Kinga Głyk nasce nel 1997 a Rydułtowy, piccola città della Polonia meridionale. La sua è una famiglia di musicisti: il fratello Patryk è batterista e tecnico del suono, mentre il padre Irek è un rinomato vibrafonista e percussionista, fra i più richiesti turnisti della scena polacca (ha lavorato per Tomasz Stańko, Paweł Kukiz, SBB e Natalia Niemen, solo per dirne alcuni fra i più noti).
Imparato a suonare il basso elettrico da bambina, a dodici anni fonda con padre e fratello il Głyk P.I.K Trio, progetto di musica jazz strumentale. Nel 2015 debutta da solista con l'album "Rejestracja", pubblicato dalla Gad, piccola etichetta locale, attirando subito l'attenzione di Radio Trójka (canale statale noto per il suo supporto alla scena jazz locale, ma anche a rock e cantautorato alternativo).
Il grande balzo arriva però col disco successivo, "Dream", pubblicato nel 2017 dalla Polskie Nagrania Muza (ex-etichetta di stato, venduta al gruppo Warner appena due anni prima), e in particolare con l'esposizione ottenuta sui social network dal video in cui la giovane bassista esegue "Tears In Heaven" di Eric Clapton, ricamandola di raffinati virtuosismi.
La musica è tuttavia piuttosto innocua: Głyk è una bassista jazz dalla tecnica eccelsa, ma che non ha ancora trovato la quadratura del cerchio, e il fatto che a renderla nota sia la rivisitazione di un brano piuttosto banale e melenso non restituisce l'idea del suo potenziale.
Dopo il terzo album ("Feelings" del 2019), la carriera viene costretta a una lunga pausa dalla pandemia.
A cavallo fra il 2022 e il 2023 l'artista si reca a Barcellona per registrare il suo nuovo album, presso gli studi Vint, supportata da Michael League, leader della band jazz fusion statunitense Snarky Puppy. A sua volta bassista, League in questa sede rinuncia al suo strumento principale per dedicarsi a tastiere e chitarre, ma in particolare per aiutare Głyk a trovare una propria identità sonora. Il risultato è "Real Life", composto e prodotto quasi per intero a quattro mani.
Uscito all'inizio del 2024, l'album sembra quasi azzerare la carriera di Głyk, sviluppando un suono tecnologico e atmosferico, al contempo denso e dinamico, scevro delle leziosità che appesantivano finora il suo operato. Cercando nella discografia di League non si trovano tuttavia album simili, nel caso qualcuno avesse dubbi sui meriti effettivi dell'intestataria.
Oltre ai due, nel disco suonano Robert Searight (batteria, anche lui dagli Snarky Puppy), Casey Benjamin (turnista molto richiesto dai musicisti hip-hop statunitensi, fiatista ed esperto di strumenti elettronici, qui alle prese con l'Aerophone della Roland) e ben altri quattro tastieristi: Brett Williams, Julian Pollack, Nicholas Semrad e Caleb McCampbell, tutti ben affermati in ambito jazzistico.
"Fast Life" apre la scaletta con una cavalcata jazz fusion in cui succede di tutto: frenetici ostinati di basso, lunghi assoli di Aerophone (il cui suono si piazza a metà fra un sintetizzatore analogico anni Settanta e un non meglio definibile strumento a fiato), piano digitale con sonorità acid jazz, vocalizzi astratti da parte della stessa Głyk e un finale fortemente influenzato dalle melodie della musica mediorientale.
Seguono "Unfollower", segnata dal timbro saturo di basso e chitarra baritono, "Who Cares", jazz-funk sincopato memore di Herbie Hancock, e "Island", che illustra al meglio i topos dell'opera: dominata da strati di tastiere soffuse e lontani echi di suoni esotici, sfoggia sonorità al crocevia fra nu jazz, musica ambient, new age, prog e sottofondo da videogioco.
"Not Real" riprende gli stessi timbri celestiali e vagamente mistici, ma ci innerva un ritmo funk con tanto di basso slappato, mentre "Swimming In The Sky" si muove in territorio broken beat, con ritmi fratturati e un fitto assolo di Aerophone in cui le note sembrano scheggiarsi sulla sezione ritmica sottostante.
"The Friend You Call" è il più evidente omaggio alla jazz fusion anni Settanta e specificamente agli Weather Report, mentre in "That Right Here" i suoni dei sintetizzatori sono così saturi, acuti e tremolanti da finire a un passo dai chiptunes anni Ottanta.
Sul finale "Sadness Does Not Last Forever", basata su un ritmo di batteria e hand clapping campionato, e "Opinions", il brano più ambient del disco, una distesa di sonorità angeliche che da un lato ricorda la storica "Deep Distance" di Manuel Göttsching e dall'altro non è difficile da immaginare come sottofondo di un eventuale nuovo episodio della saga videoludica "Ecco The Dolphin". L'ostinato propulso dal basso di Głyk si fonde tanto bene al contesto elettronico da finire col sembrare un arpeggio di sintetizzatore.
In questo album Głyk dimostra di saper fare un passo indietro come strumentista virtuosa (gli assoli sono quasi sempre lasciati agli altri musicisti), ma di guardare oggi più che mai all'armonia del brano nel suo insieme e alla solidità delle sue strutture.
Con ogni probabilità è il disco di area jazz fusion e nu jazz più importante dell'anno, segnato da un'unica nota tragicamente stonata: Benjamin è scomparso due mesi dopo la pubblicazione, nel marzo di quest'anno, per una tromboembolia polmonare.
12/07/2024