Sembra ieri, ma sono già passati diciassette anni da quando Andrew VanWyngarden e Benjamin Goldwasser esordirono con quell’invidiabile accoppiata di hit formata da “Time To Pretend” e da “Kids”, che spopolò in lungo e in largo, non solo nelle natie terre statunitensi, proiettando l’album “Oracular Spectacular” tra le migliori testimonianze di quel lontano 2007. Da quel fragoroso momento, i MGMT sono sempre stati visti con l’occhio particolare di chi viene atteso al varco (giustamente) ad ogni passo compiuto.
Le capacità creative dei due non sono mai state messo in discussione, suffragate da quel virtuoso metodo di proporre uno psych-pop che combina spiccate dosi di sperimentazione alla caparbia volontà di restare nel campo di ciò che fa breccia sul pubblico: due condizioni per nulla semplici da fondere. In realtà, i nostri, nel corso della loro carriera, non sempre sono riusciti nell’intento. “Loss Of Life” è il loro quinto album in studio - il sesto se si aggiunge il live “11.11.11” utilizzato per sonorizzare una mostra di Maurizio Cattelan al Guggenheim Museum - e con ogni probabilità e anche con non poca sorpresa, il loro elaborato complessivo più riuscito finora realizzato, certamente il più maturo e coeso.
Registrato tra il 2021 e il 2022, il disco è un’ufficiale dichiarazione d’intenti presentata dagli affabili Andrew e Ben, riflessiva, esistenziale e in un certo senso filosofica, che alla base di tutto pone il sentimento come primordiale essenza, il rifugio che può sempre riparare da ogni intemperia esterna, rendendo a tutti gli effetti l’amore qualcosa di indistruttibile.
Lasciate da parte le (più o meno) fortunate scorribande giovanili, che trattavano argomenti quali l’ansia di vivere nell’epoca moderna o le psicosi basate su convinzioni deliranti: gli ormai quarantenni MGMT si immergono in un mondo adulto, che prova a preservare quel loro inusitato approccio spensierato alle cose, ma sfidandoli verso un messaggio che possa comunicare maggiore sincerità e speranza. La loro proverbiale passione per le intrusioni psichedeliche, soprattutto di origine elettronica, è qui forgiata con inusitata delicatezza su ambiti che fanno dello spessore il proprio cavallo di battaglia.
“Loss Of Life” è un disco da ascoltare con imperturbabile pazienza, con serenità, con l’obiettivo di lasciarsi cullare dai dolci richiami britpop e shoegaze di “Mother Nature”, dall’acido onirismo di “Phradie’s Song” e “I Wish I Was Joking” o dalle brumose vibrazioni psych-folk beatlesiane di “Nothing To Declare”.
Tra i passaggi più densi di significato e di magnetismo si staglia certamente il duetto con la regale Héloïse Adélaïde Letissier aka Christine And The Queens (il primo featuring in assoluto dell’era MGMT), che in “Dancing In Babylon” sembra farci tornare indietro fino alle eleganti ballate anni 80, dove la fusione tra la voce maschile e quella femminile dipingevano immagini intense e sfarzose.
Ci si ritrova anche un po' dell’anima bowieana in “Nothing Changes”, mentre l’eccellente “Bubblegum Dog” è forse il brano che più di tutti gli altri ricorda gli antichi tratteggi MGMT, quelli contraddistinti dalle vertiginose e multiformi intersecazioni sonore, che scovano, inoltre, un ulteriore attracco nelle coloratissime dinamiche della conclusiva title track, quasi totalmente strumentale.
Alla produzione affidata a Dave Fridmann (con loro fin dagli esordi) e Patrick Wimberley (già presente per “Little Dark Age”), si aggiungono le fondamentali collaborazioni di Danger Mouse, Oneohtrix Point Never (in ben cinque tracce) e Nels Cline dei Wilco, che hanno agevolato il processo di trasformazione stilistica degli MGMT, spostando l’ago della bilancia della loro naturale poliedricità verso un ambito più governato, tirato a lucido, che possiede il pregio di non risultare mai stucchevole, come invece accaduto loro (non poche volte) in passato.
È molto probabile che questo nuovo approccio dei MGMT possa e potrà risultare un po' indigesto ad alcuni fan della prima ora, abituati alle vigorose svisate che VanWyngarden e Goldwasser hanno mietuto in questi anni. “Loss Of Life” non balza fuori all’istante, ma gorgoglia e fiorisce col tempo. I MGMT permettono alla fantasia di lasciarsi andare diversamente rispetto ai vecchi tempi. Lo fa attraverso un’azione che lavora sotto la pancia, in modo infingardo, più sinuoso e, alla lunga, oscuramente affascinante.
02/03/2024