo meglio di qualsiasi altra donna dai tempi di Giusy Ferreri nel 2008 (11 settimane); dall'altro lato, "Vera baddie" è un contenitore che colleziona
featuring e potenziali
hit d'alta classifica senza tentare nessuna zampata, anzi ripiegando verso una scaletta senza grandi ambizioni se non un generico divertimento misto a un telefonato
ego trip.
Dopo cinque anni d'attesa, quello che sarà con tutta probabilità l'album più ascoltato dell'anno in Italia è sostanzialmente mediocre, divertente qua e là, ma non stupisce e soprattutto fatica a distinguersi da molti altri. Peccato, perché l'
intro promette una specie di versione femminile di
Kid Yugi, con un
beat scuro di trap bombastica che serve a presentare Anna come "l'eccezione" in un mare di cloni.
Subito dopo, però, vuoi per trovare spazio per i vari
featuring, vuoi per inseguire la
hit e vuoi per una cronica mancanza di idee originali, la situazione peggiora: il pop-rap di "Bikini" (feat. Guè) è al massimo buono per ingannare l'attesa, peccato che nella più sostanziosa "ABC" (feat. Tony Boy,
thasup) sia quest'ultimo a suonare il più eccentrico e originale, con
auto-tune e voce acuta. Molte delle altre ospitate suonano superflue (Sfera Ebbasta, anche... basta) o condiscono brani inemendabili come la
bachata di "Show Me Love" (con Capo Plaza) o il vuoto pneumatico di "Mulan" (feat.
Tony Effe).
Non funziona granché meglio quando Anna è l'unica al microfono, a meno di non volersi accontentare dalla trap malinconica da
Lazza di "Tonight", della latin-trap con
beat da club e testo innocuo del doppio platino "30° C" ("abbronzatissima", "simpaticissima"), del tentativo di raccontare l'amore tossico nell'ingenua "Miss Impossible"; il meglio, su questo fronte, sono l'interludio "Vieni dalla baddie", il quasi
freestyle di "Why U Mad" e la conclusiva autoesaltazione "I Got It", cioè brani meno strutturati e assai brevi, dove un contributo essenziale è dei produttori. Eppure la forma è spesso già quella di chi vuole spaccare tutto, basta ascoltare il fuoco incrociato di "I Love It" (feat. Artie 5ive) o i
wobble bass di "BBE" (feat. Lazza). Mancano tuttavia le canzoni e, ancora di più, un'idea che renda una scaletta di ben 18 brani qualcosa di più di una
playlist: c'è l'
hyperpop con dosi di cassa dritta di "Hello Kitty" (con Sillyelly) e persino il
crunk di "Tt le girlz" (feat. Nicky Savage) che riscopre
Timbaland,
così, de botto, senza senso.
"Vera baddie" è l'album d'esordio di
Anna, cioè un'artista che ha uno stile e parla a un pubblico per il quale l'idea stessa di un
album-playlist è la normalità. Com'è successo con
Geolier,
Angelina Mango e altri recenti titolari di
bestseller del nostro
mainstream, è un guazzabuglio di cose diverse, mezzo a titolo personale e mezzo condiviso con gli ospiti e i produttori. Punta poco e male al messaggio e molto al divertimento, spesso banalotto ed effimero. Con i parametri, e per le orecchie, di chi è cresciuto ascoltando gli album, e non delle
playlist buone a vincere il gioco dello
streaming, è sconclusionato e confuso, faticoso da sorbire nonostante duri tre quarti d'ora. Il suo pubblico ha già deciso che è un successo, persino tale da lasciare qualche traccia nella storia delle nostre classifiche: se il mercato la promuove a pieni voti, noi faremo i
veri baddie.
13/09/2024