Mondaze

Linger

2024 (Bronson)
nu-gaze

Ci siamo già più volte trovati a parlare del fenomeno nu-gaze, divenuto negli ultimi anni un trend virale su TikTok: il mood introverso e le scariche di avvolgente energia rilasciate dai possenti muri di chitarre si sposerebbero in maniera perfetta con il senso di spaesamento, disagio e disillusione che sta segnando i ragazzi negli anni Venti. L’impressione come di cadere nel vuoto, come di annegamento, trasmesso dalle composizioni dei musicisti che “suonano guardandosi le scarpe”, non sarebbe così distante da ciò che sta provando una generazione che ha perso valori, certezze, riferimenti. Ecco perché molti giovani si sono sintonizzati su queste stratificazioni sonore e su queste linee melodiche: vi trovano conforto, proprio come noi nel 1991.

Il web ci racconta persino di un nuovo sub-genere, definito con il termine “zoomergaze”, vale a dire “nu-gaze ai tempi di Zoom”, un revival che pesca a piene mani dagli anni Novanta, adorato da coloro che non vogliono legarsi esclusivamente al suono digitale tipico della pc music e di altri stili più “contemporanei”. Una situazione che gioca a favore sia dei nomi storici del genere, molti dei quali tornati di recente sotto le luci della ribalta dopo anni di oblio o di stand-by, sia dell’affermazione di tanti nuovi gruppi che a quei suoni si ispirano in maniera dichiarata. Fra questi registriamo il ritorno dei Mondaze, già apprezzati tre anni fa con il convincente debutto “Late Bloom”, album che assicurava un seguito al demo autoprodotto “Healing Dreams” (2018). Il quartetto di Faenza presenta otto nuove tracce che confermano un suono potente, stratificato, ma allo stesso tempo avvolgente e rassicurante.

Ineccepibili dal punto di vista estetico, i Mondaze dimostrano di aver studiato a fondo i classici, e di aver trascorso giornate su giornate a sperimentare sull’effettistica, alla ricerca dei suoni giusti, riuscendo a ricreare alla perfezione l’atmosfera shoegazing, fra cascate di chitarre, umori tra il trasognato e il malinconico, e le voci che restano quasi sempre sullo sfondo.
Ma più che ispirarsi ai padri fondatori del genere, la band decide di sposare la contemporaneità, guardando ai protagonisti del riflusso nu-gaze: tanto “Lines Of You” sembra un apocrifo dei DIIV, quanto la successiva “Dilute The Pain” pare uscita dalla sala prove dei Nothing. Negli oltre 36 minuti di “Linger” sono loro il principale faro guida, con in aggiunta una spruzzatina di grunge sponda Nirvana nei passaggi strumentali di “Numb” e la doverosa dose di Slowdive sempre pronta a illuminare il cammino, in particolare nella conclusiva “A Butterfly’s Last Dance”, dove l’intreccio delle voci maschile/femminile non può non ricordare i momenti migliori della premiata ditta Halstead/Goswell.

04/12/2024

Tracklist

  1. Lines Of You
  2. Dilute The Pain
  3. Dusty Eyes
  4. Numb
  5. Driving Out The Weeds
  6. Son Of The Rambling Dawn
  7. Linger
  8. A Butterfly’s Last Dance / Dusty Eyes


Mondaze sul web